«La situazione in Sicilia è diventata insostenibile – afferma Bernava – ecco perché abbiamo deciso di incalzare i governi per scuoterli dall’assenza di idee, strategie e scelte necessarie per attivare sviluppo e crescita. Per risanare il debito pubblico è urgente tagliare gli sprechi, eliminare favori, clientele e rendite, riorganizzare la spesa sociale e sanitaria per dare risposte alle fasce più deboli e povere. Per una Sicilia più giusta e moderna va eliminato lo strapotere delle oligarchie politiche sempre più distanti dai bisogni reali dei siciliani». Spiega Bernava:
«la Sicilia ha uno dei più alti livelli di spesa politica ma ormai tutto questo non è più tollerabile anche per una questione di credibilità della classe politica. E per recuperarne, bisogna prendere spunto dalla manovra finanziaria, mettere mano alla spesa politica e ridurla, cambiando il meccanismo che ruota attorno alla Regione e all’Ars, con i suoi numerosi funzionari, dirigenti, portaborse, consulenti, partecipate, consigli di amministrazione. Occorre realizzare un piano per ridurre del 50 per cento i costi, dall’indennità al taglio del numero dei parlamentari. Si tratta di risorse che possono essere impiegate per lo sviluppo, attraendo investimenti e offrendo bonus fiscali e incentivi per assumere giovani, senza speculazioni assistenzialismi e possono essere orientate per favorire investimenti e il lavoro produttivo».
«Purtroppo – aggiunge Bernava – davanti alla manovra, la politica siciliana resta bloccata da rissosità su questioni che non riguardano per niente i siciliani, l’occupazione e la povertà. Si proceda subito, invece, inserendo nel disegno di legge sullo sviluppo le misure che abbiamo da tempo indicate, come il fondo di garanzia per il rischio d’impresa, il credito d’imposta e misure creditizie per le medie e piccole imprese. E per la formazione si usi il Fondo sociale europeo e non si restituisca i soldi. La Sicilia continua non avere una strategia e assistiamo a un balletto di responsabilità che il governo nazionale addossa alla Regione e questa risponde con conflitti costituzionali. Nella nostra Isola, le ripercussioni della manovra del governo saranno pesantissime. Già gli indici di sofferenza sociale sono sempre in crescita, c’è i giovani tra i 15 e i 34 anni che stanno crescendo senza lavoro e senza alcuna formazione o istruzione sono al 39 per cento, quando soli due anni fa il dato era al 24 per cento. Non se ne può più, chiameremo alla mobilitazione tutti i siciliani che vogliono che le cose cambino davvero».
La situazione politica siciliana si ripercuote anche sulla vertenzialità nel capoluogo etneo. I punti dolenti sono stati descritti da Giulio e dagli interventi dei segretari di federazione. Dalla vicenda Pfizer, ad esempio, dove la Regione può avere un ruolo attivo per individuare una soluzione, alla situazione del commercio dove le aperture indiscriminate espongono a continue crisi le aziende presenti, ai precari della scuola costretti a emigrare per coltivare la speranza di trovare lavoro al Nord, all’edilizia senza più grandi commesse pubbliche. «Facciamo appello alle istituzioni – afferma Giulio – e alle altre forze sociali perché non solo si difenda l’esistente, ma perché si impongano all’agenda regionale i temi dello sviluppo e dell’occupazione, per offrire l’opportunità di lavoro ai giovani e sollievo alle difficoltà delle famiglie».
L’appuntamento è per lunedì prossimo a Palermo
E dall’Ars altre critiche. Arrivano dal deputato del Pd Giovanni Barbagallo, che ha rilasciato dichiarazioni in merito alla situazione della nostra terra. Eccole:
la Sicilia dovrebbe mettersi alla testa della riforma dei costi della politica, non subirla!
Lo impongono le drammatiche condizioni economiche e sociali della nostra terra. Il recepimento dei provvedimenti contenuti nella finanziaria nazionale non è sufficiente.
I provvedimenti annunciati dal presidente dell’ARS On. Francesco Cascio e dall’Assessore regionale dell’economia Gaetano Armao vanno nella giusta direzione, ma occorre molto più coraggio. Bisogna intervenire subito su diversi aspetti per evitare che l’antipolitica si estenda sempre di più. Le consulenze esterne vanno totalmente eliminate senza ulteriori ritardi. La proposta di riduzione dei deputati regionali da 90 a 70 (irresponsabilmente affossata) vorrebbe dire un risparmio per l’Ars di sette milioni di euro l’anno, 35 milioni in 5 anni di legislatura.
A livello nazionale diverse forze politiche propongono di dimezzare i parlamentari e in Sicilia non si riesce ad operare neppure una limitata riduzione. Lo ha dichiarato appunto Giovanni Barbagallo, deputato del Pd all’Ars, il quale ha aggiunto che oltre un milione di euro l’anno potrebbe essere recuperato dalla eliminazione delle indennità aggiuntive percepite per attività connesse alle funzioni parlamentari. Come è noto, oltre al presidente della regione, al presidente dell’assemblea e ai presidenti dei gruppi parlamentari, ci sono 39 deputati che percepiscono, in aggiunta alle indennità ordinarie, dei bonus supplementari, o perchè fanno parte del consiglio di presidenza dell’Ars, o perché sono presidenti, vice presidenti o segretari di commissioni. Questi parlamentari godono, inoltre, della possibilità di avere degli uffici, dei collaboratori e, in qualche caso, l’auto blu con relativo autista. Gli importi percepiti sono i seguenti:
CARICHE DEPUTATI ARS IMPORTI LORDI MENSILI SOMME IMPORTI LORDI MENSILI SOMME IMPORTI LORDI ANNUI
V. Presidente (2) 5.149,56 x 2 = 10.299,12 123.589,44
Dep. Questori (3) 4.642,63 x 3 = 13.927,89 167.134,68
Deputati Segretari (3) 3.316,16 x 3 = 9.948,48 119.381,76
Presidenti commissione (9) 3.316,16 x 9 = 29.845,44 358.145,28
V. Presidenti commissione (21) 829,04 x 21 = 17.409,84 208.918,08
Segretari Commissioni (9) 414,52 x 9 = 3.730,68 44.768,16
TOTALE 85.161,45 1.021.937,40
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