Notizia dalla Cgil. Villari e Pistorio: “Colpa della delocalizzazione. Inspiegabile atteggiamento dei committenti”. Interviene anche Bianco
“Le politiche delle grandi compagnie non guardano in faccia la realtà: dichiarare 600 esuberi non significa solo azzerare il futuro di altrettante persone ma provocare un effetto a catena che travolge un territorio e ne trascinerà altri verso il medesimo destino. L’epilogo del caso Almaviva si annuncia duro per lavoratori e sindacato. Ma continueremo la nostra lotta sino all’ultima chance”.
Non arrivano buone notizie dall’incontro romano sugli ormai più che probabili licenziamenti al call center di Almaviva. Sul caso intervengono il segretario generale della Camera del lavoro, Angelo Villari, e il segretario confederale Giovanni Pistorio: “Un numero così alto di esuberi decreterà la chiusura del centro di Misterbianco, e di certo, produrrà ricadute negative su Palermo. A sfavore della decisione ha prima di tutto giocato, pesantemente, il fenomeno dalla Cgil più volte denunciato della delocalizzazione verso paesi Esteri, spesso sprovvisti di leggi che tutelano diritti e privacy dei clienti. In secondo luogo, ha anche pesato un inspiegabile atteggiamento del committente che non sembra voler salvare il salvabile nella provincia etnea. L’orientamento è quello di perdere un bagaglio prezioso: professionalità, reddito e serenità di centinaia di famiglie. Faremo di tutto per impedirlo”.
Sulla vicenda è intervenuto anche Enzo Bianco:
“Ai lavoratori della Almaviva voglio dire che sono al loro fianco, pronto a fare di tutto per impedire i licenziamenti”. Lo ha detto Enzo Bianco, candidato sindaco di Catania, commentando la notizia che 1350 dipendenti a tempo indeterminato del call center di Almaviva e altri 1500 lavoratori con un contratto a progetto, rischiano il posto dopo l’annuncio che Vodafone avrebbe deciso di ritirare la commessa all’Azienda, con sede a Misterbianco.
“Stringeva il cuore stamattina – ha detto Bianco –, vedere il corteo di questi lavoratori attraversare la via Etnea sotto la pioggia. Nei loro volti si leggeva tutta la disperazione del vivere in una Catania che è risultata essere la città più precaria d’Italia. Perso un lavoro, dunque, non si è affatto sicuri di trovarne un altro. Ecco perché non dobbiamo rassegnarci: questo è un problema che coinvolge tutta la cittadinanza. Bisogna far fronte comune con i sindacati, che stanno lavorando bene, anche battendo i pugni sul tavolo, lottando. E non soltanto a livello Regionale, come ha sottolineato giustamente l’on. Concetta Raia, ma anche a livello nazionale”.
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