di iena marco pitrella
«Farò il nonno, ho fatto un voto, non mi candiderò più a nulla», Raffaele Lombardo andava dicendo nel corso del processo.
Adesso è tornato a fare «u spettu»; l’accordo con la Lega, o meglio con Matteo Salvini, è la notizia: «accordo che vedrà Lega e Mpa collaborare nelle varie amministrazioni e correre insieme alle prossime elezioni europee», s’è letto nel comunicato che tutto «priato» lo stesso Lombardo ha pubblicato persino sul suo profilo facebook.
È roba stantia perché politicamente senza alcuna visione, è roba già vista alle elezioni nazionali del 2006: sotto l’effige di Alberto da Giussano, simbolo del carroccio, svolazzava, infatti, una colombella più confusa che persuasa, era la colombella del Movimento per l’Autonomia.
Di che stupirsi? tutto in funzione elettorale fa Lombardo: o si candida alle elezioni europee o tornassero le provinciali, candidato a presidente della provincia, si dice.
A conferma, è clamoroso come l’accordo con Salvini arrivi mentre in Parlamento si discute dell’autonomia differenziata, che se approvata sarà requiem per tutto il sud, con il rischio di tornare alle origini della questione meridionale, neanche fossimo ai tempi dell’unità d’Italia; non a caso è secessione delle regioni ricche dalle regioni povere: altro che autonomia, altro che autonomismo, altro che autonomista: l’accordo di oggi con la Lega di Salvini e di Roberto Calderoli è la definitiva negazione del suo movimento, l’Mpa, fondato nel 2005.
Del resto, Lombardo non va oltre se stesso, e di se stesso ne è la continua riproposizione.
Come quando nel 1999, l’anno del ritorno a seguito delle vicende giudiziarie che lo videro coinvolto nel 1992 e nel 1994, da cui manco a dirlo ne uscì assolto; come quando nel 2003 presidente della provincia di Catania, come quando nel 2008 presidente della Regione e come quando alle ultime amministrative di Catania aveva il patto con Fratelli d’Italia, prima che con tutto il centrodestra, e adesso, appunto, accordo con la Lega.
Ora, se il lettore più attento si sta domandando come mai nessuno dei «suoi» abbia dissuaso Lombardo dal far un accordo così fatto, l’accordo con Salvini, la risposta è solo una: il re è nudo ma fanno a gara nel magnificare l’abito che non indossa.
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