Letterina al segretario della Cgil di Catania Giacomo Rota

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Ciao Giacomo,

leggo  in queste ore sulla tua bacheca facebook una lunga serie di elogi, di omaggi, di “inchini”, in generale di “like” di varia umanità, di sinistra, di centro, di destra. Veramente commovente: tu, che ogni tanto, esci al naturale, cioè quello che sei veramente, cioè persona non tendenzialmente ipocrita, né farisea, avrai fatto qualche considerazione, dentro di te. Hai visto, Giacomo, come ti vogliono bene? Tutti sinceri, no, Giacomo? Che spettacolo!

Bene, ti scrivo queste due righe, prendendo spunto dal solito spettacolo della “commedia umana” per sottoporti una questione precisa: da più parti, mi viene riferito che durante l’assemblea di ieri 30 giugno, in alcuni interventi si sarebbero utilizzati espressioni con riferimenti a presunti “giornaletti scandalistici” o peggio, addirittura “giornalacci”. A chi si riferissero non è dato sapere (nell’ipotesi che qualcuno volesse alludere a “IeneSicule”, facciamo presente che per noi simili espressioni squadristiche sono una “medaglia al petto”), anche perchè -aggiungo io- trovare uomini capaci di fare nomi e cognomi, senza infingimenti e senza linguaggi da dorotei anni Settanta, è ormai impresa titanica.

La politica, pardon il sindacato, anche il sindacato, è popolato di claque plaudenti di beneficiati o beneficiandi dell’ apparato, in nome appunto della “democrazia dell’applauso” o del “like”: più ne hai, più sei affidabile. Una versione riveduta di taluni meccanismi del consenso di taluni regimi in cui l’individivuo era diventato marmellata, regimi che per fortuna la Storia ha spazzato via, purtroppo non completamente nei detriti culturali.

Ora Giacomo, ti chiedo semplicemente di prendere posizione proprio su questo, alla luce del fatto che anche in tuoi interventi presso il sindacato dei giornalisti hai difeso la libertà di stampa.

Prima di chiudere solo una considerazione: come impongono i meccanismi reali e non virtuali del “Sistema Catania” sugli aspetti politici e sindacali della nota vicenda scoppiata nelle ultime settimane attorno e dentro la Cgil in molti hanno preferito il silenzio.

A parte il “dibattito interno” alla Cgil, ho notato silenzi da parte degli altri sindacati, per non parlare delle associazioni di categoria e di quelle “padronali” pardon imprenditoriali. Non parliamo dei “rivoluzionari” dell’ “imminente rivoluzione comunista” e degli “antifascisti” specializzati nell’inseguire “fantasmi”e nel perdere la lingua quando un’organizzazione con la Storia e il valore politico e sociale della Cgil si trova al centro di una vicenda che imporrebbe prese di posizioni e di coscienza a trecentosessanta gradi. Ma questo è il loro spessore umano e culturale.

Saluti

e ricordati: tu non sei come loro

Marco Benanti, sempre dalla parte del torto.

Ps: facci sapere che c’è la privacy sulla foto, non vorremmo procurare profondo turbamento.

 

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Benanti

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