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“La resa dei conti del partigiano Canepa” e “L’Isola senza cielo”, gli ultimi due libri di Mario Di Mauro
Pubblicato il 19 Giugno 2019
di iena marco pitrella
Sti due libri?“Appunto, li ho scritti per non parlarne: vanno letti”, mi dice Mario Di Mauro, stanco e tranquillo, di ritorno dalle due celebrazioni dei Martiri siciliani dell’EVIS (al Sacrario di Catania, dove riposano; e al “Cippo” di “Murazzu Ruttu” vicino Randazzo, dove vennero trucidati in un “agguato di stato”). Ogni anno il “17 di giugno”, da un quarantennio, lo scrittore indipendentista commemora Antonio Canepa, assieme a tutta la comunità di Terra e LiberAzione e a tanti altri (ora veramente tanti). E sono proprio tanti i Fiori rossi e gialli portati ai Martiri del popolo siciliano, “caduti per combattere contro l’italietta nata storta”.
“La resa dei conti del partigiano Canepa” e “L’Isola senza Cielo”, due libri che parlano di Sicilia e di sicilianità.
Nel tuo libro sulla “Resa dei Conti” illumini radicalmente la figura gigantesca del Professore… Chi era Canepa?”
“ll “professore guerrigliero” – partigiano antifascista di lungo corso- era in contatto con “ambienti influenti” di tutte le grandi capitali europee, conosceva almeno 4 lingue. Raffinato giurista e analista di “relazioni internazionali”, fu un grande intellettuale europeo degli anni Trenta. Uno “scienziato militante” che guardava alla Sicilia con gli occhi del Mondo. E senza le ambiguità del populismo sicilianista: “il nemico è a casa nostra!”. Se “il partigiano è il gesuita della guerra” (come lo definisce “Che” Guevara) – la “rivoluzione permanente” –nelle condizioni coloniali dell’Isola Contesa- aveva trovato il suo partigiano, gesuita della rivoluzione. Riflettendo sulla “Teoria del Partigiano” di Carl Schmitt, ne desumiamo liberamente che Canepa incarna ad altezza vertiginosa il “tipo umano” del “soldato politico” radicato in un nuovo “nomos della Terra”- E ci pone una domanda cruciale: “chi è il vero Nemico?”.
E veniamo ora a “Isola senza Cielo”?
“La priorità della battaglia indipendentista in questo momento è la difesa degli aeroporti siciliani contro la mala-privatizzazione imposta da Sac – Fontanarossa (e da una certa massoneria, ci sa…)”.
“Una scelta catastrofica…”, la definisce.
“Nell’epoca del volo aereo – prosegue – lo spazio aereo è un campo di battaglia. È territorio strategicamente conteso. E come ogni altro spazio siciliano (terrestre o marino) anche lo spazio aereo è un territorio a multiforme dominio neocoloniale: civile e militare. Lo spazio aereo siciliano è dominato nella relazione strategica tra Romafia capitale e Washington”.
“Il mercato mondiale – continua – nell’epoca del volo aereo è determinato da strategie politiche sofisticate sulle quali interi stati investono con lungimiranza: gli Emiratini del Golfo, con un aeroporto e una compagnia aerea, in appena trent’anni, vi hanno costruito una Nazione!”
Dunque?
“La Sovranità sullo Spazio Aereo, nell’Isola, l’abbiamo stimata in 45.000 kmq. Al centro del Corridoio mediterraneo che collega l’Oceano Atlantico all’Oceano Indiano, sul quale scorre circa 1/3 del commercio e dell’informazione globali, la colonizzazione dello Spazio Aereo “dell’Isola contesa”, tanto nella sua dimensione civile quanto in quella militare, proietta in Cielo i conflitti del suo TerraMare”.
“Come in Terra così in Cielo”
“Nell’epoca del volo aereo, l’Isola senza cielo è un’Aquila senza Ali, nell’impotenza cafona e parassitaria della Regione tricolorata della Sicilia italienata, con le sue Cam Com squattrinate e truffaldine, sintesi di una borghesia coloniale, mercenaria e squattrinata, “incapace di conquiste spettacolari” che si azzuffa in faide campanilistiche, sprofondando nelle nebbie coloniali dei suoi “porti senza mare”.
“È l’Isola remota di Bruxelles che elemosina sconticini sui ticket impugnando la sua “insularità handicappante”. È l’idiotismo del colonizzato. (credit: Gramsci e Fanon)”.
Pani, pacienza e tempu… liggitivi i du libra.
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