di iena antimafia
Torna d’attualità la storia di Nino Agostino, il valoroso agente della Polizia di Stato ucciso nel lontano 5 agosto del 1989 a Villagrazia di Carini, insieme alla moglie Ida Castellucci, incinta di cinque mesi di una bambina. Quella dell’agente Agostino è senz’altro una delle vicende più drammatiche e oscure vicende della storia di un’ Italia infangata dai poteri deviati. Gli assassini di Nino Agostino e i suoi mandanti sono ancora ignoti e sul fascicolo relativo alle indagini sul suo assassinio è stato apposto il Segreto di Stato.
Il giorno in cui vennero uccisi senza pietà, Nino e Ida si trovavano davanti alla villa di famiglia per partecipare al compleanno della sorella di Nino. Furono trivellati con colpi d’arma da fuoco da due killer giunti su una moto, sotto gli occhi impotenti dei genitori Vincenzo e Augusta. Il padre di Nino, Vincenzo Agostino (nella foto), ha fatto di tutto affinché fosse fatta luce sull’assassinio e non taglia più la barba da allora, ha promesso che lo farà solo dopo che sarà fatta giustizia per suo figlio, la nuora Ida e sua nipote mai nata.
In questi giorni “Repubblica” ha svelato dei particolari inediti sui presunti depistaggi attorno alle prime indagini dei quali si discute da tempo. “Il 9 agosto 1990 -riporta ‘Repubblica’- il padre dell’agente Nino Agostino, assassinato con la moglie quasi un anno prima, venne convocato alla squadra mobile di Palermo per visionare sette fotografie. Così, su ordine della Procura, la polizia provava a dare un volto ai due giovani che si erano presentati a casa di Vincenzo Agostino, pochi giorni prima dell’omicidio, chiedendo del figlio e dicendo di essere suoi colleghi. Fra quelle sette foto, c’era anche quella di Vincenzo Scarantino, il pregiudicato della Guadagna che tre anni dopo sarebbe diventato il falso pentito utilizzato per chiudere l’inchiesta sulla strage Borsellino. Lo dice un verbale, che Repubblica ha ritrovato fra le carte dell’inchiesta Agostino: nel terzo foglio, ci sono due foto segnaletiche di Scarantino; nell’ultimo foglio, le sue generalità, “Scarantino Vincenzo, Palermo 21/10/1965”. Davvero curioso, soprattutto perché nel 1990, così come nel 1992, c’era lo stesso investigatore a capo della squadra mobile di Palermo, Arnaldo La Barbera, oggi chiamato in causa dalla Procura di Caltanissetta per aver costruito ad arte il personaggio Scarantino nelle indagini sulla strage di via d’Amelio. Ma perché proprio la foto di Scarantino venne mostrata al padre dell’agente Agostino? Quale pista si voleva suggerire?” Si chiede legittimamente ‘Repubblica’ che aggiunge- “La Barbera è morto nel 2002, non può fugare i dubbi che continuano a emergere. Adesso, pure sulla gestione del caso Agostino. Sono dubbi che già aleggiavano da tempo: la notte del delitto, scomparvero alcuni appunti dell’agente ucciso, dopo una perquisizione a casa sua fatta da alcuni poliziotti”.
“E nelle ore successive, una delle sorelle di Nino Agostino fu anche sottoposta a uno strano interrogatorio alla squadra mobile: “Continuavano a chiedermi il nome di un’ex fidanzata di mio fratello”, ha raccontato nei mesi scorsi Flora Agostino ai pm Nino Di Matteo e Francesco Del Bene, che sono tornati a indagare su questi misteri”… Continua a leggere alla fonte su ‘Repubblica’
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