L’opening del Taomoda celebra Ferrè e la sartoria italiana

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di G.M. Tesei

L’inaugurazione del Taomoda 2019 è avvenuta nel bellissimo Palazzo Ciampoli di Taormina, unendo una location d’unica bellezza e storia a vari momenti di grande interesse quali la mostra “Contemporary art fashion design”, la tavola rotonda, intitolata “Fashion System, strumento per il turismo d’elite”, le exibition di Arturo Delle Donne, Francesco Palmieri e le installazioni di alcuni ragazzi dell’Istituto Marangoni di Milano e la mostra finale, tenutasi all’hotel Excelsior di Rosella Castorina, ossia “La tradizione sartoriale, eccellenza del made in Italy” by Lemmi Perugia.

Paola Cacianti, moderatrice delle varie fasi, nel corso della tavola rotonda, nel presentare il libro “Dior par Gianfranco Ferré” (Editions Assouline), ha discettato sul talento di Gianfranco Ferré con, tra gli altri, Rita Airaghi, direttore generale della Fondazione dedicata allo stilista, sottolineando come lo stilista milanese sia stato un vero e proprio architetto della moda , un direttore d’orchestra dell’arte dell’abito, uno stilista che ha saputo trasfondere la sua creatività anche nella manualità architettonica applicata alla visione della donna, divenendo inoltre l’inventore del prêt-à- couture, sostanzialmente un miscellaneo tra prêt-à-porter e la haute couture.

Agata Patrizia Saccone, fondatrice di Taomoda, ha affermato di avere conosciuto Rita Airaghi proprio un anno dopo la scomparsa di Ferrè ed ha ringraziato la neo-direttrice del Parco Archeologico di Naxos Gabriella Tigano(“ il connubio tra arte e moda è fondamentale per valorizzare entrambe”) ,ed anche la sua predecessora Vera Greco, per avere permesso al Palazzo Ciampoli, dopo la mostra delle opere di Francesco Messina( il creatore del cavallo della RAI di ospitare il secondo significativo evento, il primo in assoluto in ambito moda.

La figura di Ferrè viene tratteggiata da Rita Airaghi movendo dalla laurea che ,lo stilista creatore della Gianfranco Ferré Spa, ha conseguito al Politecnico di Milano in architettura nel 1969, prima che entrasse quasi per caso nel mondo della moda e fondasse nel 1978 la sua casa di moda, inaugurando il periodo della grande moda italiana nel mondo con il trionfo della stessa a partire dagli anni ’80.

La prima sfilata di Ferrè ad Altamoda Roma, che all’epoca era un imperdibile momento internazionale della moda, nel 1986 segnò per lo stilista milanese un momento fondamentale, facendo peraltro Ferrè un percorso inverso rispetto a Valentino od altri grandi, partendo ossia dal prêt-à-porter per giungere all’alta moda.

Questa esperienza si concluse nel gennaio del 1989 quando Dior offrì al talento di Milano la direzione di tutte le sue linee, superando lo sciovinismo francese nella cultura, nello champagne e nella moda, contraddistinto dalla grande diffidenza e dell’atteggiamento di superiorità verso il genio italico.

La Dior, che ha avuto nel leading role personaggi del calibro dello stesso fondatore Christian, dell’ex assistente Yves Saint Laurent ,dopo la scomparsa prematura dello stesso Dior del 1957, di Marc Bohan a partire dal 1960, finalmente, nella massima segretezza decise, nel 1989, quindi di affidarsi ad un italiano che ebbe la sua consacrazione con una giuria internazionale che gli attribuì il premio Dé d’or (Ditale d’oro) per la migliore collezione della stagione, cosa che spinse i francesi ad ammettere le grandissime qualità dello stilista-architetto, pur ironicamente volendo sottolineare che il suo nome poteva sembrare , al suono, francese.

Questo atteggiamento francese, venne a sua volta ironicamente disanimato dallo stesso stilista che ricordò come il lusso e la moda giunsero in Francia grazie a Caterina de’ Medici.

La precisione, la decisione e la passione hanno consentito a Ferrè di sposare appieno il progetto Dior, con la sua capacità di coinvolgimento di tutti i lavoranti, creando un team la cui coesione si trasmetteva pienamente nei risultati delle sue creazioni.

Tutto ciò emerge dal libro “Dior par Gianfranco Ferré” che rappresenta anche la continuazione della celebrazione del settantennale di Dior, con sette installazioni presenti a Palazzo Ciampoli che inneggiano all’arte di Ferrè, creativo che si è saputo giovare dell’ottimo entourage francese.

A proseguire il ricordo di Ferrè è stato Gianni Cinti fashion designer che ha fatto parte del novero degli stilisti che hanno lavorato per Ferrè, che ha evidenziato come non sapesse quale elelemento discriminativo usasse lo stilista milanese per scegliere il suo staff, se non il canone della precisione e della conoscenza dei dettagli delle persone che lo contornavano.

Questa sua precisione è assurta a metodologia che ha contraddistinto le fondamenta del made in Italy, fatto di un design che convoglia tutti gli aspetti della moda e che sa connettere l’idea all’aspetto oggettivo con grande accuratezza, diligenza, esattezza e meticolosità.

Ferrè ha riversato questa sua cura dei dettagli e dell’insieme facendo sua l’eredità di Dior e rendendola contemporanea al suo tempo.

Tra le sue caratteristiche precipue vi era il partire dalla “vita” per poi strutturare il vestito partendo proprio da quella porzione di vestito ed il grande amore per i tessuti maschili, usati però per gli abiti femminili.

Altri suoi tratti distintivi erano sicuramente la passione per la riga, per il bianco e nero e l’uso del pois, tipicamente francese, che Ferrè rendeva “gigante” con un effetto caleidoscopico che ha spostato il linguaggio stilistico della moda oltre i suoi limiti.

La connessione tra lo stile Dior e quello proprio di Ferrè era patente ne “l’annodare” le cose: centrale è il nodo che sposta la prospettiva dell’abito, l’amore per i fiochi, con un senso di costruzione architettonica evidente, per uno stilista la cui grandezza è promanata anche dai suoi elegantissimi abiti da sera, per un creativo difficilmente inquadrabile essendo al tempo stesso illustratore, disegnatore, stilista ed architetto d’abiti.

Un “elemento” particolarmente caratterizzante di Ferrè è la camicia bianca, presa dal guardaroba maschile e spostata in quello femminile giocando su tessuti, lavorazioni, simmetrie , creando un mondo complesso ed unico.

Da Dior Ferrè trasferisce a Saint Laurent un amore per l’arte che Ferrè trasmette ai suoi abiti mediante stampe colorate che riprendono le opere di grandi artisti.

Anche il famoso abito “a colonna” esprime tutta la plasticità dell’arte classica e della scultura per uno stilista per cui l’abito è l’esito finale di un mondo variegato e creare abiti vuol dire narrare storie e tutto ciò che è storia.

Franco Parisi, top Buyer di brand internazionali e tanto altro che verrà premiato nella serata finale per l’attività centennale della sua famiglia, ospite anch’egli a Palazzo Ciampoli ha sottolineato come purtroppo siti e palazzi storici non sempre vengano valorizzati, mentre i luoghi d’arte sono in grado di valorizzare il fashion e viceversa.

Nel suo essere apunto di riferimento per la moda italiana ed internazionale e per i brand contemporary , come evidenziato dalla Saccone, Parisi ha inoltre aggiunto che Taormina si sta allineando ai nuovi brand, ma che sta trascurando la bellezza di sé stessa, essendo diminuiti anche i negozi di moda, nonostante la moda attiri, secondo il proprietario del ristorante “Baronessa” e tra i primi promotori della Camera Buyer d’Italia, come i film per cui bisogna valorizzare ulteriormente la moda a Taormina, seguendo proprio il percorso di Taomoda.

Dopo che Veronica Leone, presidentessa della fondazione architetti Catania, ha ricordato il contest che ha per obiettivo la realizzazione di un pezzo di design per il premio Taomoda Tao Award 2020 e che Toti Cotrafatto, a capo della Compagnia delle Opere Sicilia, sottolineasse la superiorità delle risorse umane sulle altre, l’importanza della passione, dell’entusiasmo e della voglia di cooperare per migliorare la società, Il dottor Lemmi ha introdotto la mostra sulla tradizione sartoriale asserendo come, da proprietario di una sartoria storica che ha 72 anni, si è reso conto del fatto che la sartoria e la moda siano due mondi paralleli ma con gusto, capacità , manualità ed altre caratteristiche differenti.

I grandi nomi, secondo Lemmi, non si avvicinano alla sartoria e poiché per completare un abito sartoriale occorrono 52 ore occorrono passione e dedizione, con i giovani non sempre avviati verso questa attività anche se la Saccone ha evidenziato che vi è un risveglio d’interesse verso questo campo di creazione d’abiti.

La stessa Saccone ha preannunciato il Tamoda Tao Award Excellence imprenditoria a Brunello Cucinelli per la sua attitudine ad investire tendendo conto del welfare e della cultura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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