Rimaniamo sconcertati nel leggere il contenuto dell’ultima ordinanza prefettizia.
Un provvedimento inapplicabile e incostituzionale che individua, arbitrariamente, delle zone rosse in cui è fatto divieto di “stazionare” a chi è stato anche solo segnalato alle autorità giudiziarie per vari reati di cui al Codice penale.
Le motivazioni alla base del provvedimento, poi, appaiono velatamente classiste e xenofobe. Basti pensare che le zone col più alto tasso criminale stanno altrove.
Sono disposizioni che vìolano i diritti fondamentali dell’essere umano.
Ci chiediamo ad esempio: come si può impedire a qualcuno di stare seduto in una panchina solo perché destinatario di provvedimenti giudiziari?
Come si può chiedere a qualcuno di allontanarsi dal “salotto buono” non per qualcosa che sta facendo, ma per ciò che potrebbe fare? O a un residente di sedersi tranquillamente sull’uscio di casa sol perché, magari anni fa, ha avuto problemi con la giustizia?
È forse un processo (anzi una sentenza) alle intenzioni?
Il problema della mancanza di sicurezza in città, che esiste ma non fa distinzione di nazionalità, religione e genere, si risolve con servizi sociali, politiche abitative, sostegno economico alle fasce più deboli e risposte repressive quando serie e rieducative, non certo con diktat dal sapore fascista che riportano indietro le lancette della storia.
Ci auguriamo che l’ordinanza venga ritirata, non tanto per gli effetti che potrebbe produrre, vista l’assoluta inapplicabilità del contenuto, ma per l’immagine pessima che restituisce della nostra città. Evidentemente il Metodo Almasri è arrivato anche in città. Se si commette un reato bisogna arrestare, non allontanare. Se il reato non c’è non si può restringere la libertà di movimento. Al governo, al centro e alla periferia, si sono inventati un ‘nuovo ordine civile’. Che sia un “ordine nuovo”?
Gruppi consiliari M5s e Pd.
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