Gentile Redazione, in merito al percorso del fronte progressista, avendo lavorato nel contesto del Forum Civico CataniaPuò, avendo coordinato il percorso dei Tavoli progressisti, avendo materialmente redatto il programma della coalizionee avendo poi partecipato al processo di scelta dei candidati a Sindaco individuati dai partiti, ci corre precisare quanto segue.
Il Forum Civico CataniaPuò ha partecipato al tavolo politico sulla scelta dei candidati del fronte progressista su esplicita richiesta dei partiti ed esclusivamente come facilitatore, senza avanzare proprie proposte, in nessuna occasione, ma aiutando a costruire delle regole condivise. Abbiamo dovuto prendere atto, sin dall’inizio del percorso, che il processo partecipativo, dati i tempi e gli attori in campo, non avrebbe potuto culminare, come sarebbe stato naturale, nella scelta aperta e pubblica di un candidato tramite delle primarie cittadine.
In questo quadro, dopo l’indicazione del dr. Abramo abbiamo ritenuto sin dall’inizio che questi dovesse non solo sottoscrivere il programma partecipato, ma dichiarare esplicitamente la sua distanza da una parte politica, quella del già Presidente della Regione Raffaele Lombardo.Come noto non si è mai giunti all’ottemperamento né della firma del programma, su vari temi politicamente impegnativo, né apubbliche dichiarazioni.Sulle ragioni della rinuncia alla candidatura da parte di Abramo si è poi aperto un dibattito avvilente e continuiamo a ritenere che chi sia colpito da ricostruzioni non veritiere, se esse tali sono, dovrebbe tutelarsi nelle sedi preposte.
Oggi, sotto la candidatura di Maurizio Caserta, registriamo un ampliarsi della coalizione progressistaa soggetti che non solo non hanno condiviso il percorso dei tavoli, ma che lo hanno avversato apertamente. L’adesione alla coalizione della lista che prende il nome dal già sindaco Enzo Bianco (stesso nome, da anni e anni) avviene non per una folgorazione sulla via di Damasco, o per profonda sintonia politica, ma solo dopo la sentenza che ha sancito l’incandidabilità dello stesso. Altre adesioni arrivano da mondi ed esperienze che nulla hanno a che vedere con il programma e la cultura politica emersi dall’esperienza partecipata dei tavoli. Ciascuno potrà valutare se tali “annessioni” rafforzino o piuttosto non mortifichino, in modo evidente, il richiamo alla legalità che è al centro del programma partecipato.
Abbiamo investito, insieme a tante e tanti, in un processo diverso da quello che oggi abbiamo dinanzi; un processo che cogliesse la novità del programma partecipato e riprendesse coraggiosamente, con la fatica e il rischio che la politica comporta, a parlare alle parti della città alle quali la sinistra, da tempo ormai, e non da soli cinque anni (il tempo della disastrosa amministrazione Pogliese), non riesce più a rivolgersi. Invece il programma è, sino ad ora, rimasto lettera morta o quasi, mentre avrebbe contribuito a creare un forte voto d’opinione. Si è avviata una fase voltaa costruire alleanze “a tavolino” poco coerenti, dalla dubbia solidità e che costringeranno molte e molti a guardare ancora con diffidenza alla politica o a votare “turandosi il naso”: non basta, non si costruisce così un reale futuro civile, purtroppo. Il punto, in politica, non è solo vincere o perdere, quanto “come” si vince o si perde, investendo sul futuro dei processi politici.
L’esperienza dei Tavoli progressisti rappresenta, ad oggi, la vera novità della politica catanese di questi mesi. Una novità da preservare e promuovere, ancora imperfetta ma preziosa, che deve crescere, migliorare, amplificarsi, diffondersi. Una novità che non pochi, a ragione, temono.
Catania, lo sappiamo, è una città che ha una visione di sé ristretta, provinciale, funzionale ad interessi distorti e inadeguata alla sua storia ed al suo ruolo quanto alle emergenze drammatiche che la attraversano: dalla vivibilità all’ambiente, dalle disparità di cittadinanza alla scuola, dalla povertà sociale alle sofferenze di una vera cultura dei beni comuni. Ha soprattutto una partecipazione democratica asfittica e insufficiente: nelle fasce periferiche e meno abbienti, storicamente, ma anche in una borghesia troppo spesso piccola piccola, se non avida, pavida e narcisista. Il percorso dei tavoli ha iniziato a promuovere soggettività e passioni, talenti e competenze troppo spesso fuori dal dibattito civile e cittadino, e per questo èstato costruito come un progetto sotto forma di diritti, negati e voluti, mortificati e rivendicati, per le cittadine e i cittadini di Catania. Quale che sia l’esito della contesa elettorale, questo programma sarà lo strumento che la società civile avrà per incalzare la politica dal basso, per svolgere un ruolo di forte controllo sull’azione amministrativa futura e continuare a progettare ed esigere un futuro di sviluppo e libertà.
Desideriamo quindi fare appello alla cittadinanza per consentire che questo ruolo di controllo sia rafforzato da un’ampia presenza in Consiglio Comunale di quelle forze politiche e di quelle candidate e di quei candidati che hanno realmente ed attivamente partecipato ai Tavoli progressisti, considerando gli accordi con Bianco e ancor più con Tomasello (già candidato per la destra nel recente passato, contro Bianco e Caserta) una vera e propria anomalia elettoralistica rispetto al percorso avviato.
In conclusione: nei prossimi anni in Sicilia orientale arriveranno i miliardi del PNRR. Una cifra enorme e straordinaria. Potranno essere occasione di crescita e riscatto, oppure, se gestiti in modo clientelare, l’occasione perduta che genera un nuovo trentennio di mafie e sottosviluppo. Un vero dibattito democratico sarà fondamentale per evitare la seconda e contribuire a costruire la prima di queste possibilità. Ma per un dibattito democratico ci vuole un consiglio comunale ricco di competenze, disinteresse, passione e spirito civile. Non fatto da coalizioni che si disintegrino il giorno dopo la contesa elettorale, ma che scommettano nella e sulla città, in una vera anche se difficile campagna elettorale che porti a votare nuove energie civili e umane, a partire dalle zone urbane – troppe – dimenticate e penalizzate.
I Tavoli – con un rapporto più strutturale ed organico con il mondo delle associazioni, del lavoro e del volontariato, e con la stessa autonomia e terzietà dimostratesi coerenti ed efficaci – devono continuare a vivere e crescere, anche domani, per costruire un futuro diverso per una città che è allo stremo, che non merita trasformismi paludati né una destra che la ha già condotta in uno stato disastroso.
Firme: Attilio Scuderi, Paolo Castorina, Nicola Grassi.
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