di Marco Iacona.
Ciao Angelo. No, non ci vedremo. E non ci sentiremo mai più. L’ultima volta pioveva, qui in Piemonte, e magia degli universi pensai a te. Non stavi già bene, eri sincero nel manifestare il tuo malessere, perché sincero lo eri per vizio, per difetto. E che gran difetto!
Restano quella “Traviata”, quella “Bohème” che non vedemmo, quei “tour” belliniani che mai intraprendemmo, quelle cene che non consumammo, e restano però gli aneddoti, la tua voglia di vita d’artista, la tua voce da poesia mesta, vivace, tinteggiata fiato per fiato; resteranno le tue lamentele per la scomparsa dei “maestri”. La poesia combina intelletti quasi a capriccio, e per poche stagioni fummo amici pur pensandola in modo molto diverso.
Di te mi resterà un ricordo singolare: «Pronto, maestro!» «Angelo ciao, hai sbagliato numero?» sublimai così, in una reazione segreta a me stesso, una tua chiamata di ringraziamento per non so quale libro. La cortesia era il tuo onore, la capacità di attraversare “sentimentalmente” un mondo impoetico il tuo impeto esistenziale. Dire che mancherai a tutti è solo stupido, i poeti sono, per loro stessi, mancanza nella natura. Laddove vive un poeta è la necessità a venir meno. So che a questo punto avresti sorriso, cambiando discorso; scusami dunque per questo noioso, debole, ricordo.
Ciao.
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