Eccp il comunicato di Cgil e Fillea Cgil di Catania:
Chiesta anticipazione udienza morte sul lavoro dell’ edile Orazio Savoca
“Troppi rinvii per mancata costituzione del Collegio giudicante. Rischio archiviazione”
La Cgil e la Fillea Cgil di Catania chiedono che dopo i tanti rinvii causati dalla mancata costituzione del collegio giudicante, venga anticipata, così come chiedono i legali di parte civile, l’udienza sul caso della morte di Orazio Savoca, il lavoratore edile che nell’ agosto del 2012 perse la vita precipitando dal pericolante ponteggio di un cantiere.
In una nota firmata dal segretario generale della Fillea, Giovanni Pistorio, e dal segretario confederale Cgil, Claudio Longo, il sindacato chiede che “per Orazio e per i suoi cari, e per tutti i lavoratori edili catanesi e non, giustizia e che i tempi vengano rispettati”.
Pistorio e Longo ricordano i fatti: erano da poco passate le 8.30 del mattino dell’ 8 agosto del 2012 quando Orazio, 26 anni, sposato e padre di due bambini (uno di tre anni, l’altro ancora neonato di appena 4 mesi), si trovava su un improvvisato t ponteggio: un vecchio pannello di legno, e non una regolare pedana in ferro, a circa 10 metri di altezza.
“Orazio sapeva che quello non era un ponteggio, era più che altro un groviglio di vecchia ferraglia e legname marcia messa insieme per arrivare lì dove doveva prestare la sua opera pur di lavorare. – continuano i due segretari- Sapeva che stava rischiando, sapeva anche che quel cantiere non era registrato in cassa edile, così come sapeva di non avere una regolare assunzione; ma che poteva farci, la crisi ormai mordeva da troppi anni e lui finalmente un lavoro ce l’aveva. Orazio precipitò nel vuoto schiantandosi a terra in mezzo al disordine di quel cantiere che non era un cantiere”.
“Nessuna misura di sicurezza, nessun passamano a cui aggrapparsi, niente di niente che somigliasse a un ponteggio vero, nulla proprio nulla di legale era presente in quel cantiere dal cartellone dove di norma vengono indicati: la committente, la ditta esecutrice dei lavori, il responsabile di cantiere, il direttore dei lavori, le dovute autorizzazione e concessioni edili, insomma proprio nulla che avesse a che fare con un cantiere edile. – concludono Longo e Pistorio – A volte vorremmo proprio sbagliarci, ma la realtà tante volte ci costringe ad aver ragione; casi drammatici come gli incidenti mortali sul lavoro, il più delle volte vengono archiviati senza che vengano accertate responsabilità sia di carattere civile che penale. Chiediamo che Orazio almeno non paghi anche per cause ascrivibili alle lungaggini di una giustizia che spesso diventa labirinto”.