“Inferno piazza Lanza”: azione giudiziaria collettiva dei detenuti. ‘Class action’ da mille euro ciascuno

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Per la prima volta in Italia, un’iniziativa contro la disumanità delle carceri. Uno Stato che tradisce sé stesso, calpestando la Costituzione. Prossimamente altre azioni dello stesso segno a Messina e PalermoDi Iena Carceraria, Marco Benanti

“Ribellione” legale contro lo Stato: la clamorosa iniziativa –la prima in assoluto in Italia- parte da Catania, da un luogo che tradisce ogni giorno la funzione affidatagli dalla Costituzione di recupero e di reinserimento nella vita di chi ha sbagliato. Parliamo del carcere di piazza Lanza, dove sono recluse persone in misura eccedente i limiti della capienza regolamentare e dove, in generale, le condizioni disumane (fino a dodici persone in una cella!) sono da anni denunciate e sono state persino oggetto di attenzione da parte di Amnesty International.

Così, su iniziativa del garante dei diritti dei detenuti siciliani, Salvo Fleres (nella foto), e dell’associazione nazionale forense, sede distrettuale di Catania, con il presidente, l’avv. Vito Pirrone –anche consulente della commissione diritti umani del Senato- è stata avviata una sorta di “class action” contro lo Stato: cinquecento dei 581 detenuti del carcere di piazza Lanza hanno firmato una richiesta al Tribunale di sorveglianza del capoluogo etneo per risarcimento danni di mille euro ciascuno per le condizioni in cui sono reclusi.

“O lo Stato interviene –ha dichiarato il garante dei detenuti siciliani Salvo Fleres- investendo risorse per realizzare nuove strutture, per migliorare quelle esistenti ovvero per svuotare compatibilmente con le esigenze le sicurezza le carceri italiane o spenderà per risarcire i detenuti a causa della condizione di sovraffollamento ma soprattutto di scarso trattamento”. Fleres, a proposito degli interventi promessi dal ministro Severino in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario a Catania, ha dichiarato ai cronisti: “dal governo Monti buone intenzioni, ma interventi nessuno”.

Non a caso, a piazza Lanza avvengono non pochi cosiddetti “eventi critici”, che tradotto significa aggressioni, scioperi della fame, suicidi come quello del giovane Carmelo Castro, trovato impiccato con un lenzuolo legato al suo letto a castello, sulla cui morte restano aperti molti interrogativi. Ha ricordato la tragedia il presidente dell’associazione nazionale forense, sede distrettuale di Catania, l’avv. Vito Pirrone che segue il caso per la famiglia: “incensurato, non faceva parte di alcun gruppo criminale, un ragazzo che è morto in circostanze che destano notevoli perplessità”.

Fleres e Pirrone hanno spiegato che l’iniziativa giudiziaria collettiva prende spunto da una recente ordinanza del magistrato di sorveglianza di Catania -con la quale viene accolta l’istanza di un detenuto- che ha demandato gli atti al Tribunale civile per la liquidazione del danno. ”Non e’ una denuncia contro la polizia penitenziaria o il personale amministrativo – hanno spiegato Fleres e Pirrone – perchè svolgono il lavoro coi mezzi di cui dispongono, ma e’ l’attuale sistema carcerario che deve cambiare il più alla svelta possibile”.

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Redazione Iene Siciliane

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