Iena dell’Opposizione.
Mentre quasi tutti gli italiani, mestamente, si leccavano le ferite per la disfatta della nazionale, all’ombra del vulcano, qualche migliaio di catanesi festeggiavano l’essersi ripresi il Castello Ursino. Il sindaco festante ballava sul palco al ritmo dei dj che avevano fatto la storia delle notti anni 80/90 al “Mc Intosh” e al “Banacher”.
La Catania bene o quella che fu, plaudente, si lasciava andare al ritmo dei REM e degli U2. Le parole dal palco erano inequivocabili e ammiccavano a chi c’era in quegli anni, con dei codici che poteva comprendere solo chi ha frequentato l’ex regno degli Aronica: “Alfio Drago in regia”, diceva il Dj tra le risate di chi stava sotto e sopra il palco. A dominare tutto questo il Castello Ursino, bello e maestoso, sembrava sorpreso di vedere tutta quella gente che lì, al Castello, non c’era mai stata o quasi.
Sì, perché ieri sera la piazza era popolata da persone che, in questo periodo, stanno, o stavano, al club della stampa, al “Manteca”, al “Filens”, alla “Giara” a Taormina o al limite “rotolavano verso sud” in direzione Marzamemi. Cosa c’entrino con il Castello di Federico II, diventato negli ultimi anni il regno della carne arrostita, non è dato saperlo. Ma forse è questa la chiave di tutto: si sono ripresi il castello Ursino.
Il castello è stato bonificato da tutta quella brutta gente che popolava la piazza, dagli uomini in maglietta bianca attillata e le donne con quei leggins fuxia. E’ un fatto di decoro: Catania non è più casa loro, lo devono comprendere. Si deve decidere: o noi o loro. E la risposta è scontata, visto chi dà le carte, è: noi! Catania ha bisogno di ordine, decoro, bella gente. Per gli altri non c’è posto, se ne tornino nei quartieri dove tutto fa schifo e dei quali a noi non ce ne frega nulla. E poco, importa se da lunedì, il castello resterà desolato e chi ci abita si sentirà straniero a casa sua. E’ un fatto di bon ton, i mammoriani non sono in lista.
Questa è la destra catanese, direte voi… ma sbagliate questa è la Catania borghese, nella quale il 10% di chi vi abita (che spesso peraltro risiede tra Battiati e San Gregorio) diviso equamente nei partiti, pretende che la città sia sua, mettendo alla porta la gran parte dei catanesi che, al “Banacher”, negli anni 80, mi spiace, non c’erano…
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