La Destra va a congresso e dice no al “governo delle Banche”


Pubblicato il 14 Novembre 2011

di Iena Nera

Certo, non era previsto che il secondo congresso nazionale de La Destra dovesse celebrarsi in un momento così confuso della vita politica italiana. Eppure ha fatto piacere a tutti i partecipanti che Silvio Berlusconi, dopo le sue dimissioni e prima del video registrato a Palazzo Chigi, abbia scelto il palco de La Destra per inviare un suo messaggio che, non a caso, è stato tra le principali notizie della domenica appena trascorsa. E, dopo la lettura del messaggio, è stato spontaneo un lungo e sincero applauso di solidarietà per la viltà di quanto accaduto a Roma nelle ore delle dimissioni del governo.

Si è concluso un congresso impegnativo. Mentre il centrodestra si trova di fronte a una crisi di consenso e di rappresentanza, da Torino si sono volute segnalare alcune importanti questioni (l’insorgere delle nuove povertà, i giovani, il taglio dei costi della politica, l’accesso al mondo del lavoro, il nord e il sud in continuo divario, la riforma dell’assetto costituzionale dello Stato, la riforma della giustizia, la lotta al signoraggio bancario) destinate a segnare l’agenda politica dei prossimi mesi. Capitava anche alla Destra politica di ieri – quella esclusa dall’arco costituzionale – di trovarsi nella singolare condizione di chi affermava in stato di marginalità l’idea giusta della partecipazione dei cittadini alla vita istituzionale del paese (il sindaco eletto, il presidenzialismo…) ed offriva soluzioni istituzionali nuove e gradite al popolo, a quanti (allora la stragrande maggioranza) ritenevano immutabile il tempo della partitocrazia, il tiranno senza volto. Quel tiranno a Torino ha preso le sembianze di Mario Monti, il banchiere, l’uomo dei poteri forti, quello del commissariamento della sovranità nazionale a favore delle massonerie economiche.

Non va giù alla Destra la scelta di affidare i destini della Nazione a chi, uomo dell’alta finanza, porta su di sé la diretta (o indiretta) responsabilità della crisi economica. È come se scoperto un incendio al posto dei pompieri siano stati chiamati i piromani. Ma, se questo è un dato abbastanza condiviso, ad esso fa da contraltare la debolezza della politica e il distacco che il mondo dei partiti ha prodotto con la società. Se oggi la grande menzogna del governo dei tecnici risulta credibile anche a quanti, di ogni colore politico, hanno in queste ore avvertito il senso di sollievo per l’apertura di una fase nuova, la ragione principale riposa nella credibilità ancor meno vasta delle forze parlamentari che non sono riuscite a pagare per prime, fosse solo per dare un esempio, il momento di crisi che si è abbattuto sulle famiglie italiane.

Non è stato, quello di Torino, il congresso di una forza con gli occhi rivolti al passato. Ed anche il presidente Napolitano, con il suo messaggio ai delegati de La Destra, ha nei fatti riconosciuto il pieno e consapevole inserimento di questa formazione nel gioco istituzionale. E i tanti interventi, a partire da quelli di Francesco Storace e Nello Musumeci, hanno disegnato il percorso da intraprendere nelle prossime settimane, nei prossimi mesi. Quando la consapevolezza del furto di democrazia crescerà ancora di più, quando le centinaia di migliaia di cittadini che hanno firmato per il referendum vorranno dire la loro, quando le scelte ‘lacrime e sangue’ daranno la misura dell’incompatibilità tra le ricette dei partiti che oggi stanno dicendo sì al goveno Monti, quando la sinistra sindacale occuperà le piazze per dire la sua con il solito piglio, ci sarà bisogno di un centrodestra compatto e pronto a una nuova sfida, capace di interpretare quella maggioranza del popolo italiano che non vuole vedersi governata dalla sinistra più divisa d’Europa.

E, proprio sul futuro, il Congresso de La Destra ha giocato d’anticipo con l’intervento di Giorgia Meloni, individuata da molti come il punto di aggregazione di una comunità di Destra troppo sfilacciata e ancora desiderosa di essere presente nel panorama politico con le proprie idee e la propria voglia di cambiare il Paese. Lavori in corso…


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