Da stamane, sotto una pensilina dell’Amt, un gruppo di lavoratori chiede attenzione e risposte….di iena operaia Marco Benanti
Duecento euro (per i part-time), quattrocento (per i full-time): acconti di tredicesima per passare il Santo Natale. In mezzo ai buoni e bravi borghesi che hanno festeggiato fra regalini “sentiti” e “sante” tavolate .
Stamane, il dramma dei lavoratori Aligrup, la società madre dell’impero del “re dei supermercati” Sebastiano Scuto (sotto processo, in appello, dopo una condanna, in primo grado, per associazione mafiosa e la restituzione di quasi tutta l’azienda da parte del Tribunale di Catania), è tornata viva, nella “carne” della solita città di indifferenti.
Sotto una pensilina dell’azienda dei trasporti Amt, davanti al Palazzo di giustizia, un gruppo di lavoratori ha issato striscioni e scritte (nelle foto) che la dicono lunga sulla loro condizione.
Senza soldi, con le famiglie che li aiutano, con problemi e preoccupazioni che salgono. “I lavoratori Aligrup -è scritto in un volantino- ad oggi stremati da una situazione che è stata gestita fin dall’inizio nel peggiore dei modi, oggi si trovano nella seguente situazione: l’Aligrup dal mese di luglio è in liquidazione volontaria. Non percepiamo lo stipendio regolarmente dal mese di Giugno e le retribuzioni sono ferme al mese di Settembre che ci è stato pagato parzialmente solo tramite acconti. Siamo in cassa integrazione e non percepiremo le indennità di cassa integrazione prima di tre mesi, chi non è in cassa integrazione è costretto a lavorare senza stipendio. Il modo in cui è stata trattata la cessione aziendale non garantisce pari opportunità al lavoro per tutti, infatti la vendita cosiddetta ‘SPEZZATINO’ oltre non a garantire lavoro a tutti, on fornisce le garanzie di continuità lavorativa neanche ai ‘FORTUNATI’ che sono riusciti o riusciranno a transitare in altra azienda, in quanto, ogni altro soggetto che intende acquisire uno o più rami d’azienda Aligrup costituisce una SRL ad hoc. Inoltre alcuni di questi operatori cercano di fare l’affare prendendo per il collo i lavoratori chiedendogli di fare enormi rinunce ‘se vogliono lavorare‘. …”
E’ scritto, in conclusione, nel volantino: “Tutti vogliamo lavorare onestamente e dignitosamente come abbiamo fatto per tutti questi anni per creare un colosso che qualcuno vuole a tutti i costi sbriciolare”.
I lavoratori hanno annunciato che resteranno sotto la pensilina fino al 13 gennaio. Ma intanto, una domanda impone risposte precise: mentre i lavoratori sono in queste condizioni, quanto sono costati amministratori, liquidatori e “compagnia cantante” che si sono occupati dell’azienda? Attendiamo risposte precise, anche dal sindacato. Anche perchè un conto è la questione giustizia (o simil tale) che segue il suo percorso senza alcun tipo anche solo eventuale di interferenza, un conto sono le condizioni sociali di persone in carne ed ossa. Che non vivono di carte.
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