“La mia Tosca tra suggestione e drammaticità”


Pubblicato il 20 Luglio 2019

di Carlo Majorana Gravina

 

Il carisma e la capacità aggregante di Alessandro Cecchi Paone, qui in veste di regista, ha messo insieme due autentici “mostri sacri” della lirica mondiale per offrire, al Teatro Greco di Siracusa, un’edizione della “Tosca” di Giacomo Puccini di grande effetto: il “nostro” Marcello Giordani, con il suo tipico modo di aggredire gli spartiti piegandoli e trascinandoli alle sue note poderose capacità artistiche ed espressive, e la soprano bulgara Svetla Vassileva, che lo ha seguito nell’impeto tenendogli testa, completando e bilanciando felicemente nel ruolo comprimario disegnato da Illica e Giacosa.

Il Coro Lirico Siciliano, straordinaria formazione corale guidata da Giovanna Munafò, Francesco Costa eAlberto Munafò Siragusa, molto apprezzata in Italia e all’estero, questa estate ha messo su il “Festival dei Teatri di Pietra”, ambizioso progetto che mira a collegare sotto un’unica egida tre gioielli archeologici e architettonici di forte impatto emozionale della Sicilia orientale: Teatri Greci di Siracusa e Tindari e il Teatro Antico di Taormina.

L’antica cavea siracusana, sporadicamente visitata dalla lirica, ha offerto la sua acustica straordinaria a un’edizione notevole che ha combinato qualità e futuro, avvalendosi di un’orchestra giovanile, formata da professionalità forgiate prevalentemente al Liceo Musicale, prossimamente conservatorio, “Vincenzo Bellini” di Catania, diretta dall’interessante bacchetta di Gianluca Marcianò.

La scena di Alfredo Troisi, essenziale e forte, si è avvalsa di tre icone simboliche: un grande ostensorio, uno scorcio della “Giuditta” di Artemisia Gentileschi e l’angelo che sovrasta il castello-prigione vaticano: un angelo che, con le sue ali spiegate, invita al volo suicida di Tosca. Icone garbatamente polemiche nei confronti del potere e della giustizia del “Papa Re”.

Anche la pietra parla e trasmette emozioni – commenta il regista Cecchi Paone che ha affrontato l’opera in modo tradizionale e guizzi di originalità -. Sento il dovere di trasformare cose sublimi e farle conoscere a tutti. Una mise pittorica cromatica e di stile veste la mia Tosca – evidenzia il regista – volgendo lo sguardo verso Caravaggio, che ebbe un legame molto forte con Siracusa, e la caravaggesca Gentileschi, creando quell’atmosfera suggestiva che ha sempre contraddistinto nei secoli, Roma, la città eterna. Cavaradossi vive all’interno di una realtà dove sono passati artisti di immenso valore, e il pittore lombardo, considerato il più grande di tutti i tempi, mi permette di portare in scena quell’analisi dello stato umano, sia fisico che emotivo, con uno scenografico uso della luce attraverso il famoso “chiaroscuro”, ottenuto con il forte contrasto delle ombre per esprimere la drammaticità e tragicità della vita”.

Per il dipinto di Cavaradossi il maestro ha scelto di rappresentare un particolare della “Maddalena” da una parte, dall’altra la “Madonna del Rosario”. Luci coinvolgenti e metafisiche di Claudio Mantegna sottolineano le scelte scenografiche esaltandone l’originalità.

Nel cast, a fianco dei due straordinari protagonisti, Alberto Mastromarino (Scarpia), Sinan Yan (Angelotti), Claudio Levantino (sagrestano, Sciarrone, carceriere) e l’indovinata assegnazione del ruolo del pastorello al controtenore Adonà Mamo; tutti calorosamente applauditi dal pubblico.

Svetla Vassileva dichiara “non ho mai interpretato un ruolo che non mi abbia dato forti emozioni. Puccini poi è il mio compositore preferito e “Tosca” ha un posto particolare nel mio cuore. Ho debuttato a Roma con questa opera ed è stata un’emozione unica. Tosca come tutti personaggi di Puccini è straordinaria perché lui è molto drammaturgico, passionale; non si può cantare un’opera di Puccini senza metterci tutta l’anima”.

Sulla sua adesione al progetto del Coro Lirico Siciliano, Vassileva aggiunge “sono davvero lieta di dare il mio contributo a questa iniziativa e al lavoro che stanno facendo qui in Sicilia; per quanto riguarda il resto del cast non posso che essere felice: con Alberto Mastromarino e Marcello Giordani siamo amici e abbiamo lavorato diverse volte insieme, li stimo davvero tanto e sono degli artisti straordinari; stessa cosa posso dire per il maestro Gianluca Marcianò, professionista stupendo. Veramente un bel team con un’organizzazione seria per un prodotto davvero valido. Il Coro Lirico Siciliano vuole fare incontrare la lirica alle giovani generazioni per celebrarne bellezza e cultura. Io penso che se il pubblico giovane l’ascolta, sin dalla prima volta se ne può innamorare. Bisogna preparare, interessare i ragazzi ad avere un approccio più consapevole a questo tipo di spettacolo, di alto livello, che affascina per tutte le professionalità che riunisce e impegna. Ho cantato a Catania e Palermo, conosco Siracusa, la sua storia, la sua antichità; mi ha emozionato molto recitare cantare in un posto che ho conosciuto prima come turista”.

Il Coro Lirico Siciliano, che vanta un decennio di successi, è uno tra i più importanti cori d’Italia, come attesta l’ Oscar della lirica “International Opera Award” ed è stato proclamato ambasciatore belliniano e del bel canto nel mondo. Al suo attivo trasmissioni in diretta RAISKY e nei circuiti cinematografici di tutto il mondo, oltre a collaborazioni con alcuni dei più importanti artisti e le più prestigiose orchestre del mondo. È stato scelto per l’esecuzione di prime mondiali e versioni filologiche di opere poco note con il Patrocinio e l’apprezzamento delle più alte cariche dello Stato.

Un plauso particolare all’Orchestra in Residence, formazione giovanile proveniente dalla fucina dei conservatori italiani, che ha dimostrato talento e capacità tecnico-espressiva, enfatizzando il pathos tipico della musica di Puccini. L’idea di rivolgersi a un pubblico giovane, mettendo giovani in scena, nel golfo mistico e in platea è saggia e vincente. Con coraggio sapiente, la straordinaria opera è stata affidata a un’orchestra con un grande futuro: la possibilità data a musicisti giovani di esibirsi nei teatri di pietra della Sicilia orientale con un’opera di grande prestigio davanti a un vasto pubblico, riconosce e premia la straordinaria stagione di scuole, masterclass e conservatori prevalentemente siciliani che da alcuni anni sfornano talenti di valore assoluto. L’altrettanto giovane direttore Marcianò, che ha diretto “Tosca” per la prima volta, con piglio sicuro ha guidato, mettendoli in evidenza, il suono del fagotto, del primo violoncello, l’arpa, le percussioni e il tessuto connettivo armonico dei violini.

Il capolavoro pucciniano sarà replicato al Teatro Antico di Taormina il 30 luglio e al Teatro Greco di Tindari il 4 agosto.


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