Politica

Lettera al mio direttore: «Catania può!»: avanti così, avanti coi «Tavoli progressisti»

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di marco pitrella

Caro direttore, caro Marco,

sarò sincero, come in fondo lo sono sempre stato, non fosse altro che mancherei di rispetto alla nostra (quasi) decennale collaborazione e, soprattutto, alla nostra amicizia.

Non sono d’accordo con la valutazione che hai espresso nei due articoli sui «Tavoli progressisti»: «Catania può!», piuttosto; avanti così, avanti coi «Tavoli progressisti».

In una città come la nostra, il fatto che delle persone si riuniscano liberamente e in modo trasparente non è un particolare di poco conto; anzi è cosa buona e giusta.

Se a promuoverlo è la politica, meglio ancora.

In vista delle imminenti elezioni amministrative, infatti, Partito Democratico, M5S, Sinistra Italiana, Europa Verde, e il forum, appunto, «Catania può!», insieme si sono dati un metodo: partire dal programma e insieme scegliere il candidato sindaco; finalmente un precedente importante che viene dal sud, un segnale di valore nazionale dopo i disastri del centrosinistra che in Sicilia hanno raggiunto l’apice nelle scorse regionali.

Il metodo è corretto, quindi; del resto, sei stato tu a riconoscerlo definendo «lodevole» l’iniziativa e «qualificata» la gestione dei tavoli: non è la quantità dei partecipanti ma la qualità degli interventi a essere rilevante.

Catania è la nona città d’Italia, Catania è Catania e c’è da esserne pienamente consapevoli.

Non è un caso che ai tavoli ci siano i segretari dei partiti e non è un caso, ancora, che ci siano i segretari delle organizzazioni sindacali e che ci siano gli esponenti della cosiddetta società civile, e, in ultimo, non è un caso che ci siano le associazioni: si programma e non si vive alla giornata: dall’11 al 28 febbraio ben 15 gli incontri sui temi più importanti per la città.

Se tanto mi da tanto, una cosa mi viene da chiederti: cosa c’entra Villari, ANGELO, con il progressismo catanese? E lo chiedo a te che qui lo hai collocato.

Il motivo è sempre uno, sempre quello, sempre lo stesso: uno come lui che per le regionali s’è comportato come s’è comportato; uno che di notte e notte è passato dal Partito democratico a Cateno De Luca, altro che progressismo … semmai, quando chiederà scusa?

Nell’attesa, caro Marco Benanti, io, dal canto mio, preferisco sedermi attorno a un tavolo, l’unico: quello dei «progressisti».

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Marco Pitrella

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