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L’indignazione, “scelga se fare l’avvocato o la mamma”
Pubblicato il 14 Dicembre 2019
di iena Athos
Pregiatissimo Direttore,
Le scrivo per testimoniare la mia indignazione, il mio sdegno e il mio risentimento per la frase che ho inserito nel titolo.
Fatta la parte politically correct, sottopongo alla Sua consueta attenzione alcuni fatti.
Apprendo che l’udienza del penale monocratico è tenuta da un giudice onorario, cioè da un magistrato non di carriera, e mi indigno perché questo ruolo dovrebbe essere di sostituzione e di supplenza, mentre di fatto diventa decisivo.
Apprendo che il suddetto giudice svolge la funzione onoraria da circa 20 anni, e mi indigno perché la carica è provvisoria e temporanea: questo è un inaccettabile precariato.
Apprendo che l’udienza era fissata per le ore 9 e che il rinvio alle 10,30 (poi diventate 11,30) era affisso, nell’era digitale in cui gli avvocati devono avere per legge una pec, sulla porta dell’aula di udienza, senza alcun preavviso.
Mi indigno perché, di tale disfunzione che è abituale, nessuno s’indigna.
Mi indigno anche apprendendo che il ritardo era dovuto ad altro impegno (comporre un diverso collegio penale) e che i giudici onorari sono insostituibili per evitare il collasso del sistema processuale; essi sono lodati per questo, ma nessuno si indigna per questa evidente stortura del sistema giudiziario.
Mi indigno perché vedo la gara a difendere il magistrato onorario che è tanto una brava persona, di solito, perché qui non si discute la persona ma il singolo comportamento.
Mi indigno perché gli avvocati non possono conoscere in anticipo l’ordine di trattazione dei processi, tutto è lasciato all’improvvisazione del momento, e nessuno si indigna.
Mi indigno perché il ruolo della categoria forense è svilito tutti i giorni, e nessuno protesta né si indigna.
Mi indigno perché abbiamo visto illegalità clamorose durante le nostre elezioni forensi, pareri legali preconfezionati, sentenze calpestate, e si sono indignati in pochissimi.
Mi indigno perché il nostro Comune è andato in dissesto, e nessuno si indigna.
Mi indigno perché la frase era infelice, il contesto insopportabile, e tutti danno un peso esagerato al dettaglio, mentre intorno a noi il processo naufraga e sembra sempre più una parodia di se stesso.
Mi perdoni se mi sono indignato troppo. In fondo, Lei sa che facevo finta.
Devotamente, Suo
Athos.
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