L’Ucraina tra passato e futuro. A cura dell’Ambasciatore d’Ucraina in Italia, Yevhen Perelygin

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A cura dell’Ambasciatore d’Ucraina in Italia, Yevhen Perelygin

L’Ucraina: tra il passato e il futuro. “Il Minotauro non è colpevole. Ha semplicemente fame.” I fratelli di Vainer

Da due settimane ormai il conflitto intorno la Crimea ucraina è al centro dell’attenzione di tutti i mass media occidentali e della comunità degli esperti di tutto il mondo, l’Italia compresa. E non c’è niente di sorprendente. L’interesse invece è suscitato dal fatto che gradualmente, ma in modo molto deciso, durante l’ultima settimana sono cambiati i titoli dei giornali e le valutazioni degli esperti. Come mi ha detto un mio vecchio amico – un esperto autorevole di un paese occidentale – l’Ucraina sta perdendo la guerra informativa contro la Russia. E non c’è niente da meravigliarsi, in primo luogo, noi come in Crimea ci atteniamo alla tattica dell’opposizione pacifica, in secondo luogo, è sufficientemente facile convincere il partner per il quale, vista la presenza degli interessi propri, i tuoi argomenti sono una specie della ciambella di salvataggio e, in fine, è molto difficile resistere a una macchina di propaganda affinata durante alcuni decenni.

E qual è il movente principale di questa campagna informativa? Secondo alcuni esperti occidentali la Russia, invadendo la Crimea, si sta semplicemente difendendo, e in questo modo sta proteggendo i suoi interessi giustificati nella regione, i quali sono stati ignorati per molti anni dai partner occidentali. Voglio sottolineare che questa interpretazione delle azioni della Russia indubbiamente rispecchia la formula che la miglior difesa è l’attacco. Tuttavia fino all’ultimo momento ero convinto che esistessero le formule più civili della soluzione dei problemi, tra cui il più importante fosse il dialogo.

E ora cerchiamo di capire quali sono, secondo le opinioni degli esperti occidentali, quegli interessi giustificati della Russia. Il più importante tra essi è la contrapposizione a un ulteriore allargamento della NATO e il suo avvicinamento ai propri confini. A tale riguardo all’Ucraina si propone di valutare la cosiddetta “finlandizzazione”, cioè la politica della neutralità. Voglio ricordare che nel 2010 l’Ucraina ha dichiarato lo status “fuori dai blocchi militari” e l’ha affermato a livello legislativo nei “Principi della politica interna ed esterna” del nostro paese. In tal modo, la possibilità di un’adesione del nostro paese sia alla NATO che all’Organizzazione del trattato della sicurezza collettiva veniva esclusa a livello legislativo e di conseguenza la Russia non doveva preoccuparsene. Lo status fuori dai blocchi, inoltre, non è stato scelto a caso. Si dà il caso che il concetto classico di “neutralità” non prevede la possibilità di un collocamento sul territorio del paese neutrale delle basi militari di uno Stato estero. Ma come ben sapete a Sebastopoli si trova la base della Flotta del Mar Nero della Federazione Russa. Ed anzi è proprio nel 2010 il termine del collocamento della Flotta sul territorio dell’Ucraina è stato prolungato per un periodo da record fino al 2042. Certamente quando l’Ucraina ha adottato queste misure senza precedenti eravamo convinti di avere le garanzie della sicurezza e dell’integrità territoriale da parte della Russia in conformità al Memorandun di Budapest. Ma come hanno dimostrato gli avvenimenti delle ultime settimane ci sbagliavamo profondamente. La Russia ha rinunciato a svolgere le consultazioni con altri paesi-garanti in conformità all’art. 6 di questo trattato con la scusa che il Memorandum è stato firmato con un’altra Ucraina e con l’Ucraina di oggi la Parte russa non ha alcun impegno. Come si suol dire, no comment…

Torniamo invece agli interessi “giustificati” della Russia, qualora non fosse la NATO allora che cosa potrebbe essere? Vi ricordo che negli ultimi anni l’Ucraina si stava preparando alla firma dell’Accordo di associazione con l’UE. L’UE non è la NATO, qui nono si trattava di una membership, ma di un approfondimento della collaborazione economico-commerciale. Ciononostante ugualmente abbiamo riscontrato dei forti contrasti da parte della Russia. E considerato che non si trattava della NATO, ma dell’UE i nostri partner russi erano molto limitati nelle loro argomentazioni. Le tesi principali nei confronti dell’UE erano relativi al fatto che, dopo la firma dell’area di libero scambio con l’Ucraina, ci sarà un flusso dei prodotti europei di bassa qualità verso la Russia. Come se le norme sull’origine del prodotto fossero abolite. Mentre gli argomenti per gli ucraini erano che l’Ucraina sosterebbe le perdite enorme dalla collaborazione con l’UE inquanto la creazione dell’area di libero scambio con l’UE significherebbe automaticamente la rinuncia ai legami con la Russia e con l’Unione doganale.

L’Ucraina in tutti i modi possibili cercava di spiegare ai partner russi che non si trattava della scelta tra l’uno o l’altro. Proponevamo di esaminare la possibilità di approfondire la collaborazione tra l’Ucraina e l’Unione doganale nel formato 3+1 (senza la membership) oppure nell’ambito dell’area di libero scambio tra i membri della Comunità degli Stati Indipendenti. Ciononstante tutti i tentativi erano vani. Si spiegava facilmente. L’avvicinamento dell’Ucraina all’UE non entrava assolutamente nei piani dei nostri partner russi. Ci si proponeva di entrare nell’Unione doganale e poi da nome dell’Unione si condurebbero i negoziati con l’UE e ovviamente non dall’Ucraina.

Tutto ciò rientra nel concetto di un progetto geopolitico promosso alcuni anni fa dai dirigenti russi. Entro il 2015 deve essere formata l’Unione Euroasiatica e l’Ucraina deve diventarne una parte integrante. Per noi il problema invece non è quello che la Russia ha lanciato il suo progetto, il che è il suo diritto “giustificato”. Tra l’altro qualora questo progetto dimostrasse la sua efficaccia e la sua attrattiva, non escludo che l’Ucraina avrebbe esaminato la possibilità della sua partecipazione in esso in un modo o in altro. Tuttavia il problema persiste nella sostanza del progetto stesso. In tutto questo ultimo periodo si ha l’impressione sempre più solida che non si tratta di un tentativo di creare qualcosa di nuovo, ma di un desiderio tenace di ricostruire il vecchio. I metodi, gli strumenti e anche la retorica stessa (vedi le ultime dichiarazioni del MAE della Federazione Russa sulla questione ucraina) dei dirigenti russi ci fanno tornare ai tempi dell’Unione Sovietica. Ma per il popolo ucraino, il quale è sopravvissuto alla tragedia dell’Holodomor (la carestia artificiale) ed i cui milioni sono stati deportati alla Siberia, non esiste niente di più terribile di un possibile ritorno al passato sovietico. Ed è proprio per questo che si sono visti molteplici abbattimenti dei monumenti a Lenin in Ucraina nello stesso periodo della rivolta della piazza Maidan. Come ha detto il noto storico russo Zubov, in Ucraina ha finalmente vinto la rivoluzione antisovietica. Alla luce di quanto sopra, bisogna capire chiaramente che la lotta in Ucraina non si svolge tra l’Oriente e l’Occidente, come scrivono alcune riconosciute edizioni italiane, ma tra il passato e il futuro.

La comprensione degli obiettivi dei nostri partner russi ci dà la possibilità di fare le conclusioni che la crisi non si limiterà alla Crimea. La Crimea senza le regioni orientali del paese è destinata alla morte lenta. La penisola dipende profondamente dall’Ucraina continentale – per quanto riguarda l’energia elettrica all’85% el’acqua potabile- il 75%, senza parlare delle infrastrutture di trasporto. Ed è stato uno tra i motivi per cui la Crimea venne assegnata all’Ucraina sovietica– il fatto intorno al quale per questo momento ci sono tante speculazioni. In relazioni a ciò, svolgere le trattative nei termini – prendete la Crimea e lasciate tutto il resto- non ha nessun senso, sopratutto per la Russia. Si spiegano in questo modo i tentativi persistenti di destabilizzarla situazione su tutto il territorio ucraino con l’obiettivo di crearci gli stessi problemi che l’UE affronta ai suoi confini meridionali. E questo non significa che l’Ucraina non è pronta a sedersi al tavolo delle trattative. Anzi, sosteniamo animatamente il dialogo e chiediamo ai nostri partner occidentali, l’Italia compresa, di fare tutto il possibile per promuoverlo. Siamo, inoltre, consapevoli che il dialogo presume dei compromessi reciproci. Tuttavia ogni compromesso ha le sue “linee rosse” e per noi è la sovranità e l’integrità territoriale d’Ucraina.

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Redazione Iene Siciliane

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