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LE REGIONALI PER CATANIA
Pubblicato il 01 Maggio 2022
A Palermo le elezioni amministrative serviranno anche per creare il nuovo assetto che concorrerà per le prossime elezioni regionali. Dalle grandi coalizioni (centro-destra e centro-sinistra coalizzato con il M5S), si formeranno i ranghi che si contrapporranno nel prossimo novembre per la sfida di Palazzo d’Orléans.
Esattamente, in maniera opposta, a Catania, i risultati delle elezioni regionali saranno cruciali per decidere il futuro sindaco della città, la cui data sembra fissata per la prossima primavera del 2023. Stando ai pronostici e alle candidature che si stanno profilando, la provincia etnea vedrà uno scenario politico assolutamente balcanizzato.
La legge elettorale regionale – che è opportuno e pedagogico ricordare – prevede una soglia di sbarramento al 5% ed un sistema di attribuzione dei seggi di tipo proporzionale puro: il cosiddetto metodo “Hare”, il quale prevede l’attribuzione dei seggi secondo la regola del quoziente e dei resti più alti (ovvero la formula Q = (V/N); Q = quoziente di Hare, V = voti degli elettori, N = numero di seggi), garantendo quindi le liste minori a discapito delle più forti (a differenza del metodo d’Hondt, previsto per gli enti locali, che assegna i seggi disponibili in base ai risultati ottenuti in ordine decrescente, premiando invece le liste più forti).
Alla scorsa tornata elettorale del 2017, i voti validi in provincia di Catania furono 447.271, di cui 401.671 per le liste che superarono la soglia di sbarramento del 5%, determinando un quoziente elettorale per ciascun seggio pari a 30.897,76 (che è il numero dei voti validi ammessi alla distribuzione diviso il numero dei 13 seggi da assegnare in provincia), secondo cui si creò il seguente scenario politico:
MOVIMENTO 5 STELLE, voti 118.709, (26,54%), 4 seggi;
PARITO DEMOCRATICO, voti 67.444 (15,07%), 2 seggi;
SICILIA FUTURA, voti 26.702 (5,97%), 1 seggio;
FORZA ITALIA, voti 68.221 (15,25%) 2 seggi;
NELLO MUSUMECI PRESIDENTE – FDI – NOI CON SALVINI, voti 37.226 (8,23%), 1 seggio;
DIVERRÀ BELLISSIMA, voti 29.324 (6,55%), 1 seggio;
IDEA SICILIA – POPOLARI E AUTONOMISTI, voti 28.696 (6,41%), 1 seggio;
UDC, voti 25.349 (5,66%), 1 seggio.
Dall’analisi del voto, fra i tre poli del tempo (M5S, centro-sinistra e centro-destra), a primeggiare fu il centrodestra, ben 6 deputati, seguito dal M5S con 4 e centro-sinistra appena 3.
In questi cinque anni di legislatura palermitana, acqua sotto i ponti ne è davvero passata tanta. I deputati Sammartino e D’Agostino sono rientrati nel centrodestra; Il movimento grillino ha subito una flessione testimoniata dalle non brillanti performance a livello comunale, tuttavia un recente sondaggio li attesta sulla regione ad oltre il 20% dei consensi. È tornata la Democrazia Cristiana che con Totò Cuffaro la si vede crescere nell’indice di gradimento dei siciliani. Fratelli d’Italia nell’opinione pubblica sembra essere la prima forza del centro-destra. In fine, la lista di Cateno De Luca, Sicilia Vera, la quale viene valutata ben al disopra della soglia di sbarramento sarà certamente presente al momento della ripartizione dei seggi.
Quale sarà quindi il prossimo scenario politico in provincia di Catania? In base ai diversi sondaggi pubblicati, azzardiamo delle ipotesi:
Il MOVIMENTO 5 STELLE, sebbene non all’apice della sua forza, potrebbe centrare da 2 a 4 seggi;
Il PARTITO DEMOCRATICO, stimato fra l’11% e il 14%, dovrebbe riconfermare i 2 seggi;
FORZA ITALIA, con una rosa di papabili candidati di tutto rispetto, non avrà difficoltà a riconfermare i 2 seggi;
La LEGA di SALVINI, valutata intorno il 7,5%, al cui seno milita il panzer delle preferenze Luca Sammartino, conquisterà certamente 1 seggio;
DIVERRÀ BELLISSIMA, nonostante in provincia esprima il presidente uscente e l’assessore alla sanità non pare possa centrare più di un 1 seggio;
L’MPA di Raffaele Lombardo, che diversi rumors danno coalizzato con Noi per l’Italia di Saverio Romano, superando la soglia regionale, non avrà certamente problemi a prendere almeno un seggio sotto il vulcano.
La DC di Cuffaro ed i cugini dell’UDC non dovrebbero centrare più di un seggio ciascuno (sebbene, non si nega l’ipotesi che una di loro, se non entrambe, rischiano di rimanere addirittura fuori dall’assegnazione provinciale dei seggi).
In questo scenario gira però l’incognita scatenata di De Luca, che diversi istituti demoscopici attestano a ben due cifre.
Fratelli d’Italia, forti del governo della città e della provincia etnea nonché quello regionale dove esprimono un assessore catanese, puntano ad almeno 2 seggi.
Nessun seggio per le liste minori: Lista Fava, Italia Viva di Renzi (che per la verità in Sicilia sembra esser confluita in Forza Italia) e Azione di Calenda.
Questo lo scenario attuale e, al netto di nuove aggregazioni future, il centro-destra, se unito e compatto, parrebbe di gran lunga il più favorito. La variabile Cateno De Luca, che potrebbe raccogliere parte dei consensi antagonisti, precedentemente polarizzati sul Movimento 5 Stelle, altamente gradito da larghe fasce popolari storicamente più vicine al centro-destra, potrebbe essere il vero ago della bilancia, sia all’ARS e sia per quanto concerne la scelta del futuro sindaco di Catania. Ad oggi, infatti, i nuovi militanti del movimento etneo di De Luca, che per la maggior parte provengono dalle file del centro-destra, rendono verosimile l’ipotesi di dialogo e sintesi più con il centro-destra che con altre aggregazioni.
A Catania, i papabili candidati a primo cittadino sembrano essere: il sempreverde Enzo Bianco, sui cui però pende un procedimento penale per le vicende che hanno interessato il dissesto economico della città, e, sempre in quota PD, gradita sarebbe la figura del professore Maurizio Caserta. Mentre, nello schieramento opposto, oltre l’outsider Riccardo Tomasello, già presidente del comitato dei festeggiamenti agatini e fondatore di un movimento civico, non celata è la velleità della neo-leghista Valeria Sudano accompagnata dalla sempre più insistente voce secondo cui il leader autonomista Raffaele Lombardo abbia in mente un altro candidato il cui nome al momento è assolutamente top secret: forse Antonio Scavone? O lui stesso in prima persona?
Euplio.
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