Ma davvero Landini non ha nulla da dire?


Pubblicato il 21 Novembre 2020

iena munnizzara marco benanti

La sera del 16 novembre scorso, in Corso Indipendenza, un gruppo di dipendenti della “Dusty”, l’azienda dei rifiuti che opera nel comune di Catania, ha inscenato, sotto casa di un collega deceduto, Tiziano Monaco: un inquietante cordoglio, un assembramento illegale e non autorizzato di uomini, mezzi e autocompattatori aziendali che gli osservatori hanno letto come una sorta di rituale di “riverenza criminale” nei confronti di una famiglia i cui esponenti sono legati al Clan Cappello.

Un episodio gravissimo e senza precedenti – mai dopo il decesso di un collega era stata messa su una simile iniziativa – su cui ora potrebbe muoversi la Procura, denunciato dai maggiori quotidiani on line locali e ricostruito dalla giornalista Debora Borgese:

“La sera del 16 novembre – scrive Borgese – un gruppo di netturbini della Dusty si è recato in corteo, non autorizzato dall’azienda e in piena violazione delle misure anti-covid, con i mezzi e gli autocompattatori aziendali sotto casa di Tiziano Monaco (deceduto il giorno prima) per manifestare in modo alquanto singolare il proprio cordoglio. Una specie di ‘riverenza criminale’, scrive Live Sicilia viste le pesanti parentele del defunto. Si da il caso che Tiziano Monaco sia il padre di “Lorenzo Cristian, attualmente in carcere per due inchieste della Squadra Mobile di Catania sugli affari della droga del gruppo mafioso Bonaccorsi-Carateddi, frangia militare del clan Cappello”. In realtà la giornalista Borgese ha scoperto che Monaco è morto qualche giorno prima.

Il fratello – ricorda sempre Live Sicilia – è “quello che gli inquirenti definiscono ‘il capo-piazza di Corso Indipendenza’ Manuel Monaco, la vittima di un ferimento a colpi di pistola avvenuto la scorsa estate”. La ‘commemorazione’ è stata ripresa in diretta FB e pubblicata anche sulla bacheca di Gianni De Caudo che, ricorderete tutti, era stato intercettato dalla Procura nel corso dell’inchiesta ‘Malupassu’ mentre chiedeva i voti – secondo quanto riportano le intercettazioni – a un affiliato al clan mafioso di Mascalucia per Angelo Villari in cambio di un avanzamento di carriera proprio all’interno della Dusty.

Insomma, questa Dusty avrebbe bisogno di qualche controllatina a livello di fedine penali… Non credete? Ma l’altra cosa incredibile è che tra i like e le altre reaction alla diretta pubblicata da Gianni De Caudo (ricordo che l’assembramento illegale sotto casa di Monaco non è stato autorizzato dall’azienda) c’è quello del fratello, Carmelo De Caudo, vice di Giacomo Rota. Lo stesso Giacomo Rota assieme ad Angelo Villari e Concetta Raia porgono le loro condoglianze a un altro post di cordoglio al defunto sulla bacheca di Gianni De Caudo che poco fa ha cambiato la privacy dei suoi post da pubblico a privato: chissà perché! Purtroppo (per lui) solo dopo che avessi screenshottato tutto. Fa bene l’assessore Fabio Cantarella a volerci vedere chiaro in questa storia che, stando a quello che scrive pure Live Sicilia, ha dei tratti molto, molto, molto, ma MOLTO inquietanti. Mi auguro che la Procura, oltre che ad occuparsi delle querele temerarie ai giornalisti, si attivi per verificare questi fatti inaccettabili”.

In una terra in cui il sindacato ha pagato un altissimo prezzo di sangue nella lotta alla mafia, la Cgil o i suoi dirigenti non dovrebbero essere minimamente associati a episodi di questo tipo (che non hanno risvolti penali,  ma fanno davvero male a chi crede ad un altro sindacato).

E invece, a Catania, è accaduto due volte quest’anno e per di più con gli stessi protagonisti. Sorvoliamo sui dirigenti provinciali e regionali, soprattutto quelli di “origine” catanese, che un po’ forse per “vigliaccheria”, un po’ forse per opportunismo, tacciono di fronte ad episodi di questa gravità, ma Maurizio Landini non ha nulla da dire? 


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