La figura epica di Pietro Nenni


Pubblicato il 05 Dicembre 2020

Pietro Nenni è stato un uomo politico che ha percorso il novecento innervando il suo impegno politico in varie fasi e stagioni, interpretando il ruolo di repubblicano e socialista, frontista e autonomista, repubblicano e socialista, uomo di partito e di stato. Nenni ha percorso il ‘ 900 quasi per intero senza tradire le sue radici ideali, sin dalla guerra di Libia al compromesso storico con una vita avventurosa punteggiata di tragedie personali e sicuramente da errori.  Pierpaolo Pasolini lo ritenne una persona di cui potersi fidare, con quel “basco da intellettuale e la faccia casalinga , romagnola” .Mentre Oriana Fallaci, invece, disse che era un giornalista eccellente e un socialista galantuomo. Almeno dal 1922 sino alla fine degli  anni 70 , c’è un’impronta indelebile nella storia del socialismo italiano. La sua vita è stata una leggenda italiana poiché provenne da una famiglia molto povera e a cinque anni perse anche il padre.

Visse gli anni dell’infanzia in un orfanatrofio e in lui prevalse un moto di ribellione verso le ingiustizie sociali sin dall’adolescenza. Si gettò quindi nelle battaglie sociali degli inizi del ‘900. Sin da giovane matura la consapevolezza della necessità di uno Stato con forma repubblicana, fu sospinto sempre da una forte ostilità nei confronti della monarchia. Appena raggiunse la maggiore età si mise alla testa di manifestazioni sociali e organizzò scioperi. Venne ripetutamente condannato per i suoi articoli caustici e durissimi e per i suoi numeri comizi di odio contro la monarchia. Nel carcere di Forlì conobbe Benito Mussolini, che in quel momento era un socialista rivoluzionario ,  entrambi erano stati arrestati per una manifestazione contro la guerra in Libia.

Tra i due nasce un’amicizia profonda che si ruppe quando il fascismo mostrò la faccia squadrista al servizio degli agrari e degli industriali. Infatti si  incontreranno per l’ultima volta a Cannes nel gennaio del 1922 e quella notte Nenni accusò il futuro Duce di aver tradito i valori comuni e di essersi venduto alla borghesia. Dopo la Grande Guerra è il primo spartiacque della sua vita, Nenni da repubblicano si avvicinò al Partito socialista.  Serrati,capo della corrente massimalista,  nonostante le diffidenze per tale provenienza repubbicana, gli aprì le porte del giornale Avanti ! e, soprattutto, del Partito Socialista. Cominciò la lunga traversata nella storia del socialismo italiano e per un destino cinico la prima grande battaglia politica nel partito, Nenni, la condusse in opposizione a Serrati. Infatti quest’ultimo aveva espulso i riformisti di Turati e immaginava una fusione del Psi con il Pci in modo di fare parte dell’Internazionale comunista.

Nenni si oppose strenuamente accusando lo stesso Serrati di volere liquidare in un annessionedei socialisti in seno all’organizzazione comunista. Nenni ebbe ragione e nel XX Congresso del 1923 vinse questa battaglia interna salvando l’autonomia del Psi. ‘ Non si getta una bandiera in un canto’ – scrisse su l’Avanti! chiamando a raccolta tutti coloro che si opponevano  alla confluenza nel partito comunista. Siamo all’inizio del 1924 e Nenni conobbe  il coraggio eroico e la tenacia solitaria di Matteotti, che si schierò con tutte le sue energie contro Mussolini e la nascente dittatura  fascista. In quel drammatico epilogo dell’assassinio di Matteotti,  Nenni seppe leggere con chiarezza  oltre le  ragioni politiche, quell’intreccio affaristico che il deputato socialista stava per denunciare con le  connessioni affariste tra petrolio e  mazzette dei gerarchi fascisti.

Nel 1926 fondò il giornale socialista clandestino, Quarto Stato , assieme a Carlo Rosselli e dopo l’emanazione delle Leggi Fasciste che mettono fuorilegge i partiti e pongono fine allo Stato liberale  fu costretto ad andare in esilio a Parigi.  Durò quasi 20 anni la lontananza di Nenni dalla Patria e visse con grave disagio questo stato di cose continuando,però, a pubblicare alacramente su l’Avanti! sia a Parigi che a Zurigo. Nel 1930 si rese protagonista della ritrovata unità fra riformisti e massimalisti e nel 1934 fu uno degli artefici della firma del Patto d’unità d’azione con il Pci. Quando scoppiò la seconda guerra mondiale la Francia venne invasa dai tedeschi e  Nenni riparò al confine con la Spagna sui  Pirenei. Da lì riuscì persino a stampare “Il Nuovo Avanti!” e lo distribuì in modo clandestino . “Non è solo la coscienza del dovere a farmelo fare, ma la vergogna che avrei di me a stare con le mani in mano”, scrisse sul diario rimase in Francia per proseguire la lotta: “Ci sono nella vita  delle testimonianze da rendere, alle quali non ci si puo’ sottrarre”.
Non riuscì a sfuggire all’arresto della Gestapo e la sua fine poteva essere sicura o con la deportazione in un campo di concentramento o con la fucilazione. A questo punto quasi sicuramente il vecchio amico di lotta politica Mussolini lo salva dalla morte  sicura chiedendo di rispedire in Italia il prigioniero che venne confinato nell’Isola di Ponza. Dopo lo sbarco nel 1943 degli anglo-americani in Sicilia tornò in libertà dedicandosi immediatamente alla  riorganizzazione del partito socialista nel frattempo venne nominato segretario.
La vita di Pietro Nenni venne sconvolta dalla drammatica notizia sulla tragica fine di Vittoria, la primogenita molto simile caratterialmente al padre, che trovò la morte dopo l’arresto in Francia nel campo di concentramento di Auschwitz. Nenni non si riprenderà più da questo dolore incolmabile di sopravvivere alla figlia tanto amata. Iniziò ,dunque, la sua marcia contro la monarchia e per il voto alle donne divennero i suoi cavalli di battaglia più importanti nel dopoguerra e al contrario degli altri leaders, Nenni non ebbe mai nessun dubbio e fu ,soprattutto, una sua doppia vittoria accompagnata da una sua delusione  sull’impianto della nuova costituzione. E’ notorio che i socialisti avrebbero voluto   segnare maggiormente la Carta Costituzionale di contenuti laici. Molto credito presso gli elettori ebbe il Psi  alle elezioni del 1946 per l’Assemblea Costituente dove ottenne il 20,7% dei voti, mentre il Pci il 18,9%. Soltanto la Dc riuscì a raggiungere il 35,2%. Mentre gli altri partiti antifascisti compreso il Pci ebbero un atteggiamento tiepido e ambivalente per la forma repubblicano  del nuovo Stato democratico, la scelta di Nenni fu segnata da forte determinazione, senza insicurezza e senza ambiguità per la Repubblica.
Il patto politico tra Pci e Psi fu poi messo in discussione da Giuseppe Saragat che uscì dal Psi e diede vita al Psli che successivamente si denominò Psdi. Nenni si trovò ad affrontare questa grave emorragia interna di quadri dirigenti e pensò di porre rimedio dando vita a liste uniche con i comunisti, ma questa scelta  fu disastrosa. Alle politiche del 1948 l’alleanza che venne ribattezzata   Fronte popolare, ottenne solo il 31% dei voti, e  su 183 deputati vennero eletti solo 45 socialisti. Iniziò una fase di subalternità ideologica del socialismo italiano al comunismo, che durò fino al 1956. Quell’anno dopo Kruscev denunciò i crimini di Stalin e dopo  che i carri armati sovietici reprimono nel sangue la rivolta di Budapest, Nenni decise di rompere l’alleanza con il Pci e condannò senza esitazione  l’intervento di Mosca.
Si arrivò all’alleanza con la Dc e il ‘centrosinistra’ all’inizio degli anni ’60 per Nenni fu una ‘dolorosa necessità’. Il leader del Psi coltivò una recondita idea di uno splendido isolamento del Psi per accreditarsi quale alternativa di governo. I fatti travolgono queste teorizzazioni nenniane e il governo Tambroni prima, i tentativi di svolta autoritaria costringono Nenni alla scelta di governo e di occupare quella che lui definì con una espressione celebre la “stanza dei bottoni”. Il primo centro sinistra fu un grande cantiere di riforme che hanno cambiato l’Italia dalla scuola per tutti, alla sanità pubblica, dalla riforma urbanistica, alla nazionalizzazione dell’energia elettrica. L’Italia del boom economico né  uscì più civile e più libera. In quegli anni si riconcilia con Giuseppe Saragat in una fusione di Psi e Psdi nel Psu. Purtroppo per lui questo esperimento si rivelò un fallimento a livello  elettorale, e dopo appena due anni i due partiti di scindono di nuovo. “Ho sbagliato tutto”,  ebbe modo di affermare con grande umiltà,  pochi giorni prima di morire, nella notte di San Silvestro, mentre ha errato su questa eccessiva nota di autocritica poiché fu un politico lucido e lungimirante che vide oltre l’orizzonte. Pertanto penso che la vita epica di Pietro Nenni abbia segnato la storia politica italiana e non possiamo mai dimenticarla.
Rosario Sorace.
 
 
 
 
 

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