La trasmissione del 3 aprile scoro sul 41 bis fa discutere.
“L’Osservatorio Nazionale sulla Pubblica Amministrazione ha ritenuto doveroso denunciare alla Commissione parlamentare per l’indirizzo e la vigilanza dei servizi Radiotelevisivi il contenuto della programma Report, trasmesso sulla terza rete lunedì 3 aprile u.s.
Secondo l’Osservatorio, nella trasmissione in questione è stato curato un servizio sulle carceri, sui detenuti al 41bis, sul reinserimento sociale dei reclusi e su alcuni storici collaboratori di giustizia, sulla base di numerose inesattezze e frutto di evidente disinformazione.
Le affermazioni e le tesi di fondo emerse nel corso del programma, a giudizio dell’Osservatorio, disattendono il principio dell’articolo 27 della Costituzione.
In particolare, una parte del servizio, è stata dedicata alla difesa dell’istituto del 41 bis secondo una narrazione, in base alla quale la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, sostenendo che questo regime carcerario è inumano e degradante, farebbe il gioco della mafia.
Il piglio utilizzato, sempre a giudizio dell’Osservatorio, sarebbe palesemente allusivo del fatto che i giudici della Corte di Strasburgo, i professori di diritto, i magistrati di sorveglianza, l’ex ministro della Giustizia Marta Cartabia, sarebbero tutti, più o meno, manovrati, taluni inconsapevolmente, dalla mafia: una tesi a dir poco incredibile.
Addirittura, secondo l’Osservatorio, il conduttore del programma si sarebbe scandalizzato del fatto che i detenuti al regime del c.d. 41bis abbiano la possibilità di studiare e laurearsi in carcere, lamentando, forse ironizzando, con riferimento ai voti alti da questi ottenuti in sede di esami, facendo intendere che possano essere frutto di favoritismi di origine criminale.
A giudizio dell’Osservatorio, i detenuti al regime del 41 bis non godono di favoritismi, bensì di notevoli pregiudizi e disagi da affrontare.
In tal senso lo studio è l’unico modo che hanno per cambiare, per tentare un eventuale reinserimento socialmente, sicché andrebbe valorizzato e promosso, non certo stigmatizzato.
A giudizio dell’Osservatorio, Report, nel corso del programma in questione, avrebbe attaccato l’intera categoria degli avvocati che difendono i mafiosi, facendoli passare per probabili collusi. Il programma inoltre, trascurando i contenuti dei codici ed i dettati costituzionali avrebbe persino lamentato il fatto che gli incontri tra i legali e gli assistiti siano coperti dalla privacy.
Nella seconda parte della trasmissione, si sarebbero attaccate le cooperative e le associazioni che nelle carceri si occupano di reinserimento dei detenuti. In tal senso Report avrebbe rappresentato come vergognosa la circostanza che i detenuti, grazie a queste realtà, lavorino e facciano un percorso che consente loro l’accesso ad eventuali benefici previsti dalla legge.
Insomma, quella che è l’applicazione delle disposizioni della normativa dello Stato di Diritto e della Costituzione sarebbe stato mostrato come qualcosa di losco, frutto di patti scellerati.
A giudizio dell’Osservatorio, è inaccettabile che un programma trasmesso da una rete pubblica faccia questo tipo di informazione che mistificherebbe la realtà, nella complessità di un’istituzione come il carcere, che invece richiederebbe analisi più attente ed una seria cautela nella narrazione dei fatti.
Secondo l’Osservatorio, questo tipo di giornalismo informativo svilirebbe l’informazione e confonderebbe lo spettatore, ignaro dei fatti, delle situazioni, del diritto, della realtà giudiziaria, penitenziaria e criminale del paese.
Posto che quanto riferito nella trasmissione in oggetto, a giudizio dell’Osservatorio sarebbe totalmente tendenzioso, non corrispondente alla realtà dei fatti e creerebbe false e pericolose strumentalizzazione, aggravate dalla circostanza che il programma in questione è trasmesso da una rete nazionale finanziata da fondi pubblici.
Per queste ragioni l’Osservatorio Nazionale sulla Pubblica Amministrazione si è rivolto alla Commissione di vigilanza sui programmi radiotelevisivi, perché voglia accertare i fatti illustrati e valuti ogni idonea censura verso questo tipo di grave disinformazione, invitando gli autori della trasmissione alle idonee rettifiche, al fine di ripristinare chiarezza informativa nel cittadino-utente.
L’Osservatorio ha inoltre invitato la Commissioni perché, nell’ambito dei poteri assegnatile dalla legge, vigili affinché non abbiano ulteriormente a verificarsi simili casi di disinformazione nell’ambito di un servizio pubblico.
Catania, 12.4.2023
L’addetto alla comunicazione
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