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Infermieri in rivolta all’Asp di Catania
Pubblicato il 03 Settembre 2018
Non chiedono più soldi ma 10 minuti in più da contagiare per i riposi. Si tratta di soli 10 minuti da concedere agli infermieri tra un cambio e l’altro al fine di rendere edotto il collega sulla situazione del reparto e dei malati.
Un procedura che rende migliore il sistema sanitario e che l’Asp di Catania ha deciso di negare a tutti gli infermieri della provincia. Per questa ragione il NurSind Catania, sindacato delle professioni infermieristiche, oggi ha protestato in maniera pacifica davanti gli uffici principali dell’Asp in via Santa Maria La Grande.
La richiesta degli infermieri è stata riconosciuta legittima anche dalla legge «Da ultimo, a novembre scorso, la Corte di Cassazione ha riconosciuto agli infermieri ben 20 minuti per la “vestizione e svestizione della divisa”, noi chiediamo solo 10 minuti di sovrapposizione tra un turno e l’altro a garanzia del malato e della continuità» afferma Vincenzo Neri dirigente provinciale del Nursind Catania. Questa era una prassi adottata in regime di contrattazione locale nel solo presidio ospedaliero di Caltagirone (quando questo era azienda ospedaliera), ad esclusione di tutti gli altri distretti del catanese.
In circa 10 anni il sindacato degli infermieri ha più volte richiesto la concessione dei 10 minuti su tutto il territorio dell’Asp 3 Catania. Da un mese si è invece deciso per la revoca a tutto il personale per “adottare un regime di eguaglianza su tutti i lavoratori” a dire dell’Asp Catania.
«Ne risente però il sistema sanitario – afferma Salvatore Vaccaro segretario provinciale del NurSind – almeno 10 minuti sono indispensabili per informare il collega Infermiere, del turno montante, di tutte quelle notizie necessarie per garantire la sicurezza per la continuità delle cure dei pazienti. In più, non chiediamo necessariamente la monetizzazione bensì come da accordo di poter accantonare questi minuti per il riposo compensativo, come già si faceva a Caltagirone». «Inoltre, diversi capi sala – conclude – non sono mai stati sostituiti. La loro mancanza viene tamponata da diversi infermieri che vengono tolti alla assistenza del malato, con i risultati che tutti possono immaginare. L’appello al direttore è quello di attivare le procedure per la selezione dei coordinatori delle unità operative
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