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La Procura esegue l’ordine del Gip e chiede il rinvio a giudizio per i Lombardo. “E’ tutto un castello di carte che smonterò facilmente”
Pubblicato il 05 Aprile 2012
Dopo l’imputazione coatta disposta dal Giudice per le indagini preliminari di Catania, Luigi Barone, l’Ufficio Requirente presenta la richiesta. Le dichiarazioni del governatore, che annuncia, tra l’altro: “denuncerò i pentiti”
di Iena Giudiziaria
La Procura di Catania ha presentato la richiesta di rinvio a giudizio per concorso esterno all’associazione mafiosa e voto di scambio aggravato per il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e suo fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa. La richiesta fa seguito alla decisione del Gip di Catania, Luigi Barone, di non accogliere l’archiviazione proposta dalla Procura per i fratelli Lombardo e di disporre l’imputazione coatta per i due esponenti politici.
Il fascicolo non è stato ancora assegnato a un Gip, né è stata fissata la data dell’udienza preliminare. La data comunque slitterà di alcune settimane perchè il Gip dovrà essere diverso dal giudice Barone, che sulla vicenda si è già espresso e dovrà avere il tempo di studiare le migliaia di pagine degli atti confluiti nel fascicolo. L’inchiesta è uno stralcio dell’operazione “Iblis” dei Carabinieri dei Ros su mafia-politica-imprenditoria.
Il Gip Barone, respingendo la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura della Repubblica di Catania, nell’ordine d’imputazione coatta ha ritenuto che sia da escludere che per dieci anni Cosa nostra abbia investito su un partito, il Mpa, sul suo leader e su suo fratello, accettando, dopo ogni competizione, di ricevere nulla in cambio e continuando a stipulare ancora accordi nelle successive elezioni. “Gli elementi sin qui esaminati e le relative considerazioni svolte – conclude il Gip Luigi Barone – offrono, dunque, a questo decidente, un ulteriore elemento indiziario, che indubbiamente dovrà essere approfondito nel corso dell’istruttoria dibattimentale, ma che presenta, allo stato, una pregnanza tale da non consentire, ‘ex se’, l’archiviazione del procedimento”.
Sulla questione si registra la presa di posizione assai dura dello stesso Governatore di Sicilia, Raffaele Lombardo: ” Viene la nausea a sentire gentaglia da strapazzo e farabutti, ai quali non ho mai dato confidenza, dire sciocchezze di dimensioni mondiali che vengono prese da qualcuno come oro colato; qualcuno che magari ha svolto il ruolo di sanguisuga insaziabile nei miei confronti e adesso le amplifica attraverso la stampa. Questa gente dice falsità, calunnie e diffamazioni e io li perseguirò e la magistratura dovrà condannarli”.
Sembra anche uno sfogo quello di Raffaele Lombardo sul suo blog che aggiunge: “Di Gati dice che ha sostenuto l’MpA. L’MpA ha esordito nella scena politica nazionale nel 2006, alle regionali e alle politiche. Di Gati è rimasto in provincia di Agrigento dopo il 2006 pochi giorni latitante e poi si è consegnato. Prima di allora, l’MpA era stato solo al comune di Catania e al comune di Messina. Ad Agrigento, lui dichiara che il nostro punto di riferimento, l’onorevole Di Mauro, era un suo nemico perché lui sosteneva altri soggetti politici, Lo Giudice, mai candidato nell’MpA. Ma stiamo scherzando? Diamo ascolto ad un farabutto che non dovrebbe osare nominarmi? Lo smonteremo virgola per virgola e lo consegneremo alla giustizia perché paghi il fio di queste falsità che mettono in ginocchio persone che con questa gentaglia non hanno mai avuto nulla a che fare”.
Su www.raffaelelombardo.it, il governatore aggiunge: “Leggo nei provvedimenti, dettagliatamente indicati, i favori: assunzioni, concessioni, autorizzazioni, appalti. Bello a dirlo; ma chi svolge il ruolo di verifica della verità delle cose un minimo di pezza d’appoggio credo lo debba trovare. E non ne troveranno nemmeno una ad iniziativa di una persona come me che pure è presidente della Regione ed è stato presidente della provincia e vicesindaco del comune di Catania con delega a lavori pubblici, protezione civile ecc. Dove sono questi favori e queste cortesie? Mai. Replicheremo e smonteremo una ad una queste falsità e porcherie”.
Il presidente della Regione parla delle presunte bastonate a suo fratello Angelo e dei rapporti col geologo Barbagallo: “Stessa cosa vale per quest’altro farabutto da due lire che dice di aver picchiato persone a me vicine per impegni non mantenuti. Ma quali impegni? Impegni assunti con chi? Con il geologo Barbagallo che vedevo forse una volta ogni sei mesi e che non mi ha chiesto un bel niente? E poi, in venti anni di indagini antimafia a Catania, come a Palermo o a Messina, con pentiti che hanno rivelato nessi, protagonisti, nomi e cognomi, è mai uscito il nome di questo signore come mafioso? E perché avrei dovuto saperlo io che fosse legato a questo o quell’altro mafioso, quando nel momento in cui l’hanno arrestato gli hanno sequestrato fucile e porto d’armi? Gli davano il porto d’armi perché era insospettabile. E perché avrei dovuto saperlo io? Io, che a quest’uomo non ho mai dato nulla, perché nulla mi ha mai chiesto”.
“E avrei favorito una ditta, la Safab che, vedi caso, nel sistema degli affari e degli appalti, c’è entrata e non certo patrocinata da me -chiarisce Raffaele Lombardo. E’ bene che la magistratura verifichi se c’è stato un patron politico o politico mafioso di questa ditta che pare abbia fatto il parcheggio sotto il tribunale di Palermo, dighe e altro. E vedi caso – per questo parlo di sponsor politici – è una ditta che era nel gioco dei termovalorizzatori, quel gioco che ho l’onore, insieme ad altri, di aver fatto saltare e cancellato”.
Sul suo blog, il presidnete della Regione conclude: “E’ tutto un castello di carte che non sarà difficile far saltare e smontare una ad una. Leggere come fossero vangelo le falsità, le porcherie e le calunnie di questa gente, molto meno che da niente, fa veramente riflettere. Non credo che per governare il cosiddetto potere in questa regione si debbano pagare prezzi così alti. Io sono tranquillo e sereno perché, per iniziativa di una magistratura onesta e competente smonteremo, con il nostro aiuto, che io conto di dare a tempo pieno, questo castello di fesserie.”
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