di iena marco benanti (vignetta Raffaele Biancofiore).
Qualcuno li chiama già i “desapaggiuffridos”, quelli che, dopo aver sponsorizzato, sostenuto, esaltato la candidatura di Michela Giuffrida, alle ultime elezioni europee, da ieri fanno a gara per “scaricare” la ex direttrice di Antenna Sicilia, fresca di nomina (fiduciaria) di portavoce del presidente della Regione Nello Musumeci.
Non ne trovi uno, oggi, nel Pd, che rivendichi quella candidatura. Tutti spariti, appunto, come nella migliore tradizione della commedia alla catanese. “Desapaggiufridos” come il componente della segreteria provinciale del Pd con delega Ufficio di programma e alla città di Catania Jacopo Torrisi, già vicesegretario cittadino del Pd in quota Angelo Villari, già in prima linea nel sostegno alla Giuffrida che oggi su Facebook tuona: “Delle scelte professionali di Michela Giuffrida (così come dei suoi trascorsi professionali che tante cicatrici hanno lasciato in giro) non molto mi interessa. É una giornalista certamente di fama ha sempre saputo conquistarsi un posto al sole (il come é un’altra faccenda) e dimostra di saperlo ancora fare. Sulla figura politica che, in modo spesso ingombrante, si é fatta largo nel partito democratico fino a ieri invece non si può che prendere atto: un personalismo esasperato ha accompagnato la sua (breve) storia politica. Più interessata a stringere rapporti personali ad alto livello che a portare avanti una battaglia politica con il Partito (specie quello catanese)”.
Verrebbe da dire: scusi Torrisi, ma lei dov’era su Marte? Oppure era a sorreggere tutte le più controverse politiche messe in campo dalla corrente di cui lei era ed è esponente di spicco? Lo sa, Torrisi, che Michela Giuffrida risulta essere componente della direzione regionale del suo partito? E come si fa contemporaneamente ad avere un incarico fiduciario (ed eminentemente politico) dal Presidente Nello Musumeci dello schieramento avverso?
La stessa corrente, ricordiamo, che ha sostenuto Luca Sammartino alle ultime elezioni politiche. “Desapagiuffridos”, dicevamo, come l’ex “factotum” di Villari, oggi vicesegretario Pd provinciale, Angelo Petralia da Santa Maria di Licodia, che da ieri dispensa like su tutti i post di “condanna” dell’acrobatico passaggio della giornalista dal Pd alla destra. Non sono forse stati Angelo Villari e Concetta Raia, i capicorrente di Torrisi e Petralia, i principali “sponsor” della fallimentare candidatura della Giuffrida alle europee, contrapposta, sul piano interno, a quella del medico di Lampedusa, Pietro Bartolo, poi eletto: “Grazie a tutte e a tutti. Anche questa volta abbiamo dimostrato di essere una grande squadra capace di organizzare, sempre e comunque, iniziative molto partecipate che palesano un forte senso di appartenenza! Angelo, Concetta, Luisa #noncifermeremo”, ebbero a dire Villari, Raia e Albanella subito dopo l’iniziativa di lancio della candidatura di Michela Giuffrida all’Hotel Excelsior di Catania, a cui parteciparono numerosi esponenti dello stato maggiore della Cgil catanese. Ma “a titolo personale” ebbe a dire Giacomo Rota.
Lo stesso Rota che, a quanto risulta a Iene Sicule, parrebbe su pressione di Villari e Raia, si sarebbe fatto promotore di un incontro nella sede del sindacato (l’unico, a quanto pare con i candidati alle Europee) tra l’attuale portavoce di Musumeci e il gruppo dirigente della Cgil di Catania. Ma oggi tutti si dissociano e “condannano” la scelta di Michela Giuffrida.
Tanto da scatenare la reazione divertita di Turi Siracusa: “Noi della Cgil – dice l’esponente sindacale – conosciamo bene tutta la storia. oggi ci sono colleghi che si affrettano a precisare che non l’hanno votata, che non la conoscono, da morire…” A buttare il “carico” su Facebook, ieri, è stato però Matteo Iannitti: “In Sicilia – scrive Iannitti – la destra e la sinistra, la maggioranza e l’opposizione, l’apparente problema e l’apparente soluzione al problema, sembrano sempre condannate a mescolarsi. Con buona pace della speranza in un cambiamento. C’è chi lo chiama consociativismo: è il gioco dei potenti. A Michela Giuffrida va tuttavia riconosciuto il merito della sfrontatezza. Nessun imbarazzo, nessun nascondimento. Dopo la sconfitta elettorale si sarebbe potuta imbucare in qualche ufficio di sottogoverno, in qualche staff assessoriale, in qualche organo accademico. Invece no, platealmente è diventata portavoce della destra”.
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