di iena natalizia
Spinti dal rispetto per i bambini scriviamo solo oggi dei paradossi natalizi, non avremmo voluto ma, triste a dirsi, proprio il nostro rispetto per la festa delle feste (nel caso dei catanesi in subordine o parallela a S. Agata) ci impone delle considerazioni e relative chiavi di lettura alternative rispetto alla narrazione che l’informazione politica nostrana ci ha raccontato in questi anni, facendo sì che i catanesi hanno cominciato ad avere una visione parziale e distorta della sacralità inviolabile della festa e della munnizza come scarto dei relativi bagordi.
Cominciamo con la città: come non considerare le condizioni disastrose della nostra città, Catania, dove ormai sono stati raggiunti i massimi parametri in ordine a ipocrisia, cinismo, asocialità, sprezzo del senso civico e trionfo della “spirtizza” tutte “qualità” che hanno trovato tanti più sostenitori parametrati sul quanto maggiore sia il danno che producono.
Ci esprimiamo meglio, la città adesso è ufficialmente in dissesto e gli attuali governanti, invece di spiegare e chiarire alla gente in modo intellegibile il motivo e le conseguenze, continuano a glissare sulle relative responsabilità, cosa questa inaccettabile perché come in materia di Giustizia ci aspettiamo tutti la certezza della giusta pena in caso di delitto. Adesso ci aspettiamo tutti di sapere chi e principalmente perché ha prodotto tutto questo, è necessario perché diversamente se non identifichiamo il colpevole nessuno è colpevole, mentre invece gli effetti sono tangibili e devastanti: qualcuno deve pagare!
I cittadini catanesi, il classico soggetto che in buona parte fa capo a due categorie; quelli che vivono civilmente e che hanno tra le loro priorità quella di liberarsi dell’immondizia e quelli che vivono per i cazzi propri in completa anarchia civile e si vogliono liberare anche loro dell’immondizia: ora, sei il comun denominatore è l’immondizia, diverse sono le modalità scelte per approcciarsi al problema;
infatti i primi hanno capito quanto sia importante pagare la Tarsu e che la spazzatura può essere una risorsa (la differenziata) e quindi come contribuire a mantenere pulita e profumata la nobile decaduta. I secondi invece se ne fottono sia di pagare la Tarsu sia di fare la differenziata e quanto più se ne fottono, tanto più pretendono di avere il marciapiede pulito sotto casa
Questo è il paradigma di una città allo sbando dove l’illegalità e la barbarie sono plasticamente rappresentate da questi comportamenti.
Ma cosa centra il Natale? Centra eccome! Perché non si può pregare Dio quando ci fa comodo e fottere il prossimo che è quello che avviene ogni santo giorno, non si può pretendere di avere servizi se non paghi per averli, questa è civiltà, inclusione sociale, partecipazione e rispetto per il prossimo che ovviamente a Catania non vale.
L’indignazione trova il suo acme quando qualcuno ha proposto di far pagare la munnizza nella bolletta dell’energia elettrica, apriti cielo!
Le classi meno abbienti poi non potranno più mangiare! Come faranno a vivere travolte dai debiti! Già faticano a nutrirsi! …andate a vedere nella munnizza, il nero sacchetto sarà rivelatore di come stanno realmente le cose e se poi fate visita a taluni scoprirete che magari manca qualcosa in casa, ma il tvc ultimo modello sicuramente no! compreso l’iphone acquistato o non, o il casco Momo per lo scooter, anche questi acquistati o meno, etc. …ed infine un rapido controllo all’improbabile contatore della luce, potrebbe rivelare la sgradita sorpresa di un collegamento diretto altro che bolletta!
Allora che fare per ricondurre definitivamente questi catanesi alla spirito natalizio ed al rispetto per gli altri? Semplice! Il catanese per essere educato va “bastonato”, perché per troppo tempo è stato abituato a fare il cazzo che vuole!
Questo può avvenire in due modi, il primo militarizzare a tempo indeterminato la città con l’esercito, così come avvenuto con “vespri siciliani” e “strade sicure”, vivere la presenza continua e pressante dello Stato diventa un deterrente al punto che o ci si comporta bene o i militari non andranno più via. La seconda, verificare qualsiasi orifizio fiscale riguardante proprietà, macchine, scooter, biciclette, condizionatori, televisori, tessere di palestra etc. e principalmente come sono messi con il credito al consumo e pignorare, sequestrare e sanzionare tutto il possibile per esempio, come fanno a guardare la televisione o a tenere fresca la casa con i condizionatori se non hanno nessun contratto di energia elettrica?
Volete la città civile e la rieducazione prodromica alla riunificazione dei ceti per una città civile? Bene! Bisogna rinunciare a qualcosa ed in particolare all’anarchia civile ai cui effetti nefasti siamo tutti sottoposti, colpevoli o innocenti.
Qualcuno, l’ing. Salvo Cocina, da ex direttore della direzione Ecologia e ambiente del Comune di Catania, tentò dall’alto della sua esperienza e dei risultati conseguiti negli anni, di fare quanto necessario per invertire la tendenza, ebbene fu fatto fuori malamente dal sindaco del tempo ed ancora oggi e dopo quanto letto e sentito, stentiamo a capire perché questo sia avvenuto, magari la magistratura forse ce lo potrebbe spiegare, e a seguire lo scandalo rifiuti “garbage affair” che ha visto uomini di punta vicinissimi al sindaco del tempo (lo stesso), che per evitare danni peggiori hanno patteggiato crimini odiosi dopo aver costretto la città al putridume e ai miasmi.
Tutto questo non risulta strano visto l’interesse del sindaco del tempo per il decoro (a quel punto, di facciata!) e la legalità, com’è possibile che vista la sua autorevolezza tanto sbandierata sia avvenuto?
Adesso quello stesso sindaco che ha indotto la Corte dei Conti a dichiarare le condizioni di dissesto della Città di Catania, continua a far finta di nulla postando foto di eventi gioiosi su Facebook come se nulla fosse successo ed infischiandosene (come ha sempre fatto) del Consiglio comunale, non partecipando sistematicamente a nessuna seduta importante per la città, in spregio allo Statuto della Città di Catania, dove all’Art. 16 “Prerogative e compiti dei consiglieri comunali” chiarisce i suoi doveri, continuando così a snobbare la città che ha fatto la sua fortuna e lo ha fatto “cristiano”;
ebbene in tutto questo la munnizza centra perché per un sindaco è la munnizza che fa la differenza nella sua personale percezione del decoro e della considerazione di eguaglianza tra i cittadini ed i quartieri, che consente di costruire una città organica invece che compartimentata, che rende il primo cittadino “l’archistar” di un progetto innovativo sempre in costruzione verso obiettivi più ambiziosi di civiltà e comunità.
Ci aspettiamo tante cose buone da questo Natale (e feste collegate), sicuramente non sarà Babbo Natale a portare via la munnizza, al contrario ci aspettiamo che i cittadini catanesi, le Istituzioni ed il Sindaco Pogliese in testa, comprendano quanto sia necessario far partire non una rinascita bensì un Rinascimento con una progettualità che aldilà del nuovo (e necessario!) PRG, Patto per Catania etc. pensi ad un’idea di città unita, in grado di scommettersi sul proprio futuro e questo aldilà dei salotti e della canzoni neomelodiche. Catania è anche questo ma un grande chef realizza ottimi piatti con quello che ha.
Ci aspettiamo, lo ripetiamo, di sapere chi e perché ci ha ridotti a tutto questo (ed a molto altro), ci aspettiamo che il Sindaco Pogliese smetta di essere un gran Signore e lo stile anglosassone che lo sta distinguendo in queste prime battute e vesta i panni del tifoso sanguigno, per raccontarci la verità e “darle” di santa ragione a chi ha voluto tutto questo.
I catanesi capiscono meglio chi parla il loro linguaggio piuttosto che quello della politica, per cui se vuole essere ricordato come il sindaco veramente catanese e come uomo che ha cambiato le cose, dovrà essere temuto da chi lo merita e coadiuvato da chi ne ha le capacità, per adesso si ha l’impressione che sia attorniato da una “Corte dei miracoli” politica e burocratico/amministrativa di scarso valore che aldilà di qualche (sparuta) eccellenza, non hanno né la capacità né la visione per mettere in campo e contribuire a realizzare quanto desiderato dal Sindaco.
Non bisogna avere paura del dissesto, è una opportunità per ripartire con un’unica condizione: non commettere gli stessi errori del passato, solo così avremo una città libera della munnizza (di qualsiasi “natura” essa sia) che nel tempo ci ha ridotti in questa vergogna che non meritiamo.
Un po’ di coraggio, pragmatismo, decisionismo e pulizia per cambiare il destino di Catania e diventare Lancillotto dei catanesi che in passato (anche prossimo) è stato ad appannaggio di figure che non solo non hanno brillato ma che in certi casi, spesso, ne hanno svilito il valore.
Caro Sindaco, si goda le feste, ma dopo al lavoro! C’è tanta “pulizia” da fare.
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