Esposto alla magistratura di un gruppo di medici di medicina generale su pratiche scorrette nelle strutture sanitarie
di iena marco benanti
La Costituzione lo prevede e lo prescrive con toni enfatici, ma il diritto alla salute vive una condizione di precarietà da tempo. Oggetto di limitazioni e/o malfunzionamenti che ne compromettono, talora in modo cospicuo, la reale applicazione, questo fondamentale diritto della persona subisce peraltro le conseguenze delle cattive abitudini e delle pratiche sbagliate delle strutture sanitarie.
Esempi? Quello che accade da tempo a tanti “poveri cristi” che sono costretti a percorrere una sorta di “tour” avanti e indietro fra i luoghi (pubblici e privati) dove vengono visitati, con prescrizione dei medici di medicina generale. Ma accade, di fatto, che chi li ha curati in queste strutture non fornisce loro una ricetta valida dematerializzata per completare l’iter diagnostico-terapeutico e/o il ricovero. Succede, invece, che il “povero cristo” riceve un foglio di carta, talora senza diagnosi e timbri necessari, dove sono riassunti, spesso in modo confusionario anche solo per le modalità grafiche, gli esami e quant’altro che gli vengono prescritti. Questo costume -piuttosto sciatto- si realizza anche con l’invito ad andare dal medico curante per ottenere le dovute ricette e magari con un altro invito, quello di mettere eventualmente il codice di iscrizione di propria iniziativa.
Insomma, un quadro che mette insieme sciatteria e violazione di norme di legge. Con modalità molto disinvolte, si segnalano richieste e /o proposte davvero imbarazzanti per quei medici di base che non starebbero al gioco.
Eppure, gli incontri con le autorità competenti non sono mancati: con risultati pressoché inesistenti. L’azione di un gruppo di medici di medicina generale non si è fermata, malgrado tutto. Come accaduto già in Sardegna, le questioni di queste pratiche scorrette e del sovraccarico non giustificato di burocrazia ha prodotto una mobilitazione da parte di chi ancora vive la professione medica con coscienza.
Ma perchè accadrebbero queste cose? Cosa ci sarebbe al fondo di simili pratiche? Si ventila da più parti il problema del personale, delle sue carenze, ma forse non è risposta totalmente soddisfacente. Non è forse anche un problema culturale, di rispetto della persona e dei suoi diritti?
Da queste premesse, è partito un esposto alla magistratura da parte di un gruppo di medici di medicina generale. Sarà l’Autorità Giudiziaria, come capita talora, a sciogliere quesiti e indicare vie più corrette per venire incontro alle legittime istanze sanitarie dei “poveri cristi”? Staremo a vedere. Seguiremo gli eventuali sviluppi della vicenda.
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