L’Antimafia di facciata, Confindustria, Lo Bello, Petrolio, Rifiuti, Augusta e la Sicilia
Pubblicato il 17 Aprile 2016
di Adomex (da www.qtsicilia.it)
< Ivan Lo Bello è indagato dalla Procura di Potenza. La circostanza emerge dagli atti dell’inchiesta su petrolio e appalti che ha portato anche alle dimissioni dell’ex ministro Guidi che i pm definiscono “inconsapevole strumento del clan”. Per assicurarsi il controllo di un pontile nel porto di Augusta, secondo i pm, fu costituita un’associazione per delinquere composta da Gianluca Gemelli, Nicola Colicchi, Paolo Quinto e lo stesso Lo Bello. A Colicchi e Gemelli è attribuito il ruolo di “promotori, ideatori ed organizzatori”; a Quinto e Lo Bello quello di “partecipanti”. Scopo del sodalizio, tra l’altro, fare del porto di Augusta (Siracusa), città natale di Gemelli, uno dei principali poli di stoccaggiodi petrolio nel Mediterraneo. Un affare da 20 milioni di euro l’anno.
Per gli inquirenti l’organizzazione faceva “leva, soprattutto al fine di ottenere nomine di pubblici amministratori compiacenti o corruttibili, sul contributo di conoscenze ed entrature politico-istituzionali acquisite in anni di militanza politica da Quinto e Colicchi”. Gli inquirenti citano l’esempio di Alberto Cozzo, commissario straordinario del porto di Augusta, che è indagato e che ottenne la riconferma nell’incarico. Quinto è indicato negli atti dell’inchiesta come capo della segreteria della senatrice Anna Finocchiaro (Pd), Colicchi come componente dell’esecutivo nazionale della Compagnia delle Opere e con un ruolo nella Camera di Commercio di Roma.
L’organizzazione viene definita “rudimentale” dagli inquirenti, secondo i quali però “il gruppo di indagati ha mostrato di essere permanentemente impegnato in attività che, seppure connotate da finalità lecite, vengono perseguite attraverso condotte illecite, quali il traffico di influenze illecite e l’abuso d’ufficio”. Riferendosi in particolare al pontile nel porto di Augusta, Quinto, in un’intercettazione del 16 gennaio 2015, dice a Gemelli: “Se noi vogliamo fare una cosa intelligente, ti conviene prendere il pontile così condizioni l’uso di esso”.>>
Lo scrive “IL FATTO QUOTIDIANO”, ma di organizzazioni del genere, intrise da Confindustria, nell’ambiente politico siciliano si mormora da tempo, da anni. Anzi, si hanno certezze dell’invasività di questa organizzazione.
Confindustria siciliana da tempo governa il territorio, presente nel governo isolano in modo permanente da decenni, condiziona e dirige la politica, nomina i propri uomini nei posti chiave, quelli che muovono la finanza pubblica e l’economia di risulta. Affari per milioni di euro.
Confindustria e Augusta. Due must degli affari attuali, dove compaiono a vario titolo, politici, magistrati, giornalisti, poliziotti e chi più ne ha più ne metta. A guardare “il popolo coglione risparmiato dal cannone”, quello che non arriva a fine mese, quello che non riesce a pagare le bollette, mentre i confindustriali pensano a intascare miliardi.
Ci siamo occupati di Augusta ampiamente per un altro caso, OIKOTHEN, altro affare di decine e decine di milioni di euro dove guarda caso la patron dell’affare era Emma Marcegaglia, presidente del tempo di Confindustria. E che fa in quel caso “l’associazione” affaristica? Fa scomparire dai documenti una faglia, sol perché si trovava proprio sotto la megadiscarica di rifiuti pericolosi da costruire. Ma con la faglia le autorizzazioni regionali non si possono ottenere! Bene, si cancella, così anche se c’è non si vede. E cosa succede, che le autorità anziché condannare i malfattori, inquisiscono i magistrati della procura di Siracusa che volevano impedire lo scempio, tra i quali il dott. Musco, uno dei massimi esponenti nazionali dei reati ambientali. Potenza del denaro. O della corruzione?
Petrolio, rifiuti e lo scempio dell’ambiente. Loro (i confindustriali) pensano agli affari e il popolo muore di malattie incurabili. Difficile contrastare i poteri forti.
Ivan Lo Bello, che fa l’avvocato e non l’industriale, è vice presidente nazionale di Confindustria. Opera con basso profilo, quasi invisibile, ma centra tutti i colpi. Assedia le Camere di commercio di Catania, Siracusa e Ragusa per governare l’aeroporto di Catania dove stanno per arrivare enormi finanziamenti. Contribuisce a governare la Sicilia da un noto albergo romano dove accoglie importanti esponenti del mondo politico.
Professionista dell’antimafia da sempre, a questo deve il proprio successo, di un’antimafia di facciata pensiamo a questo punto. Proprio per questa sua caratteristica invitato in mille conferenze sul tema della legalità.
Ivan Lo Bello, (ci vuole coraggio) ha partecipato, a qualche settimana fa, alla presentazione del libro di Ranieri Razzante, “Corruzione, riciclaggio e mafia: la prevenzione e la repressione nel nostro ordinamento giuridico” alla sede di Unioncamere a Roma, assieme a Raffaele Cantone, presidente Anac, Giancarlo Capaldo, capo Pool Antiterrorismo della procura di Roma, Cosimo Ferri, sottosegretario alla Giustizia, Santi Giuffrè, commissario governativo Antiracket e Antiusura.
Che confusione. Apparire e non essere. E il cittadino sbanda. Non comprende più chi è il carnefice e chi la vittima. Un gioco pericolosissimo per la democrazia.
“I loro enormi ricavi li hanno rastrellati per decenni depredando il territorio, avvelenando la gente con la raffinazione, scappando poi senza mai fare una bonifica o una operazione di rigenerazione industriale. Hanno potuto fare ciò che hanno voluto usando singoli parlamentari, governi, governatori o sindaci con la forza del denaro e ora che capiscono che il loro mondo sta crollando”.
Con questa affermazione del siracusano Granata (anche se lui …..) per adesso finiamo qui. La matassa è molto, ma molto grossa e non è solo ad Augusta. Confindustria invade l’intero territorio siciliano.
Approfondiremo per continuare la nostra missione, il DIRITTO ALLA VERITA’.
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