L’Italia nel caos della malattia


Pubblicato il 05 Aprile 2020

Ci muoviamo mentalmente in ginepraio di parole, sommersi di locuzioni giuridiche, seppelliti da gorgheggi scientifici, inondati da bollettini di guerra. Poi ancora il decreto del presidente del consiglio, il decreto legge, l’ordinanza, la delibera che hanno gremito le nostre giornate nelle segrete stanze e provenienti dalle ” stanze segrete dei bottoni” che provenivano da ” regnanti o podestà” poco importa a prescrivere, a impartire, a dirigere.

Tutti insieme mobilitati a dire qualcosa in più o in meno di quel che diceva il superiore e l’inferiore nella scala gerarchica anche con la solita assenza di coesione e unità che da noi, per carità, non deve mai mancare. .

Tutti insieme alle prese con il grande mostruoso ingranaggio dell’apparato burocratico che frena, rallenta e blocca atti, provvedimenti e decisioni provocando un tilt spaventoso. Tutti insieme ad  aver appreso che nel nostro exbelpaese non avevamo una politica per le emergenze e non sappiamo intervenire neanche nella prima emergenza.Tutti  insieme ad avere constatato che soltanto il sacrificio di poveri cristi ha evitato sin ora che la pandemia divenisse più grave di quel che si sa.

Tutti insieme a stare a casa tra pazienza, insofferenza, paura, ansia e stanchezza senza però immedesimarci veramente in quel che provano i difensori della nostra integrità fisica nelle varie trincee scavate in fretta.

Tutti insieme a pensare al disastro successivo delle “macerie invisibili” che questo minuscolo nemico che sta procurando. Tutti insieme a discettare tra  la fede nella scienza e la fede nel Cielo e  a sperare che come in tutte le cose c’è un inizio e c’è una fine. Io resto a casa per buon senso in quanto non mi piace incontrare un nemico che mi può fare molto male ma resto a casa anche per riflettere  su come devo cambiare e cosa posso fare nel futuro per me, per gli altri  dopo questa quarantena consapevole.

 

Rosario Sorace.


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