La S. Agata d’estate ricordata dal Catania Summer Fest 2021, al Cortile Platamone, con “Agata, Vergine e Martire” di Pino Pesce, il Coro Lirico Siciliano di Francesco Costa e le coreografie di Alfio Barbagallo

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Una rappresentazione scenico-canora fra medievalità e contemporaneità

 

di Lella Battiato Majorana

 

La tradizionale festa di “S. Agata d’estate” entra nella programmazione del “Catania Summer Fest 2021” con la messa in scena di “Agata Vergine e Martire” di Pino Pesce, gli interventi del “Coro Lirico Siciliano” e le coreografie di Alfio Barbagallo Centro professionale “Danza Azzurra”.

In essa si celebra il ritorno delle reliquie della Santa, trafugate e portate a Costantinopoli nel 1040 dal generale bizantino Giorgio Maniace, recuperate nel 1126 dai soldati Giliberto e Goselino e consegnate al Vescovo Maurizio nel Castello di Aci.

Alla metà del mese di agosto di quell’anno, il popolo catanese, svegliato durante la notte da uno scampanio a festa, si riversò in strada anche a piedi nudi e in camicia da notte (da qui l’origine del “sacco” che si indossa durante le celebrazioni agatine). L’incontro dei catanesi con le reliquie avvenne ad Ognina (sul luogo fu eretta una chiesa poi abbandonata e lasciata andare in rovina): il 17 agostole reliquie rientrarono nel Duomo di Catania.

Pesce, autore del testo già docente di Italiano e Storia,   è il régisseur della pièce.  Il tema, a forte caratterizzazione religiosa, focalizza la complessità drammatica della persecuzione e del martirio della Santa Patrona, fra storia e voce popolare, mettendo in luce la vita straordinaria di Agata, giovinetta nata e vissuta alle pendici dell’Etna nel III secolo dopo Cristo, attraverso immagini-video, luci, costumi e musiche che culminano negli interventi musical-canori del Coro Lirico Siciliano.

«Sono sempre stato fuori dal conformismo; ho sempre sfasciato ogni forma di creatività al di là del risultato: bene o male; in ogni caso sempre fuori da codeste 2 categorie», dice il regista ed autore del testo: «Da barlumi crepuscolari di scrittura, antelucani della teatralità consacrata, ho ideato questa sacra rappresentazione che, fra medievalità e contemporaneità di visione, mette in scena una squadra artistica professionalmente elevata».

«L’azione – spiega ancora il regista – si svolge a San Giovanni Galermo (Galermus) e a Catania (Catina). In questo scenario, si innesta la forza espressiva e suggestiva di un narratore che fila la storia e la leggenda interrotta, in qualche tratto, da scene di vita: l’età infantile, l’adolescenza, la giovinezza  che s’incentra nella decisione di promettersi a Dio. Da qui la persecuzione cristiana dell’imperatore Decio rappresentato, a Catania, dal proconsole Quinziano, il quale non potendo possedere fisicamente Agata, la condanna al carcere prima e al martirio subito dopo. La morte, secondo il martirologio, avviene il 5 febbraio del 251. 

La breve descrizione rende plastiche in particolare: i giochi fra bambini, il valore e simbolo del velo, il processo ad Agata con consequenziale condanna, il carcere, il martirio, dies natalis  ed apoteosi».

Il tutto viene reso spettacolare dalle musiche, dalle coreografie e da una intensa scenografia minimale.

Particolarmente suggestiva, nella descrizione di Pesce la scena del martirio, dove si assiste all’eterna lotta fra il bene ed il male che si conclude con il trionfo assoluto del Bene.

Il dramma – sottolinea infine Pesce – vuole parlare al cuore della gente, in particolare ai giovani, ancora in via di formazione, quali costruttori di un futuro di rispetto e quindi di Civiltà!»

Presenta lo spettacolo la giornalista Lella Battiato Majorana. Sul palco: Chiara Seminara (Agata), Mario Sorbello (Quinziano), Pasquale Platania (Narratore), Antonella Barresi (mamma di Agata), Nino Spitaleri (Vecchio), Jonathan Barbagallo (San Michele Arcangelo), Gabriele Ricca (Lucifero), Carmen Mela D’Amico (danzatrice), Gianmarco Arcadipane (Mario Rapisardi), Bayeoumy Mbaye e Luca Sinatra (2 soldati), Salvo gambino e Pippo Ragonesi (2 carnefici).

Una trama intrigante, piena di sorprese narrative e tecniche tra flashback e flashforward, evidenziando la fede incrollabile della Fanciulla in Cristo e il potere arrogante e folle di Quinziano.

 

 

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Benanti

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