La piazza delle tre culture

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di Carlo Majorana Gravina

 

Il nome di battesimo è lo stesso di quello assunto dal Card. Bergoglio divenuto Papa, forse nasce da questo la proposta ecumenica dell’ingegnere ambientalista Francesco Nicolosi Fazio di realizzare una piazza sulla quale sorgono tre templi: chiesa, sinagoga e moschea, denominata (impropriamente) piazza delle Tre Culture. Un’idea con molte criticità che era stata esposta quattro anni fa alla precedente amministrazione comunale; adesso la novità è l’ipotesi del sito.

Nella brochure fornita in occasione della recente presentazione al Palazzo della Cultura di Catania leggiamo «Edificare la Piazza delle Tre Culture laddove è ormai in degradante disuso l’ex deposito delle Locomotive F.S., in quella porzione panoramica alla destra di Piazza Europa oggi negata alla vista dei cittadini. Un progetto architettonico ambizioso perché ridarebbe nuova vita – letteralmente – al terminale di un binario morto, ma ancor di più un vero e proprio atto di riscatto culturale di Catania e del suo tessuto sociale e urbano.[…] Intervenire in quest’area, bonificando un tratto del waterfront di Ognina che oggi interrompe bruscamente la vista del litorale della città, significherebbe ridare dignità a una zona molto amata da cittadini e turisti, con un forte messaggio di rigenerazione urbana ma anche valoriale di luoghi simbolo che custodiscono la nostra identità».

La proposta riguarda i dibattiti in corso su accoglienza migranti e PRG, e suscita più considerazioni.

  1. L’“inccucchiarici i testi” non sempre determina la fine delle ostilità;

  2. Più che tre templi bisognerebbe dare vita a un quartiere cultuale: molti sono i cristianesimi, i giudaismi e gli islamismi;

  3. Simbolismi e gesti simbolici devono nascere dal profondo dell’animo: troppe volte si sono compiuti gesti del genere e si sono assegnati Nobel per la Pace fini a se stessi;

  4. Oggi i luoghi di culto devono scaturire e conseguire da volontà e sentimenti popolari;

  5. La proposta è antistorica: i due secoli di dominazione araba in Sicilia ebbero caratteristiche articolari e la ri-cristianizzazione dell’Isola ad opera dei Normanni ebbe alcune peculiarità da considerare, come la trasformazione delle moschee in chiese.

  6. Considerando qualità e gusto dei dolci delle monache, sostengo da tempo che conventi e clausure siciliane, vere e proprie comunità femminili, furono manifestazioni di nostalgia dell’harem;

potrei continuare a lungo.

La questione posta da Nicolosi Fazio merita però attenzione, poiché una nazione multietnica e multiculturale deve porsela.

Quando una quindicina di anni fa un genitore di religione islamica protestò per l’esposizione in classe, nella scuola del figlio, del Crocifisso, l’Italia, more solitu, perse un’occasione storica: far collocare in tutte le scuole d’Italia, al fianco del Crocifisso, una Stella di Davide e la Luna con Stella, o qualcosa del genere, in uno con l’esposizione del ritratto del Presidente della Repubblica Italiana.

Si sarebbe dato conforto e ristoro ai credenti di altre fedi e magari si sarebbero individuate e rilanciate le numerose giudecche fiorite e fiorenti su tutto il territorio italiano, che tanto apporto culturale, tecnologico ed economico hanno dato al Medioevo e Rinascimento italiano.

Ultima considerazione a margine. Anni fa fui presente a Firenze all’intitolazione del piazzale davanti alla sede dell’Accademia della Crusca “piazzale delle Lingue d’Europa” con inaugurazione della relativa fontana.

Sorti e condizioni odierne dell’Unione Europea sconsigliano di buttarsi avanti per non cascare indietro.

 

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Benanti

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