“L’ANGELO E IL DIO IGNORANTE”, il romanzo distopico di Ignazio Pandolfo


Pubblicato il 13 Aprile 2021

di GianMaria Tesei

Già solo il titolo, “L’angelo e il Dio ignorante”, accattiva il lettore che si approccia al prodotto letterario dell’eclettico autore messinese Ignazio Pandolfo che ha presentato, giorno 9 aprile, la sua creatura d’arte scritta, con la conduzione dell’evento svolta da Marco Bonardelli (a capo di Suggestioni Press, le cui pagine di promozione culturale su facebook e youtube hanno ospitato, con un seguito cospicuo di spettatori– circa centosessanta- in diretta ed altri in review, il colto incontro) e la scrittrice e biologa Valeria Micale.

L’ artista, nato in quella che era l’antica Zancle, ha fatto il suo debutto in ambito di creazione di romanzi sin dal 2002 con “Viaggio al fondo del diluvio”, testo venato da visioni catastrofistiche ed insieme fosche e tetre, per proseguire poi con ““Cara Messina ti scrivo” del 2004, una collezione di racconti di più autori sulla città di Messina, a cui egli contribuisce con tre di essi, incentrati sul tragico terremoto del 1908 le cui propaggini nequitose e distruttive sono ancora percepibili nella città dello Stretto omonimo.

Con “L’ospite oscuro” e “Il Signore della Menzogna”, rispettivamente del 2015 e del 2016, è il giallo investigativo a contraddistinguere i suoi sforzi letterari, libri a cui segue“ Il Padrone del Tempo” (2018), che, assieme anche a“La Notte delle Mantidi” ,costituiscono la “tetralogia di Chicago”, caratterizzandosi tutti per un animo creativo che Pandolfo riversa anche nell’arte pittorica, con mostre di sicura attrattiva che hanno dato albergo e luce alle opere di questo performer dell’arte dalla grande capacità proteiforme che evidenzia anche il suo essere medico radiologo e docente nello stesso campo della scienza della salute.

“L’angelo e il Dio ignorante”, edito da bookabook, è un romanzo distopico che si avventura in tematiche con risonanze anche attuali e che trova il nucleo emanatore della storia nella clonazione di G. Valentine, stella sportiva mondiale , gravemente malata , il cui agente e mentore “il Colonnello”, prettamente per non perdere i remunerativi contratti commerciali e di sponsorizzazioni firmati dal suo assistito, affida la clonazione dell’atleta alla BSP Corporation (Biological Spare Parts), la società più importante al mondo in questo settore , capitanata dallo spietato amministratore delegato Dottor Chen e guidata, a livello medico, dall’ingegnosissimo, seppur mentalmente segnato dall’etilismo e da un forte bipolarismo, dottor K. Abram.

L’esito è la creazione, mai avvenuta precedentemente, di un essere vivente umano, denominato Liam, esattamente identico ad un altro, il grande Valentine.

Lo stesso Liam, che ha sviluppato appieno anche una sua coscienza personale ed una peculiare struttura psicologica, riesce poi a fuggire per attraversare in seguito una serie di vicende che lo vedranno tra l’altro recarsi nel “Ghetto”, luogo segnato dal decadimento e dalla desolazione etica e fisica, in cui farà la conoscenza di due amici ,Lo storpio e Gomez, di Jacob, ministro di un culto atro e tenebroso, e Sniff-Snuff cocainomane director di film basati sulla propria passione e perdizione, per poi andare a trovare l’uomo rispetto al quale egli è copia esatta, con altri accadimenti interessanti a contrassegnare questa avvincente storia umana.

A popolare questo romanzo sono quindi tematiche di grande profondità, come gli aspetti psicologici che animano l’agire umano a cui l’autore, nel corso del meeting di presentazione, fa riferimento anche spiegando come il nostro cervello si divida nell’emisfero sinistro, detto “ingegnere”, e quello destro definito “il poeta” e come li abbia collocati, estremizzandoli, nelle figure due personaggi, Il Dottor Chen e Kurt Abraham.

Pandolfo, si descrive una persona razionale(come sente essere in fondo la figura dello scrittore che di per sé, nella sua visione, è metodico e razionale), come il Dottor Chen, personaggio comunque estremo,mentre nel quotidiano, sempre con le dovute distinzioni rispetto all’ambito romanzesco, più caotico ossia come Kurt.

Lo stesso scrittore messinese ha sottolineato come non si identifichi con i personaggi dei suoi libri, non adottando quindi quell’immedesimazione funzionale che ad esempio in Arthur Conan Doyle vedeva la genialità espressa in Sherlock Holmes e la metodicità in Watson.

Relativamente al rapporto tra scienza ed etica, il radiologo e pittore, ha asserito come quello che rappresenta un suo riferimento assoluto, ossia William S. Burroughs, avvertisse profondamente, anche nel suo essere sregolato e pessimista, dei limiti marcati tra questi due ambiti e come egli stesso avverta che la clonazione umana avverrà, sia legalmente che illegalmente, quando sarà economicamente conveniente. L’etica è necessaria, ha concluso al riguardo, ma non è sempre in grado di porre i dovuti limiti.

Per quanto attiene al clone Liam, Pandolfo ha dichiarato che la ricerca che egli compie dell’uomo di cui è clone è legata al motivo dell’indagine e della ricognizione del significato della propria e dell’esistenza del tutto e della durata del suo vivere.

Stilisticamente “L’angelo e il Dio ignorante” è un prodotto letterario che ha sfumature del cyberpunk, pur non possedendone la tipica forma di scrittura, collocandosi come un’opera di fantascienza ed al contempo di formazione, in cui il protagonista , da una sorta di tabula rasa della struttura coscienziale che lo contraddistingue quando viene creato( avendo però in sé i germi di un’architettura subcoscienziale praticamente identica ad un qualsiasi essere umano) riesce a maturare una trasformazione che lo condurrà ad essere psichicamente e fisicamente totalmente un essere umano.

Il tutto in un impianto letterario che ha molto di cinematografico e che si presta ad eventuali sceneggiature per trasposizioni filmiche (con Luis Buñuel, Bergman, Tarantino e David Lunch, particolarmente apprezzati da Pandolfo), grazie anche ad una scrittura quasi visiva e percettiva. Ad emergere è anche un forte elemento religioso incarnato inoltre dal personaggio di Jacob, con, inoltre, tante citazioni artistiche che fluiscono naturalmente, a volte inconsapevolmente, a detta dello stesso scrittore, nel suo libro.

Un libro il cui stile non riflette quello del suo modulo espressivo pittorico, in quanto la sua scrittura è massimalista, fatta di scene d’orrore, hard e tematiche forti, mentre da un anno a questa parte la sua pittura è minimalista, fatta semplicemente di colore.

Pandolfo ha infine sottolineato che gli piacerebbe, se dovesse immergersi in un genere differente, fare un romanzo storico, la cui realizzazione trova per lui un ostacolo nella necessità di riportare con estrema esattezza e fedeltà storica la lingua adottata nel tempo di ambientazione del libro , senza scadere in linguaggi approssimativi, od ibridi o dialetti, facendo un lavoro di assoluta coerenza tra epoca e lingua che, aggiungiamo, spesso invece viene da molti affrontato senza la dovuta urgenza ed importanza.

 

 

 

 


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