Fa tappa anche a Catania “L’Isola senza catene” la campagna di mobilitazione ideata da Cgil Sicilia. A Catania l’iniziativa è promossa dalla Camera del lavoro insieme alla Flai (lavoratori dell’Agroindustria), alla Filcams (lavoratori Commercio, Turismo e Servizi), e Fillea (lavoratori dell’Edilizia) contro il caporalato, lo sfruttamento del lavoro e il lavoro nero. La Cgil catanese e le tre categorie scendono anche una volta in piazza, fianco a fianco, per sanare le feriti più difficili del mercato del lavoro. E lo fanno parlando con i lavoratori, informandoli direttamente dei loro diritti e dei rischi correlati al lavoro senza garanzie e spesso frutto di pratiche illegali o arma di ricatto per scopi criminali.
Il calendario delle iniziative parte il 14 luglio e termina il 4 agosto nel Chiostro della Camera del Lavoro di Catania, con un intervento del segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, e del segretario generale della Cgil nazionale, Maurizio Landini. Ecco gli eventi: il 14 luglio appuntamento con gli edili di Fillea Cgil di fronte al Palazzo dell’Esa dalle 9,30 alle 11,30; il 17 luglio al Centro commerciale Porte di Catania dalle ore 9,30-11,30 e il 23 luglio Lido Piramidi alle ore 16 con i lavoratori di commercio e turismo Filcams, il 27 luglio a Paternò alle ore 4 bar Roxi e il 29 Luglio a Adrano piazza S.Agostino ore 4 con i lavoratori agricoli della Flai. Ultimo appuntamento il 4 agosto alle ore 19 in via Crociferi 40 serata con dibattito e musica.
“Reclutare la manodopera con sistemi illegali approfittando della povertà e della fragilità dei cittadini è un sistema che accomuna più comparti produttivi nella nostra provincia e con procedure tanto criminali quanto innovative. – commentano il segretario generale della Cgil di Catania, Giacomo Rota, e i segretari generali Pino Mandrà (Flai), Giovanni Pistorio (Fillea) e Davide Foti (Filcams)- Ci sono sempre più modalità, soprattutto dopo l’emergenza Covid, per far credere che il lavoro non sia un diritto ma un privilegio, tanto da arrivare alla richiesta più vile: esborsare denaro per poter lavorare.
Facciamo ad esempio fatica ad accettare che a quattro anni da quella legge denominata “anti caporalato”, nelle campagne gli intermediari siano ancora i caporali. È necessario che l’assunzione avvenga mediante il controllo pubblico.
Inoltre le lavoratrici e i lavoratori del terziario, del commercio, del turismo, dei servizi (appalti) e del lavoro domestico (colf e badanti) sono essenziali che devono ancora misurarsi con il lavoro nero e forme di assunzioni instabili e irregolari, contratti part-time fittizi, ferie non pagate e riposi non riconosciuti, o con Partite Iva usate per supplire a prestazioni di carattere subordinato ma senza tutele. E nel settore etneo delle costruzioni sono aumentate le forme di sfruttamento; non solo lavoro nero, piaga già endemica, ma anche irregolare, con formule contrattuali spurie come i “muratori a collaborazione o a partita iva”, o la richiesta di un vero e proprio “pizzo sul lavoro” attraverso la dichiarazione di un numero inferiore di ore pagate a fronte di quelle dichiarate. Alcuni datori di lavoro impongono la restituzione di quote di salario come la cassa edile o gli assegni familiari o, in pieno stile criminale avviano conciliazioni sindacali irregolari attraverso le quali viene estorta la sanatoria di parte del credito dei lavoratori”.