Catania

Immobile via Gallo ancora sotto sequestro. E le istituzioni pubbliche “dormono”?

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iena della legalità catanese marco benanti

Dopo il clamore, le divise e le strade bloccate quasi in un “blitz antimafia”, nulla o quasi niente. Per l’immobile posto fra via Gallo e via Sant’Elena, ex studentato occupato, non ci sono novità da quel 5 dicembre dello scorso anno. E’ sotto sequestro. Tanto per cambiare: la trama dell’ennesima storia catanese è anche stavolta quella della legalità fine a sè stessa. Almeno, se l’interesse pubblico (dicono che esista) si attivi. Chissà.

Allora, la zona, in pieno centro, fu interessata da un’operazione di polizia di quelle che piacciono tanto ai pacifisti del neopopulismo italiano, con annessi pezzi della “curva sud” dei “comunisti all’italiana”.

Una mobilitazione vigorosa, con camionette e agenti in modalità marziale, volanti e divise ben ordinate, alle 5 della mattina, tutto per sgomberare il pericoloso studentato, la struttura che dal 2018 era stato occupata da studenti universitari in uno stabile chiuso da anni proprietà dell’ente Ursino Recupero (del suo consiglio di amministrazione fanno parte il comune di Catania, l’Università, un erede del barone Ursino Recupero e la soprintendenza). 

Da quell’anno, l’attività era stata diretta per colmare le solite, ataviche carenze delle istituzioni della Repubblica antifascista (nel suo volto di ogni giorno, lontano dalle coreografie del 25 aprile): posti di letto, consultorio autogestito con servizi di primo ascolto psicologico, consulenze su educazione, sessualità, reindirizzamento a ospedali e servizi pubblici, e con funzione di sportello antiviolenza. Cos’era successo prima? La struttura era stata usata come uffici per la facoltà di giurisprudenza, ma non solo: il Ministero delle Infrastrutture aveva speso 800 mila euro di interventi per ristrutturazione.

Comunque, a dicembre dopo il “blitz” e annesso procedimento penale, è cominciata una fase di interlocuzione fra gli occupanti e il sindaco. Nel frattempo, l’immobile è sotto sequestro. L’immobile è stato donato dal barone Ursino Recupero alla città, per la precisione l’Università, al comune con finalità di attività culturali e biblioteca. Non a caso, gli studenti raccontarono di avere trovato dei libri dentro l’immobile e di averli custoditi. Uno scenario degno di questa Italietta.

Come accade spesso a Catania, mentre si urlava, ci si agitava, e non ci si capiva niente, altri tentavano e tentano ancora oggi di fare ragionamenti. Ad esempio, visto che gli ex occupanti avrebbero aperto un’interlocuzione con una struttura in periferia per continuare l’attività fermata, l’Osservatorio Nazionale sulla Pubblica Amministrazione ha inviato una missiva all’Asp per sottolineare l’esigenza di mantenere profili minimi di legalità. Persino a Catania, pensate.

Nessuna “voglia punitiva”, ma solo l’esigenza di riportare un’attività meritoria dentro minimi standard di legge. Anche perchè, nel frattempo, l’immobile serve alla legalità, nel senso che è sequestrato. E il sindaco di Catania, nelle sue “attività coreografiche” quotidiane in tema di legalità, non si passa più o almeno non fa nemmeno un video su instagram sull’argomento.

A questo punto: magari gli eredi magari potrebbero pensare a rientrare in possesso del bene. Vista l’inattività degli enti pubblici, vista che la funzione originaria della donazione non è rispettata perchè non farlo?

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Benanti

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