di Marco Iacona

 

Devo parlare di donne. Mi si chiede con cortesia questo sacrificio. Ieri sera, a teatro, una versione scioccherella e recitata in stile vecchia parrocchia (che è sempre apprezzabile, sia chiaro) di “Lisistrata” di Aristofane, con Amanda Sandrelli che palesa tutti i difetti della madre – non recita ma si lascia andare a chiacchiere e confidenze –, ma non possiede uno solo dei suoi pregi; somiglia al padre che è uno di quelli che ha occupato di qualche noterella e molte stonature la mia infanzia.

Lisistrata” fa ridere già in sé e per sé. Dice che le donne sanno fare gruppo e udite sono per la pace. Scusate… riprendo a scrivere dopo dieci minuti di intimo divertimento, ho pagato poco peraltro, anzi per fortuna. Di particolare c’è che si parla di sesso e di uno “sciopero del sesso” con pochi peli sulla lingua; tanto per dire: l’idea che il potere delle donne, in fondo, stia tutto lì, è chiarissimo. E questo lo si sa bene. Ruoli e psicologie del tutto separati, peraltro: donne per la casa, l’amore, capaci di sacrificio e pacifiste (scusate, rido ancora), uomini scopatori, guerrafondai e naturalmente… tonti.

Insomma chi comanda? Gli uomini apparentemente, le donne quando non li lasciano fare e stabiliscono di agire. Il messaggio è: ah (punto esclamativo) se le donne riuscissero a fare “squadra”. Casualmente ieri un pezzo del bravo Luca Ricolfi su “Repubblica” parlava di donne. Il tema era: le donne di sinistra non riescono a scalare i vertici delle gerarchie del potere, le donne di destra sì. Ora se tanto mi dà tanto, o alcune di loro riescono a ben giocare la carta “sesso” e a sinistra pur essendo “reichiane” certe questioni vengono del tutto tralasciate ché in fondo “il sesso non è merce” eccetera, ovvero sanno giocare come dire con il primato della coscienza e col potere di impriapire il maschio, se hanno dunque la fortuna di andare a scuola, magari il papà è un danaroso borghese e frequentano gli ambienti giusti, a un certo punto qualcosa si muoverà. Il problema è che, a destra, essendo mediamente più seri, si fatica di più, c’è più selezione e dunque se si arriva si arriva grazie (anche) a certe qualità; a sinistra invece, dice Ricolfi, la lamentela del “se il mondo fosse diverso a quest’ora…” è chiaramente invalidante. Le donne, si aspettano quindi che siano altri a promuoverle con tutti i condizionamenti del caso. Ovviamente, la sinistra avendo dalla propria parte la grande stampa offre una narrazione dei fatti molto più accomodante.

Poi però sono anche sfigati. Impongono l’immagine di una vicepresidente Usa donna e scoprono che è peggio del capo. Le “memorie” della tizia (non ricordo il nome, Kamala, forse?) poche ore dopo la vittoria di zio Joe erano già in tutte le librerie del mondo; lei mostrava la sua faccia sulla copertina di un libro che perfino le parrucchiere, oggi, custodiranno con prudenza. Non so cosa si dicesse in quel libro (o in quei libri, ché se ne scrivi uno ne puoi scrivere anche un altro), mi auguro qualcuno un giorno ne possa riferire. Meraviglie di virtù, immagino: splendori del mondo femminile. “Che cosa esclude le donne” dice Ricolfi nel suo pezzo. Mah, per me in politica ce n’è fin troppe. Tutte lì a tentare di dimostrare l’indimostrabile. Quel tale diceva: le donne si raccontano come vorrebbero essere non come sono, e di danni (proseguo) se ne sono fatti fin troppi. Vorrei vedere un uomo alla Presidenza della Repubblica, proprio perché sono pacifista. Proprio perché sono to-tal-men-te disinteressato alla marcia di queste “rivoluzionarie” in rosa. Proprio perché pur non essendo prezzoliniano non me la “bevo”, anzi: rido pure. E vorrei continuare a farlo.

 

 

 

 

 

 

 

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