Mafia e politica: in diretta dall’aula bunker la deposizione del pentito D’Aquino

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(Nella foto Ascenzio Maesano)

14.10 – “Nel bingo di piazza Alcalà c’era la famiglia Santapaola”. Ha detto il pentito D’Aquino. Il collaborante aveva già raccontato di un suo intervento per salvare la vita a Santo Scardaci perché la famiglia Santapaola avrebbe potuto eliminarlo perchè aveva il controllo del bingo e non voleva intromissioni.

13.35 – “Pippo Limoli è amico mio”. Così si sarebbe espresso il boss Angelo Santapaola secondo il racconto di D’Aquino quando il pentito gli avrebbe chiesto il motivo del suo appoggio alle regionali del 2006.

13.32 – Voti ai politici. Stamane il pentito D’Aquino, rispondendo ai pubblici ministeri Carmelo Zuccaro e Michelangelo Patanè, ha raccontato che il clan per raccogliere il consenso elettorale avrebbe diviso, nei quartieri popolari di Catania, pacchi di pasta e denaro; per accompagnare al seggio soggetti svantaggiati sarebbero stati organizzati mini bus da 7-8 persone. Il pentito ha anche accennato ai timori per l’eventuale arrivo della DIGOS in queste circostanze.

13.21 – In questo momento il Prof. Guido Ziccone, legale di Raffaele Lombardo, sta ponendo domande al pentito in sede di contro esame per la ricostruzione storica dei fatti dal collaborante esternati in più occasioni, in particolare il pentito, nella precedenza udienza aveva sostenuto che Salvatore Vaccalluzzo, commerciante di Catania ucciso nel giugno del 2006, non voleva sostenere Raffaele Lombardo in quanto non avrebbe mantenuto gli impegni presi con lui per un posto di lavoro per la figlia. Oggi invece D’Aquino ha sostenuto che Vaccalluzzo sarebbe stato uno dei protagonisti di incontri per il sostegno a Lombardo entrando in contraddizione come fatto emergere dall’Avv. Ziccone.

13.05 (aula bunker, carcere Bicocca) In diretta dal processo per reato elettorale ai fratelli Lombardo. E’ in corso il contro esame del pentito Gaetano D’Aquino da parte dei difensori di Angelo e Raffaele Lombardo. D’Aquino rivela che nel 2008 Ascenzio Gaetano avrebbe sborsato 120 mila euro per avere il sostegno elettorale tramite il boss Sebastiano Fichera, successivamente ucciso in un agguato mafioso.

Secondo il collaborante D’Aquino, in cambio del sostegno elettorale il boss Sebastiano Fichera avrebbe ottenuto l’assunzione di un cognato nel 2008. E’ però emerso che l’assunzione risale al 2006.A sentire D’Aquino, nella cooperativa “Creattività” i posti di lavoro sarebbero stati divisi per aree politiche, in particolare una quota per Santo Castiglione e una quota per i Lombardo e una per Giovanni Pistorio.A dire del pentito nel 2008, ad un certo punto, nell’ambiente criminale ci si sarebbe lamentati “perchè i politici erano scomparsi” in riferimento al fatto che “Raffaele Lombardo era inagganciabile”.

Scene di “cavalleria rusticana”. Nel racconto di D’Aquino ci sarebbero state anche 2 “colpi di legno”, in piazza Lanza, nei confronti di Gaetano D’Antonio, detto “calimero”, personaggio che a detta di D’Aquino sarebbe stato ben voluto dai clan tanto che sarebbero intervenuti ben 3 clan per sedare gli animi e difendere D’Antonio, all’epoca marito di Vanessa D’Arrigo già capogruppo Mpa alla Provincia di Catania.

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Redazione Iene Siciliane

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