La sinistra riparte dall’Arena Argentina: “Solo uniti batteremo le destre”

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(foto dal profilo di Nicola Fratoianni)

Il sole del pomeriggio rosola metà Arena Argentina. Nell’altra metà, all’ombra, i delegati votano gli organismi del partito. La presidenza è un tavolino di legno da cui penzola la bandiera rossa di Sinistra Italiana. Dietro, calze a righe e Doctor Martens e sguardi lunghi sulla platea, il segretario nazionale Nicola Fratoianni sovrintende ai lavori. Interviene qualche delegato, poi si vota, per alzata di mano: “Proponiamo Pierpaolo Montalto coordinatore provinciale”. Unanimità. “Proponiamo questo coordinamento provinciale: Gioli Vindigni, Valerio Marletta, Paolo Modica, Carlo Barchitta, Valentina Ruffino, Chiara Nastasi, Lea Messina, Marcello Failla, Pietro Pignataro, Tuccio Cutugno, Turi Siracusa”. Unanimità. “Proponiamo Marisa Barcellona tesoriera”. Unanimità.

Nei dieci minuti di pausa che separano l’elezione degli organismi dagli interventi degli ospiti esterni e dall’introduzione di Valentina Ruffino, che denuncia le condizioni di sfruttamento dei lavoratori della Grande Distribuzione, mentre Pietro Pignataro allestisce la diretta Facebook, l’Arena Argentina – che man mano si va riempiendo – diventa un caleidoscopio di apparizioni e incontri, di resurrezioni, e colpi di scena. Come quando, ad un certo punto, spunta, “autoinvitato”, il segretario del Pd provinciale Angelo Villari, accompagnato dal “fedelissimo” Jacopo Torrisi. Un po’ di smarrimento e qualche “imbarazzo” politico subito superato quando Villari va via, contro ogni “etichetta”, prima ancora che intervenga il segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo, seduto in platea accanto a Claudio Fava. Sembra allegro e rilassato, Barbagallo, come fosse a casa sua, e non lo nasconde: “Io sono il più comunista dei comunisti”, scherza, circondato da giornalisti e militanti. Ma è all’inizio del suo saluto al congresso che Barbagallo lancia il messaggio politico più dirompente: “Mi sembra che ci sia un filo conduttore in tutti gli interventi, devo dire caro Pierpaolo interventi di altissima qualità, – dice il numero uno del Pd siciliano -, ed è la voglia di unità. Che va realizzata partendo dai nostri valori, tra cui la legalità. Ma attenzione – mette in guardia il segretario – il tema della legalità non è affatto scontato”. Partono gli applausi.

Questa città, conclude Barbagallo “merita una classe dirigente migliore”. In platea, in sesta o settima fila, meditabondo, Matteo Iannitti sembra contemplare a distanza lo sviluppo della trama del congresso, irradiando occhiate “furtive” e circolari tra le file di sedie per vedere chi c’è. Qua e là, volti storici dell’attivismo catanese. C’è il magistrato Giulio Toscano, la professoressa Zairo Dato, l’ambientalista Antonio Drago, l’ingegnere Mario Spampinato, il sindacalista Michele Vivaldi, l’ex consigliere comunale Niccolò Notarbartolo, il dirigente Pd Francesco Laudani e Danilo Festa, paladino dei No Discarica. “Pensavo di essere un pesce fuor d’acqua – dice la deputata regionale dei Cinquestelle, Gianina Ciancio – ma qui vedo tante persone con cui in questi anni ho fatto battaglie. La direzione dell’unità è quella giusta – rincara la deputata regionale – ma non con una fusione a freddo ma costruendo pazientemente un percorso nuovo”. Applausi. “Non vorrei – scherza poi Gianina Ciancio, rivolgendosi a Montalto – che mi hai invitato per scusarti di quella volta che mi urlasti fascista ad una manifestazione del 25 aprile”. Montalto fa cenno di no e sorride, segno di una rinnovata intesa, di superamento delle vecchie “tenzoni” tattiche e dei reciproci pregiudizi. Giovanni Burtone, sindaco di Militello Val Di Catania, anche lui per l’unità del centrosinistra, sottolinea che, però, “serve tornare allo spirito delle primarie”.

Un monito a tutto il campo largo in vista delle elezioni regionali dell’anno prossimo? Elezioni che vedono in campo già oggi un candidato “governatore”, il presidente della commissione regionale antimafia Claudio Fava. Che attacca frontalmente Nello Musumeci: “Forse dobbiamo cominciare a dire che non siamo gente perbene, che non vogliamo piu esserlo, che non ci basta piu, che forse bisogna cominciare ad essere di parte. Anche Musumeci è una persona perbene. Ma allo stesso tempo un inetto e un vigliacco, perché non ha saputo affrontare i temi di questa terra”. Dobbiamo provare, continua Fava, “a creare un alfabeto comune, dobbiamo superare ogni ansia di tatticismo, di venerazione delle nostre bandiere e capire come il terreno che si apre davanti a noi è un terreno di lotta, di impegno ma anche di fantasia”. Da remoto arrivano i saluti di Giusy Milazzo, segretaria del Sunia e di Fabio Roccuzzo, candidato sindaco per Caltagirone. I giornalisti “sciamano” ai lati dell’arena, raccolgono dichiarazioni, scattano foto, aguzzano dal fondo della platea la vista sulla presidenza cercando di capire chi parlerà adesso. Presenti, per l’occasione, le “penne” più influenti della cronaca politica catanese. C’è Mario Barresi, Andrea Lodato, Fernando Massimo Adonia, Luisa Santangelo, Roberta Fuschi.

Il microfono passa alle associazioni. Parla Silvia Rapisarda, pastora della Chiesa Valdese, che chiede una legge quadro per la libertà di religione. Parla Dario Pruiti, presidente dell’Arci, che si sofferma sul tema dei diritti civili. Poi parla Sara Fagone, portavoce della Piattaforma Librino, un intervento appassionato che si conclude con un appello alla stampa: “Non descrivete Librino come il quartiere della criminalità – esorta Fagone – non parlate di Librino solo nelle pagine di cronaca. Librino è pieno di belle e importanti esperienze di impegno e di coraggio civile, questo dovete raccontare. E al Pd dico che deve presentarsi con facce nuove e credibili, perché i cittadini sanno riconoscere chi non è credibile”.

Subito dopo prende la parola Rosy Scollo, operaia della StMicroelectronics e componente del comitato centrale della Fiom, che dona un casco giallo da operaio ad un Montalto visibilmente emozionato. Il suo è l’intervento più applaudito: “Ci dicevano che dopo la pandemia saremmo stati migliori. Ma cos’è essere migliori – dice la delegata – sbloccare i licenziamenti e mettere sulla strada milioni di lavoratori, 57.000 solo nella nostra regione, secondo i dati della Cgil Sicilia?” Applausi. “La sinistra deve tornare a parlare con chi lavora e tiene in piedi la baracca. Perché quando i lavoratori stanno meglio, tutto il paese sta meglio, perché a grandi conquiste sociali corrispondono grandi conquiste civili. Ricordate la legge sul divorzio? Vide la luce sei mesi dopo lo Statuto dei lavoratori. La Costituzione entrava in fabbrica e gli operai aprivano i cortei con gli studenti e il movimento femminista”.

E per quanto riguarda la sinistra, “a noi lavoratori ci servite uniti”, conclude Rosy Scollo. A concludere i lavori è Nicola Fratoianni: “Sinistra Italiana – dice il segretario – punta a una coalizione larga che possa sconfiggere la destra, sia in Sicilia che a Palermo. In Sicilia serve un’alternativa al governo delle destre. Ma un’alleanza non può essere soltanto evocata, né può essere soltanto un’unione di forze, altrimenti non si va da nessuna parte. Deve ergersi semmai su una chiara idea di Paese. E dobbiamo superare settarismi e autoreferenzialità ed essere animati dall’ambizione del cambiamento”. Applausi. Il congresso è finito. Da domani, come dice qualcuno, si torna “al lavoro e alla lotta”.

Aureliano Buendia Secondo.

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