Secondo una nota metafora ideata dai socialdemocratici il capitalismo è una pecora che andava tosata per redistribuire la ricchezza e ripartire il benessere secondo principi di equità sociale. Forse ,però, questo sviluppo del capitalismo e delle magnifiche sorti progressive del liberismo si è lacerato se non interrotto ,cosi “la pecora capitalistica” si è indebolita.
E’ entrato in crisi un ordine mondiale e il compito dei socialisti è stato quello di non aver compreso per tempo non solo in Italia ma in tutta Europa che la speculazione finanziaria” è diventato il nuovo mostro o padrone che tiene in piedi il neo capitalismo liberista. Persino in Europa abbiamo avuto il laburismo di Blair che invocava una fede incrollabile nell’economia finanziaria e in Italia ci sono stati seguaci ed epigoni con metodi dilettanteschi che hanno fatto deragliare definitivamente la sinistra storica riformista o massimalista che dir si voglia.
Dopo gli anni della “grande slavina” di tangentopoli con i post comunisti e gli ex dc di sinistra che si sono distinti protagonisti delle nuove ricette del neoliberismo, facendo persino concorrenza e superando l’immatura destra italiana che ha coltivato meschini e particolaristici sogni monopolistici del primo berlusconismo. Però non decade e anzi oggi ritorna ad essere il socialismo liberale il contenuto della proposta politica che ,pur non intaccando la libertà di iniziativa economica, sia in grado di garantire la giustizia sociale, e possa rimediare alle storture del sistema capitalistico.
D’altronde se pensiamo alla grave crisi fiscale che vive l’Italia l’opportunità della tassazione procura ingenti risorse ma, purtroppo , è un lievito spesso di nuove iniquità sociali poiché c’è, da un lato una forte pressione fiscale, e dall’altro, un’ alto livello di evasione. Parlando della socialdemocrazia che è entrata in crisi continentale si segnala il fatto che il valore del pensiero sociale è stato messo in discussione con l’inizio del processo della cosiddetta globalizzazione che ha creato nuovi equilibri rispetto a quelli preesistenti dal dopoguerra.
Tuttavia è stata la social-democrazia che ha inventato lo Stato sociale che resta la più grande conquista di civiltà e protezione sociale della modernità. Oggi ,però, la socialdemocrazia deve sapersi rinnovare e modernizzare e non inseguire mediazioni al ribasso del “governismo compromissorio” che non mette in discussione ilconsumismo sfrenato, il materialismo economicistico che è la ricerca del profitto fine a se stesso. Tutto ciò si fonda infatti sull’ etica egoista e ripudia quella solidaristica, e quindi, apre sempre la strada ad una destra qualunquista, illiberale ,integralista e sconclusionata che vince ma non sa governare perché ben che vada riesce ad ingrassare il capitalismo monopolista. Si avverte oggi il bisogno di ritornare ad un sistema misto pubblico e privato che potrebbe essere la prima risposta alla crisi epocale del post pandemia.
Un progetto nuovo che non intacchi la proprietà privata e la libertà di impresa ma ricominci a coltivare una nuova cultura d’impresa che chiuda la porta alla speculatori e ai faccendieri per indirizzarsi verso una crescita sana e un tipo di società nuova. Oggi che ci sono nuove e immense risorse finanziarie che utilizzate al meglio per la crescita dello sviluppo economico costituiscono un’occasione unica e irripetibile.
Devono essere incrementate forme di produzione e di lavoro che si devono incentrate sulla spiritualità solidaristica e comunitaria. In tal senso bisogna ridare spinta al cooperativismo e alla democrazia economica; alla nuova mutualità e non legge del profitto; al valore sociale dell’imprenditoria; alla green economy che significa compatibilità ambientale pensando al futuro ; al terzo settore che è volontariato, banche etiche, ONG non-profit. Occorre utilizzare gli investimenti a disposizione per mirati e massicci in quei settori da accompagnare persino da una attenta e minuziosa opera di rieducazione politico-culturale.
L’ossessione per il profitto materiale porta naturalmente alla mercificazione dell’uomo e al primato dell’individuo sulla comunità che produce l’effetto di giustificare l’interesse egoistico, la rendita parassitaria e il privilegio. La soluzione della cosiddetta decrescita felice è l’ultima grande illusione che si nutre di presupposti utopici e intrisi di anti-modernità. Invece bisogna puntare decisamente ad una crescita armonica che equilibrata ,equa e solidale. Soltanto il socialismo serba nella sua lunga tradizione una “credenza” nella scienza, nella tecnologia e nel progresso. Occorre richiamarsi nuovamente alla competenza e allo studio non sottraendosi ai doveri solidarietà verso i propri simili, verso gli umili e gli oppressi, chiunque siano e ovunque si trovino.
Rosario Sorace.