Intervista esclusiva ad Antonio Condorelli, giornalista d’inchiesta in prima linea contro la mafia e la corruzione istituzionale


Pubblicato il 13 Febbraio 2012

Di Mirko Tomasino, iena vulcanica

Cresciuto all’interno del mensile “Paesi Etnei Oggi”, attualmente è tra i protagonisti di testate giornalistiche di primo piano come “S”, “Il Fatto quotidiano”, “Il Corriere della Sera” e “Report”: Antonio Condorelli rappresenta un piccolo orgoglio per tutti quei giovani che hanno fatto strada unicamente con le proprie capacità e senza mettere da parte quei valori sociali ormai a rischio estinzione. In fatto di cronaca giudiziaria a Catania, e non solo, è tra i più preparati e appassionati, ha seguito con interesse le maggiori vicende processuali catanesi e, soprattutto, ha conosciuto sulla sua pelle i meccanismi del “sistema Catania”.Antonio, che mi dici della situazione politica nostrana?Guarda, è emblematico quel che s’è verificato giorni addietro allorché il Movimento dei Forconi ha paralizzato la Sicilia. Le immagini di Enzo Ercolano, già indagato per mafia dalla procura campana hanno fatto il giro dei telegiornali senza che un solo politico o un solo potente avvertisse il bisogno di additare il personaggio. Dopo la mia videoinchiesta pubblicata su “Report Time” del “Corriere della Sera”, il solo presidente di Confindustria Lo Bello ha preso posizione con forza. Il resto tutti in silenzio, prima e dopo. Ecco, capisci bene che così si lascia passare un messaggio pericoloso specie per le nuove generazioni, non si capisce più qual è il confine tra mafia ed antimafia: qualcuno pensa forse di trovare il boss che mangia cicoria a Catania? Qui Santapaola inaugurava le concessionarie tra i Prefetti…La mafia si avvale di simboli e in questo caso cosa vuol dire che il figlio del capomafia “Zio Pippo” appare su tutti i tg quando esplode la protesta? Difende i suoi interessi? O è in grado di essere simbolo delle istanze degli autotrasportatori e del movimento dei forconi? Su “La Sicilia” è stata pubblicata l’intervista a Richichi che difende pubblicamente Enzo Ercolano. Suo fratello Aldo è al 41 bis per aver ammazzato il giornalista Pippo Fava. Non si può valutare l’azione del figlio del capomafia soltanto nel senso stretto di legalità, se per tale s’intende la corrispondenza di determinati comportamenti a fattispecie di reato previste dal Codice penale. E allora spetta alla società civile prendere le distanze con forza, in caso contrario, come oggi c’è Raffaele Lombardo presidente della Regione imputato di corruzione elettorale, domani potrebbe esserci Enzo Ercolano, assolto dall’accusa di associazione mafiosa, grande lavoratore che gestisce la cava di famiglia e le aziende di autotrasporti. Del resto suo cugino incensurato Angelo è il presidente della Federazione Autotrasportatori. Ed Ercolano per la legge al momento è più pulito dell’attuale governatore! Può sembrare assurdo ma è così.

Ci fai il tuo quadro politico attuale?Raffaele Lombardo è il padrone assoluto della Sicilia, da tempo ormai ha messo la freccia e ha sorpassato Pino Firrarello. A mio avviso ha preso il suo posto subito dopo lo scandalo legato alla costruzione del nuovo ospedale Garibaldi che ha coinvolto quest’ultimo e suo genero Giuseppe Castiglione poi completamente assolto. Castiglione non ha compreso che se al più presto non dà un colpo di reni rischia di rimanere schiacciato dalle faide interne del Popolo della Libertà siciliano. Rischia di essere risucchiato verso il basso. E mentre Lombardo e Firrarello rappresentano i due diversi volti di quel sistema di potere che i saggi conoscono molto bene, i moralisti della Sinistra che fanno? La guerra? Ma quando mai! La senatrice Anna Finocchiaro l’ho vista inaugurare un appalto affidato, rigorosamente senza gara, a suo marito dagli uomini di Raffaele Lombardo a cui lei aveva conteso la carica di governatore alle scorse elezioni e che oggi, invece, “coerentemente” sostiene. La Caterina Chinnici, figlia di un magistrato ucciso dalla mafia, ha accettato di essere pagata come assessore di un presidente indagato per fatti di mafia e adesso imputato per aver determinato gli esponenti del clan Santapaola. Ho ritrovato la Chinnici all’inaugurazione dell’ospedale di Lentini accanto a suo marito (un caso che ricorda la Finocchiaro), noto perito balistico nominato dall’Asp di Siracusa a capo dell’Ufficio speciale per il nuovo ospedale di Lentini che, tra l’altro, sino al mese scorso sono andato a visitare e, nonostante le diverse inaugurazioni, non era ancora attivo.

Raffaele Lombardo o Pino Firrarello?Ricordo quando il primo testimoniò in favore del secondo proprio nell’inchiesta relativa alla realizzazione del nuovo ospedale Garibaldi. Lombardo, quando gli conveniva, diceva che Firrarello non era mafioso. Della serie il sistema è trasversale e in caso di bisogno ricorre al mutuo soccorso. Oggi si fanno la guerra, ma io dico: quanto sarà vera e soprattutto quali sono i reali motivi? La gestione del potere! Guarda che secondo me Raffaele Lombardo è un genio del potere, è un devoto del potere, forse vittima di un meccanismo che lui stesso ha creato. Lui non amministra, ma colloca, il Mpa non è un partito ma un grande ufficio di collocamento. Oggi è a capo di un sistema parallelo che ha regole non scritte, attenzione non dico che sono contro la legge, regole come quella dell’amico. E non a caso è circondato da persone fedeli, dei signor sì, io li definisco camerieri perché non possono neppure permettersi di avere un’iniziativa autonoma. Un sistema feudale in piena regola, mettetevi il cuore in pace perché senza la “benedizione” di Raffaele Lombardo non si va da nessuna parte in Sicilia, pubblico o privato che sia! Raffaele ha dimostrato, almeno sino ad ora, non di essere contro la legge ma di essere al di sopra della legge. Di essere lui stesso legge.

E Nello Musumeci ed Enzo Bianco?Sono stati due amministratori politici che hanno saputo dimostrare in questa Catania di saper mettere in atto un buon compromesso tra gli interessi privati, quelli dei potenti, a quelli collettivi. Bianco, per esempio, è uno dei pochi che a Catania ha potuto permettersi di parlare alla pari con Mario Ciancio. Ti dico pure che è palese il fatto che Ciancio da qualche anno lo abbia boicottato e sono certo che Bianco questa cosa se l’è segnata. Mi dicono che Bianco ha ancora in frigo un paio di bottiglie di spumante che avrebbe dovuto stappare nel 2005 dopo uno dei soliti accordi “truffa” con Raffaele Lombardo che mai è stato all’opposizione, ma alla seconda botta di Scapagnini trattava con l’avversario, rimasto deluso!

Parliamo un po’ della magistratura catanese?Ok, purché tu e i tuoi lettori teniate nella debita considerazione che parlate con un assetato di giustizia. La Procura di Catania ha mostrato tanta riverenza nei confronti dei colletti bianchi. Addirittura in passato abbiamo assistito a situazioni paradossali come quella di magistrati, oggi ex, che chiedevano favori a soggetti sottoposti ad indagini da parte dello stesso ufficio. Facciamo un paragone con la Procura di Palermo? Lì fanno operazioni importanti ogni mese, a Catania una volta ogni due anni. Lo vedo con i colleghi dell’edizione palermitana di “S” che fino all’ultimo istante debbono rivedere il giornale per aggiungere novità.

E con questo che vuoi dire?Semplice, o che Catania è più pulita di Palermo, e non credo proprio, o che è corrotta dalla testa ai piedi. Non ci può essere una via di mezzo. Sotto l’Etna ci sono inchieste posteggiate da una vita come quella relativa alla gestione dei rifiuti nella provincia di Catania o quella relativa alla gestione della Ferrovia Circumetnea. Gli imprenditori Collini a Catania hanno visto triplicare, contro ogni regola, l’importo degli appalti dopo l’aggiudicazione grazie a varianti concordate a tavolino. A Trento sono stati arrestati, a Catania sono eroi. E poi siamo sicuri che sotto l’aspetto sismico la metropolitana sia sicura?

Secondo te di chi è la colpa?I magistrati etnei hanno indubbiamente un notevole carico di lavoro, anzi debbo dirti che sono vittime di quello stesso sistema che non annovera tra i reati certa mala gestio. Adesso, con l’arrivo di Giovanni Salvi, la Procura ha guadagnato credibilità, che magari è legata all’arrivo del tanto atteso procuratore straniero, ma se a ciò non seguiranno i fatti alla fine ci ritroveremo al punto di partenza, un punto di non ritorno. Come tutti hanno potuto vedere a Catania in questi anni è mancata l’amministrazione della giustizia, i cittadini l’hanno invocata a lungo ma senza risposta. Ecco perché oggi ci ritroviamo in queste condizioni.

E giorno uno marzo il Gip Barone come pensi che deciderà sulla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura a favore dei fratelli Lombardo?Che importanza ha? Ciò che conta, cito ancora una volta Paolo Borsellino, non è la verità processuale che non sempre si raggiunge. La società civile non ha bisogno di una sentenza o di un rinvio a giudizio per prendere le distanze da un certo modo di fare politica. Barone, Gari, Patanè e Zuccaro sono magistrati che onorano la toga, finiamola di scaricare tutte le responsabilità a loro, perché la verità è solo una: Catania e la Sicilia nel tempo hanno avuto, e ancora oggi hanno, la classe politica che si meritano. Questo non toglie che ai magistrati spetti di demarcare con certezza e fermezza quel confine tra mafia e antimafia che a Catania non è più visibile.

Rifaresti l’avventura con il free press “SUD”?Se tornassi indietro rifarei tutto quello che ho fatto. A partire dalle dimissioni sino ad arrivare al giorno della presentazione alla stampa del numero zero. Nessuno oltre a me e ad alcuni fidati collaboratori aveva accesso al sito internet. Gli editori non erano in possesso delle password!!! Dal primo giorno all’ultimo è stato sempre marcato il confine tra il ruolo dei giornalisti e quello degli editori. Resta sempre la regola che l’informazione d’inchiesta non può essere strumento di questioni personali. I ragazzi che con me se ne sono andati stanno continuando a testa alta: Giovanni Tizian vive sotto scorta per le sue inchieste sulla mafia, Rosario Sardella e Saul Caia premiati al “Roberto Morrione”, il grande direttore che mi chiamò dopo le mie dimissioni, un mese prima di morire.Devo però dire una cosa di fondamentale importanza. A Catania gli editori di Sud hanno dato e stanno dando una lezione a centinaia di imprenditori, onorevoloni e senatori che mai hanno osato investire un euro nel mondo dell’editoria. È quindi un bene che quella testata continui il suo percorso visto che il pluralismo dell’informazione è un bene per la collettività. E poi quel ticchettio l’ho inventato io, mi fa piacere che giovani colleghi continuino il percorso iniziato nel mese di agosto del 2010.

E i palermitani? E l’esperienza a “Paesi Etnei Oggi”?I miei anni a “Paesi Etnei Oggi” sono sempre vivi, lì ho avuto il piacere di fare il praticantato e di crescere accanto a tanti validi colleghi. L’indimenticabile Carmelo Pitrolino era un vulcano di idee e non temeva nessuno, con “Paesi Etnei Oggi” ho assaporato la libera informazione, le inchieste genuine senza interferenza da parte di alcuno. Il merito di ciò è stato anche di Fabio Cantarella che da direttore della testata si caricava sulle spalle la responsabilità dei nostri articoli. Adesso è Andrea Pitrolino a portare avanti il grande progetto del padre e debbo dire che ci sono nuovi reporter capaci come Massimo Scuderi coraggioso e preciso nel scoperchiare le malefatte del sistema e attualmente oggetto di ripetute intimidazioni per le quali gli esprimo tutta la mia solidarietà e preoccupazione.Con il gruppo Novantacento di Palermo ho trovato la professionalità che sempre ho cercato in Sicilia, Francesco Foresta e i colleghi di “S” rappresentano un punto saldo nel panorama dell’informazione del Meridione. Veri giornalisti, veri editori che non fanno politica, grandi amici sul piano personale. Le vendite di “S” in edicola vanno molto bene, il gruppo editoriale è giovane e pieno di idee che si sposano perfettamente con il mio modello di informazione. E tutti sanno che le novità, con questi presupposti, possono arrivare da un giorno all’altro. TIC TAC TIC TAC


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