KATANGA, SI SALVI CHI PUO’!

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Il Sindaco pensa a salvare il Catania, l’uomo più potente pensa a salvare la Sudano, Lombardo pensa a come salvarsi. Nel sogno di tutti loro c’è la salvezza.
Nel mentre Katanga sprofonda in una cartina politica che la vede sempre più identica ad una qualunque cittadina sudamericana, come in Mexico o in Colombia. Pochi oligarchi, tantissimi poveri.
Il più opulento datore di lavoro è il Cavaliere RdC (Reddito di cittadinanza), eppure fino a trent’anni fa c’erano i cavalieri del lavoro con le loro decine di migliaia di braccia con regolare busta paga. Nemmeno lo stato, con regione, comune e provincie, ha più forza lavoro del Cavaliere RdC.
L’emigrazione galoppa. Nell’ippodromo cittadino corrono insieme due purosangue. Emigrazione ed immigrazione. Interi quartieri hanno sostituito l’etnia dei loro abitanti. Il vecchio San Berillo adesso è ripartito fra africani, cinesi e rumeni.
La classe operaria va al patronato, quella borghese – con i migliori laureati – va via, verso il nord del mondo.
Aumentano i turisti, aumenta la ristorazione e le attività ricettive. In un altro velodromo corrono quindi turismo e droga.
I quartieri popolari, una volta divisi in rioni con precisi confini e note zone di influenza di oscure “famiglie” adesso vengono suddivisi in piazze. E la piazza non è più quell’agorà da cui far nascere civiltà e cultura ma luoghi di vendita ove si produce la decadenza dell’essere umano. Le piazze di spaccio.
Il narcotraffico ha soppiantato “cosa nostra”. Migliaia di giovani provano l’ebrezza del potere (o della libertà) del denaro e si avviano ad una vita prima adrenalinica, che poi passato l’effetto, come la sostanza venduta, produce infinite sofferenze che una sudicia cella non può altro che offrire.
Diminuiscono gli abitanti in tutta l’isola e le città si depauperano di quelle forze che, perché più formate, avrebbero avuto il compito-dovere di aumentare il grado di civilizzazione.
Pochi gli strumenti per rovesciare questo terribile corso. Alcuni sostengono nella forza della politica, nella sua enorme possibilità di riforma. Ma nemmeno questa, privata del voto – della preferenza – della scelta verso coloro che si vorrebbe diversi e capaci – è avvertita sempre più imbelle ed impotente.
Ne hanno consapevolezza ormai tutti, anche loro, i politici, che arresi all’idea di impotenza cercano ormai di salvarsi, almeno loro. Della Sicilia, di Katanga e della loro salvezza è oggi, se lucido e conscio, davvero difficile che possa interessare veramente a qualcuno.
E quindi il mantra “Il Sindaco pensa a salvare il Catania, l’uomo più potente pensa a salvare la Sudano, Lombardo pensa a come salvarsi.”
Euplio.

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Benanti

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