LA VERGOGNA DEL PROCESSO LAVORO: UN FALLIMENTO SULLA PELLE DEI LAVORATORI

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Il rito del lavoro, disciplinato agli articoli 409 e ss. del Codice di procedura civile, avrebbe dovuto caratterizzarsi, rispetto al rito ordinario, per la maggiore concentrazione, speditezza e per la maggiore oralità.
Idea nobile – aggiungiamo noi – perchè i tribunali del lavoro hanno competenze assai delicate. Ad essi, per esempio, deve rivolgersi un lavoratore a cui non sono state corrisposte le retribuzioni per l’attività lavorativa prestata o il trattamento di fine rapporto dopo la cessazione del rapporto.

Se il lavoratore non possiede una “carta scritta” che gli consenta di far valere le proprie ragioni con lo strumento del decreto ingiuntivo, allora dovrà passare dal giudizio di merito.

Vogliamo esaminare insieme i tempi di tali cause e vedere se…com’era nell’ottica del legislatore che ideò il rito lavoro, tali procedimenti siano portati avanti con speditezza?
Prendiamo ad esame la sezione lavoro del Tribunale di Catania, presieduta dal dott. Corrao. Depositando un ricorso in questi giorni cosa ci può accadere? Se dovesse capitarci il giudice Delfa la prima udienza non aspettatevela prima della fine del 2013. Mentre con il giudice Cottini si parla del primo semestre del 2013. Badate bene, parliamo di prima udienza di comparizione, poi l’istruzione della causa continuerà ancora per diverso tempo, per anni. Le cause pendenti dinanzi al giudice Parisi, invece, da molto tempo sono rinviate d’ufficio di volta in volta nell’attesa che arrivi un nuovo magistrato(?). Ci sono utenti che, essendo STATI i loro procedimenti a suo tempo stati assegnati al giudice Parisi, hanno perso anni per ottenere il pagamento della liquidazione sol perché il decreto ingiuntivo è stato opposto dalla ditta e s’è instaurato il giudizio di merito. Con l’assenza del magistrato, che avrà avuto i suoi rispettabili motivi, insindacabili, non sarebbe stato doveroso nominare un sostituto al fine di tutelare i diritti dei lavoratori?
Poi c’è il capitolo relativo al giudice Puglisi: dopo anni di causa arriva il rinvio finale al 2014, mesi di maggio giugno, per l’ultima udienza, quella di discussione che precede l’emissione della sentenza.

Tempi che fanno male al lavoratore ha visto ingiustamente calpestato un suo diritto e s’è rivolto al giudice per ottenere giustizia! Questi sono solo alcuni casi che ci hanno segnalato dei lettori e qualche avvocato, ma la situazione complessiva non differisce più di tanto, con quasi tutti i magistrati che hanno i ruoli stracolmi.

E se per esempio un cittadino, dopo anni di causa, ritenesse di aver perso ingiustamente il primo grado e volesse rivolgersi alla Corte d’Appello? Due, tre anni per la prima udienza davanti alla Corte d’Appello di Catania! Bella speditezza, grande rispetto per chi ha lavorato una vita e non è stato pagato dal datore di lavoro! Attenzione, questo articolo non vuole puntare il dito contro i magistrati, ma in generale contro l’organizzazione del sistema giustizia. E’ noto, infatti, che  esistono anche delle rilevanti carenze in organico. Non accettiamo però che a pagare sia sempre il cittadino, quello indifeso, quello che vive con lo stipendio. No, è inaccettabile. Anzi, è profondamente incivile.

Quale democrazia decente può tollerare una simile condizione? E la politica s’interessa di queste cose?  Ma il lavoratore non pagato che attende giustizia come mangia? Nel caso di licenziamento come camperà? Col lavoro nero?

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Redazione Iene Siciliane

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