Carlo Majorana Gravina
C’è un detto siciliano, probabilmente anche di altre regioni italiane, che dice “sarba ‘a pezza per quando viene ‘u purtusu” (conserva la toppa per quando spunta il buco), che un po’ ribadisce il detto la vendetta è un piatto che va servito freddo.A questa regola di buonsenso di è attenuto Calogero Ocone quando il quotidiano “Libero” gli ha chiesto di stendere una nota in occasione del centenario del Partito Liberale Italiano.Ocone, filosofo di scuola napoletana allievo di Raffaello Franchini, è stato borsista dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli negli anni 1993-1994. Lavorando direttamente nella biblioteca personale di Benedetto Croce, con l’aiuto di Alda Croce, figlia del filosofo, raccoglie e analizza il materiale scritto nel mondo su di lui; frutto parziale e selezionato del suo lavoro in Bibliografia ragionata degli studi su Benedetto Croce pubblicata da ESI (Edizioni Scientifiche Italiane) di Napoli, con il quale vince la prima edizione del “Premio nazionale di saggistica Benedetto Croce”, istituito dall’Istituto Nazionale Studi Crociani.Questo suo esordio gli ottiene la direzione scientifica della Fondazione Luigi Einaudi, dalla quale è stato successivamente allontanato per le sue posizioni nazionaliste. Successivamente è entrato nella Fondazione Giuseppe Tatarella ed è diventato Direttore Scientifico di Nazione Futura.La richiesta di “Libero” è stata per lui ‘u purtusu’ di cui sopra.L’idea liberale, che si sistemizzò all’inizio dell’Illuminismo (Locke, Montesquieu, Kant, Humbodlt, Bentham, Constant, Tocqueville, John Stuart Mill), tra fine Ottocento e Novecento ebbe una fase di decadenza (Green, Ritchie, Hobhouse, Kelsen, Croce, De Ruggiero, Calogero) e una significativa ripresa con Mosca, Schumpeter, Aron, Popper e il Nobel con Von Hayek.Il tono di sufficienza con il quale Ocone assolve al compitino assegnato “Fra l’altro, ogni tanto in Italia rinasce ancora oggi l’idea di “rifondare” su nuove basi un partito liberale (e ne esiste pure uno piccolissimo che porta quel nome). Qualcuno ci prova pure, ma inutile dire che fallisce. Quella storia appartiene inequivocabilmente ad un passato, anche se, proprio in quel passato, è possibile rintracciare più di un motivo dei fallimenti di oggi” denota scarsa onestà intellettuale, incomprensione dei fenomeni politici e ignora che le idee non muoiono mai.Durante le guerre, gli antichi aprivano le due porte dei templi di Giano: quella sul retro volta al passato, l’altra al futuro per comunicare al popolo gli effetti delle guerre. Ocone non ha aperto la seconda poiché non ha aperto la sua mente.L’idea liberale è stata quella che ha fatto la Nazione italiana – poiché la precedente unificazione del nostro territorio non la fece nazione, bensì provincia romana. Di più. L’idea liberale, in uno col Cristianesimo, ha fatto l’Occidente: un modello che ha fatto progredire il pianeta col suo esempio, tracciando il giusto percorso democratico.Oggi entrambe, Nazione e Occidente, sono sotto attacco. Ai liberali il compito di difenderli e rilanciarli, nella consapevolezza che siamo antipatici perché la nostra semplice esistenza sbugiarda tanti sedicenti liberali, da Berlusconi a Calenda tra i tanti. Antipatia che il filosofo Ocone ha esternato mostrando fastidio.
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