La serie Tv “Snowpiercer”: un futuro distopico, tra disuguaglianze sociali e apocalisse ambientale

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L’onda lunga del successo agli Oscar del 2020 di Bong Joon-ho, ha creato grandissimi interesse ed attesa per la serie , di cui il regista coreano è produttore esecutivo, intitolata “Snowpiercer”, omonima del film del 2013 realizzato proprio dal director che ,dall’’Academy of Motion Picture Arts and Sciences ,ha ottenuto, quest’anno, per “Parasite”, tre statuette per il miglior film, la miglior regia e la migliore sceneggiatura originale.

La serie statunitense ( in distribuzione da TBS), composta da 10 episodi, da vedere su Netflix , ognuno di circa cinquanta minuti , il cui primo è andato in onda il 25 maggio, prende le mosse  e trae origine ,come il suddetto omonimo film che aveva come protagonista Chris Evans, dal graphic novel  francese“Le Transperceneige”, creato dai belgi Jean-Marc Rochette e Jacques Lob nel 1982, con al centro la narrazione di un’apocalisse moderna , con sullo sfondo disparità tra classi e crisi disastrose ambientali emergenti.

Ideato dal produttore, scrittore e sceneggiatore canadese Graeme Manson ( vincitore di 3 Canadian Screen Awards , un Hugo Award e un Writers Guild of Canada award) ,conosciuto per la sua collaborazione con  la BBC America e per la serie televisiva di fantascienza “Orphan Black”, oltreché per “Rent-a Goalie” ed “Cube”), temporalmente e cronologicamente ambientato nel 2027( ossia sette anni dopo l’evento scatenante la nuova configurazione della vita terrestre), questo prodotto seriale dipinge il fallimento del tentativo di far fronte ai possibili esiti esiziali del surriscaldamento globale attraverso un esperimento di raffreddamento ambientale.

Questo procedimento invece comporterà una glaciazione irreversibile che determinerà la morte di tutte le specie animali e vegetali con la conseguente trasformazione della Terra in un’enorme distesa glaciale che le poche decine di centinaia di sopravvissuti umani ( visto che gli altri sono periti per le temperature estremamente inclementi)attraverseranno mediante un treno che, alimentato da un motore perpetuo e creato da Mr. Wilford( proprietario delle Wilford Industries ed in pratica governatore della residua comunità umana) ripercorrerà sempre lo stesso tragitto sperando in future temperature più miti.

Il tema delle differenze sociali si esprime in questo thriller apocalittico, plasmato su un futuro distopico, in maniera fortemente dominante poiché il convoglio  è suddiviso in 1100° vagoni che fungono al tempo stesso da separazione e da residenze di quattro diverse categorie sociali diverse, che si distribuiscono secondo una graduazione censuale e di conforto e comodità di vita che principia dalla classe più agiata per giungere a quella costituita da coloro che, pur non avendo acquistato il biglietto, sono riusciti ad essere sul treno, versando però in situazioni disagiate e precarie e progettando di attuare una rivoluzione che ribalti la situazione generale.

Tra i più privilegiati vi è Melanie Cavill (ossia American Pastoral, interpretata da Jennifer Connely, Prmio Oscar come miglior attrice non protagonista per “A Beautiful Mind” nel 2002 ) che è la voce guida del mezzo ferroviario e che , pur celando dei segreti personali, riesce ,con una personalità immite, dura, rigorosa ed algida a consentire il permanere della situazione stratificatasi nei vagoni, per incrinare parte del suo atteggiamento personale quando si interrelerà con André Layton Well ( ovverosia Undone, personificato dall’attore Daveed Diggs) un prigioniero che invece si trova tra le persone più povere, ossia nei vagoni finali chiamati “Fondo”. In realtà, prima che avvenisse il disastro ambientale, Layton era un investigatore che era però finito in disgrazia proprio a seguito dell’evento catastrofico, ottenendo una sorta di rinascita personale quando viene richiesto , proprio da Melanie, il suo apporto per districare le trame degli omicidi che, travagliando le prime tre classi, possono stravolgere l’apparente tranquilla armonia dello status quo del treno.

Per quanto attiene al confronto con la pellicola di Bong Joon-ho del 2013, occorre notare come quanto narrato in quest’ultima si svolga quindici anni dopo rispetto all’evento apocalittico mentre nella serietutto accade sette anni dopo la glaciazione , collocando  le azioni otto anni prima quindi rispetto al prodotto del grande schermo. Inoltre, tendenzialmente il luogo privilegiato della trama, diversamente da quanto avviene nel film, nella produzione seriale è proprio il “Fondo”, quasi a rendere più fosco ed atro il tutto, con il thriller che pur accentuando l’importanza delle indagini svolte dall’ex-detective,  vive anche del crescente piano di rivoluzione, fatto di appunti e personali osservazioni, portato avanti dallo stesso.Il tutto in definitiva  a determinare un seriale dal buon interesse e da seguire nei suoi dinamici sviluppi.

 

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Benanti

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