Lettera dei docenti Unict per la Palestina


Pubblicato il 14 Luglio 2024

Riceviamo e pubblichiamo:

“Magnifico Rettore,

Chiar.mi componenti del Senato accademico,
In preparazione del prossimo Senato, e profondamente convinti del valore del dibattito interno alla nostra comunità accademica, poniamo alla Vostra attenzione la lettera aperta qui allegata, chiedendo di aprire un confronto franco sulla questione di Gaza e della Palestina. Anche alla luce degli sviluppi nel frattempo intervenuti, riteniamo infatti fin qui insufficiente la posizione ufficiale presa dai nostri organi, posizione da cui dunque non ci sentiamo appieno rappresentati. Il massacro e la distruzione cui il governo di Israele, nel silenzio quasi unanime dei paesi occidentali, sta sottoponendo la popolazione gazawi in rappresaglia per il (tragico e ingiustificabile) attacco del 7 ottobre ci impongono di prendere parola, e di denunciare con vigore la violenza in atto. Come docenti dell’Università di Catania, impegnati quotidianamente nella costruzione di una cultura di pace, antirazzista e antifascista, ci sentiamo in dovere di portare un nostro contributo critico alla discussione pubblica, perché davanti a quanto sta accadendo non possiamo più, in coscienza, chiudere gli occhi e girarci altrove.
Fiduciosi che queste nostre convinzioni incontrino anche la Vostra sensibilità, e ringraziandoVi già da ora per l’attenzione,
Docenti Unict per la Palestina.

Come docenti dell’università di Catania riteniamo sia necessario far sentire in modo forte e chiaro la nostra voce di fronte all’orrendo massacro della popolazione palestinese da parte di Israele. Ad oggi circa 37.000 morti, per la maggior parte donne e bambini, dal tragico attacco del 7 ottobre, per un’azione di guerra che la Corte Internazionale di Giustizia sta giudicando come “plausibile genocidio”, e per cui la procura della Corte Penale Internazionale ha chiesto il mandato di cattura, oltre che per i leader di Hamas, anche per il premier e il ministro della difesa israeliani, i quali hanno peraltro ignorato la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 25 marzo 2024 (n. 2728) che imponeva l’immediato cessate il fuoco. L’ONU ha anche recentemente inserito Israele nella blacklistdei paesi che commettono gravi violazioni contro i diritti dei bambini nelle zone di guerra.

Le mobilitazioni per il cessate il fuoco e il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese da mesi ormai attraversano diffusamente i principali paesi occidentali (USA e paesi UE in testa), oltre che quelli arabi. E a mobilitarsi sono soprattutto le università, dove studenti e studentesse con le acampadas e diversi gruppi di docenti chiedono, in particolare, l’interruzione dei rapporti con le università israeliane, ma anche con le aziende belliche implicate nel conflitto, per fare pressione sulle autorità politiche e accademiche di Israele e dei suoi alleati occidentali. Anche in Italia, dallo scorso autunno, studenti/esse e gruppi di docenti si sono mobilitati e stanno protestando nelle università, ottenendo alcuni risultati significativi, come le mozioni dei senati accademici di Torino, della Scuola Normale di Pisa e, da ultimo, dell’università di Palermo, che ha interrotto gli accordi Erasmus con Israele e non ne stipulerà di nuovi fino alla fine della crisi. Anche il senato accademico di Catania ha approvato una mozione su Gaza (https://www.unict.it/it/ateneo/news/gaza-mozione-la-pace) in risposta alle rivendicazioni degli studenti e delle studentesse in mobilitazione per la Palestina, i quali però hanno criticato sia il mancato coinvolgimento nel processo decisionale (ritenendo inefficace la riunione informale coi senatori), sia il contenuto della mozione.

Pur valutando positivamente alcuni passaggi come quello relativo allo stanziamento di fondi per l’accoglienza di studenti e docenti palestinesi in fuga dalla distruzione di scuole e a favore dell’università a Gaza, o quello sull’impegno a rendere disponibili entro breve tempo i testi degli accordi internazionali con altri atenei, anche noi come docenti dell’università di Catania riteniamo largamente insufficiente la mozione del senato catanese. Innanzitutto, riteniamo insufficiente la derubricazione ad “azioni di controffensiva” dell’invasione di Gaza da parte dell’IDF, come se il conflitto in Palestina non esistesse da ben oltre 70 anni, segnato dai processi di occupazione e colonizzazione illegale dei territori palestinesi, (che ha portato alla sostanziale deportazione di gran parte della popolazione nei campi profughi) in violazione a svariate risoluzioni dell’ONU. Non condividiamo poi il totale diniego alla proposta di interrompere accordi e convenzioni o rifiutarne di futuri tanto con le aziende che investono sulla guerra, come Leonardo spa, tanto con le università israeliane che in molti casi hanno mostrato un evidente coinvolgimento e una strutturale complicità con le attuali e scellerate politiche governative di quel paese, anche con una grave e reiterata azione di repressione del dissenso interno (vedi i casi di docenti sanzionati e licenziati).

Per questi motivi chiediamo al rettore e al senato accademico di rivedere la mozione e riprendere su basi diverse il dialogo e il confronto con le studentesse e gli studenti in mobilitazione, coinvolgendoli in un reale processo decisionale, riconsiderando i seguenti punti:

  1. Integrare con una delegazione degli/elle studenti/esse per la Palestina la Commissione che dovrebbe valutare “attentamente il rispetto del nostro codice etico e del nostro Statuto nella ricerca e nei rapporti interistituzionali” al fine di “escludere da ogni accordo negoziale attività che fanno riferimento a tecniche direttamente o indirettamente connesse ad attività di tipo bellico e/o ad alto impatto ambientale”, riguardanti cioè anche lo sviluppo di tecnologie dual use per scopi militari.
  2. Sospendere, nelle more dei lavori della Commissione, gli accordi con quelle aziende come la Leonardo spa che producono dichiaratamente tecnologie belliche.
  3. Interrompere gli accordi e le relazioni formali con università israeliane, come quello in vigore con l’Università di Tel Aviv, o quantomeno impegnarsi a non stipularne di nuovi sino alla fine della crisi in atto.
  4. Dichiarare esplicitamente che mai si stringeranno accordi con Università e aziende israeliane con sede in territori palestinesi occupati illegalmente

Riteniamo infine che sia necessario avviare da subito in Ateneo e dunque anche nella nostra realtà una riflessione – tra docenti e studenti/esse – sui temi globali dei conflitti e delle diseguaglianze sociali e geo-politiche. Per tale ragione – a presidio di dibattito, conoscenza, libera circolazione di idee e promozione di una cultura di pace, antifascista e di un’azione critica e civile – ci impegniamo a costruire nei prossimi mesi un “Forum permanente dell’Università di Catania su diseguaglianze e conflitti”.

In un tempo di militarizzazione delle coscienze, di polarizzazione strumentale e demagogica anche delle istituzioni della ricerca e della cultura, di sdoganamento di nuovi e vecchi fascismi, è urgente conoscere per agire e per smontare scenari cupi che stanno già cambiando, in peggio, la vita di tutt* noi.

Catania 12 luglio 2024

Primi firmatari:

Stefania Arcara, Maria Luisa Barcellona, Rossana Barcellona, Lavinia Benedetti, Alberto Biuso, Margherita Bonomo, Laura Bottini, Ferdinando Branca, Claudia Cantale, Luca Capponcelli, Venera Cardile, Rossella Caruso, Mirella Cassarino, Xenia Chiaramonte, Lorenzo Coccoli, Lucio Compagno, Eliana Creazzo, Anita Fabiani, Sabina Fontana, Salvo Giuffrida, Antonio Grassi, Rosario Gulino, Fabrizio Impellizzeri, Simona Inserra, Souad Lagdaf, Cristina La Rosa, Simona Laudani, Giampiero Leanza, Giovanni Li Destri, Alessandro Lutri, Raffaella Malandrino, Anna Maria Maugeri, Salvatore Marano, Vincenzo G. Nicoletti, Vincenzo Pezzino, Gianni Piazza, Antonio Pioletti, Venerando Pistarà, Alessandro Pluchino, Francesco Punzo, Marcella Renis, Maria Olivella Rizza, Luca Ruggiero, Laura Sciacca, Attilio Scuderi, Fulvia Sinatra, Alba Rosa Suriano, Salvatore Tinè, Antonio Vesco.”


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