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Inchiesta “Gisella”, il consigliere Corsaro querela il sindaco di Misterbianco
Pubblicato il 07 Maggio 2019
Riceviamo e pubblichiamo:
«DI GUARDO È UN FURBASTRO ALL’ANGOLO E RICORRE ALLE BUGIE. DEVE PAGARE PER IL SUO MESCHINO E INFONDATO ATTACCO. NON MI DIMETTO, SONO LORO CHE DEVONO ANDARE A CASA. NON SONO COINVOLTO PENALMENTE NELL’INDAGINE»
(Misterbianco, 7 maggio 2019) «Sono stato vittima di un’aggressione violenta e ingiustificata alla persona. Ho ritenuto di dover fare pubblicamente chiarezza sulle meschinità, sulle bugie, agitate da un sindaco arrivato a fine corsa, aggrappato alla poltrona tanto da affermare di essere pronto a impiccarsi se il Comune di Misterbianco verrà sciolto per mafia».
Il consigliere comunale d’opposizione Marco Corsaro ha così aperto la sua conferenza stampa convocata urgentemente dopo le gravi affermazioni rese in mattinata dal sindaco Nino Di Guardo in riferimento all’inchiesta “Gisella” della Procura di Catania.
Sulle intercettazioni: «Le telefonate che compaiono nelle intercettazioni sono delle chiamate a tappeto fatta partendo da elenchi di numeri dati alla segretaria. Le trascrizioni della chiamata rendono perfettamente l’idea ed è chiaro a tutti che la ragazza non ha un mandato specifico a chiamare i soggetti intercettati, né ha idea delle persone con cui parlava. Le chiamate suonano buffe per l’ignoranza assoluta della ragazza che emerge riguardo l’identità degli interlocutori. Dico al contrario che è una fortuna che ci siano queste intercettazioni perché rendono chiaramente il senso ed il significato di telefonate che non hanno alcun riflesso illecito né politicamente rilevante».
Il sindaco Di Guardo ha accusato il consigliere Corsaro, suo sfidante alle elezioni amministrative di Misterbianco del 2017, di aver «chiesto aiuto e sostegno a mafiosi». Marco Corsaro mette in luce le reali intenzioni del primo cittadino: «Il sindaco si rivela fin troppo furbo, lui ha capito di essere all’angolo, in grave difficoltà per le vicende giudiziarie che hanno travolto la sua amministrazione come l’arresto del suo vicesindaco Carmelo Santapaola e l’insediamento di una commissione prefettizia in Comune. Di Guardo prova allora a sviare l’attenzione accusandomi in maniera incredibile di essere mafioso, approfittando in modo evidente di queste intercettazioni per sviare l’opinione pubblica dal coma profondo della sua amministrazione».
Il consigliere Corsaro, capogruppo di “Guardiamo Avanti” querele Di Guardo: «Non voglio neppure un euro, ma Di Guardo deve pagare! Non consento a nessuno di mettere in dubbio la mia onestà e serietà. Non sono indagato né su di me questa inchiesta ha nulla di penalmente rilevante. La mia vita è trasparente e tutti conoscono il nostro impegno nel segno della legalità, in tutti i quartieri di Misterbianco. Ho dato mandato al mio legale per presentare querela contro Di Guardo ma anche per eventuali interlocuzioni con il magistrato, per me l’unico interlocutore, se fosse necessario fornire chiarimenti sulle intercettazioni. Depositeremo la querela contro il sindaco e chiederemo l’applicazione della massima pena. Le ingenti somme che incasseremo tramite azione risarcitoria le devolveremo in beneficenza, a favore della collettività di Misterbianco».
Sulla richiesta di dimissioni: «L’attacco meschino di Di Guardo è dettato dalla sua unica fissazione: non avere opposizione, governare da despota la città. Piacerebbe tanto al sindaco se venisse meno la forza di “Guardiamo Avanti”, movimento cittadino ogni giorno al lavoro a Misterbianco, dai quartieri abbandonati a loro stessi al centro, per costruire un’alternativa di buongoverno alla mala politica di Di Guardo e sodali di palazzo. Non mi dimetto, non gli farò questa cortesia. Sono loro che devono andarsene al più presto a casa. La loro amministrazione è finita sotto i riflettori non solo dei magistrati, ma anche della Commissione prefettizia in cui riponiamo totale fiducia».
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