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Mafia, “operazione Victoria”: 5 arresti per la “strage di San Basilio”
Pubblicato il 21 Gennaio 2013
Un tremendo fatto di sangue di 14 anni fa, ecco il comunicato della squadra mobile -sezione criminalità organizzata- della Questura di Caltanissetta.
Stamane, conferenza stampa alla Procura di Catania, con il Procuratore della Repubblica Giovanni Salvi, il Pm Lucio Setola, il dirigente della squadra mobile della Questura di Caltanissetta Giovanni Giudice e della sezione criminalità organizzata Marzia Giustolisi.
“Nuove misure di custodia cautelare a carico di esponenti di primo piano di cosa nostra nissena resisi responsabili, in qualità di mandanti, della tristemente note strage di “San Basilio”.Ad esito di complesse investigazioni, effettuate dalla Sezione Criminalità Organizzata – 2° gruppo – della locale Squadra Mobile, con l’ausilio della Squadra Mobile di Novara, U.P.G.S.P della Questura di Milano , Commissariato di Lambrate (MI) e del reparto Prevenzione Crimine di Catania, nelle prime ore di oggi lunedì 21 gennaio 2013, sono state eseguite nr. 5 misure cautelari, in esecuzione di provvedimento emesso dal G.I.P. del Tribunale di Catania Laura BENANTI su richiesta della DDA di Catania, accusati di aver direttamente partecipato alla nota strage di Vittoria.Il 2 gennaio 1999 un commando di killers aprì il fuoco all’interno del bar della stazione di servizio Esso, uccidendo 5 persone. Morirono Angelo Mirabella (in quel momento referente del clan della stidda di Vittoria), Rosario Nobile, e Claudio Motta, ritenuti affiliati al clan Dominante e due giovani avventori che, in quel momento, si trovavano nel bar: Rosario Salerno e Salvatore Ottone. La strage venne ordinata dai clan Piscopo ed Emmnauello di Gela, rivali della “Stidda” vittoriese, quest’ultima facente capo a Carmelo Dominante.Un anno fa, la Corte d’Assise d’Appello di Catania aveva condannato all’ergastolo due presunti componenti del commando: Giovanni AVVENTO e Alessandro EMMANUELLO. Trent’anni di reclusione, invece, era stati inflitti per due collaboratori di giustizia Gianluca GAMMINO e Massimo BILLIZZI, esecutori materiali della strage insieme a Piscopo Giovanni classe ‘67.In precedenza erano stati condannati all’ergastolo i fratelli Giovanni ed Alessandro PISCOPO, ed il cugino Alessandro PISCOPO, ritenuti i mandanti della strage, ed Enzo MANGIONE, presunto basista. A dare l’ordine di uccidere Mirabella sarebbe stato il boss gelese Alessandro Emmanuello.Le indagini si sono avvalse delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, tra i quali i cugini Piscopo.Le cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse a carico di :1. SELVAGGIO Giuseppe, nato a Mazzarino (CL) il 29.09.1971;2. SCOZZARI Alfonso, nato a Vallelunga Pratameno (CL) il 02.03.1956;3. CINARDO Claudio Calogero, nato a Mazzarino (CL) il 19.05.1979;4. BUONPRINCIPIO Orazio, nato a Riesi (CL) il 29.12.1968, in atto detenuto c/o la Casa Circondariale di Caltanissetta;5. SICILIANO Salvatore, nato a Mazzarino (CL), il 30.08.1964, in atto detenuto c/o la Casa Circondariale di Novara.
Sono state in particolare le dichiarazioni del neo collaboratore di giustizia BILLIZZI Massimo Carmelo, autoaccusatosi quale organizzatore ed esecutore materiale della c.d. “strage di Vittoria”, che hanno permesso di fare piena luce sul movente e sulle dinamiche dell’azione delittuosa, chiamando in causa tutti i soggetti coinvolti, quali mandanti, esecutori e correi che hanno fornito supporto logistico.E’ emerso chiaramente come la strage sia stata pianificata ed attuata su ordine dell’allora boss gelese EMANNUELLO Daniele, intenzionato ad acquisire l’egemonia sull’intera sicilia sud-orientale. L’EMANUELLO intendeva annettere la ricca provincia di Ragusa per poter profittare delle condizioni economiche di quel territorio attraverso le classiche attività illecite proprie della mafia. Per fare ciò cosa nostra aveva l’esigenza di procedere all’eliminazione di MIRABELLA Angelo, reggente pro tempore della contrapposta consorteria della “Stidda” di Vittoria (in quel momento gruppo egemone sul territorio).Gli elementi acquisiti dimostrano altresì che l’EMANUELLO, in quel momento storico, controllava numerose famiglie mafiose nel territorio gelese e ragusano, e volle che nell’azioni militare fossero coinvolti esponenti delle stesse al fine di affermare il proprio predominio sul territorio.In particolare il BILLIZZI, già luogotenente del boss latitante Daniele EMMANUELLO, una volta determinatosi a collaborare con la giustizia, illustrava nuovi e illuminanti particolari sulla partecipazione di altri soggetti che mai, prima di tale udienza, erano stati coinvolti come compartecipi nella strage, collocando la presenza di alcuni di essi in un primo tentativo di effettuare la strage (BUONPRINCIPIO Orazio di Riesi), e di altri sia nel primo tentativo che nel giorno effettivo dell’esecuzione (SELVAGGIO Giuseppe – CINARDO Claudio), tutti messi a disposizione del clan Emmanuello da parte del boss di cosa nostra di Mazzarino SICILIANO Salvatore.BILLIZZI si rivolgeva al capo della famiglia di Mazzarino ossia a Salvatore Siciliano, all’epoca latitante e poi catturato (nel 2003), dalla Squadra Mobile di Caltanissetta e lo incontrava nel territorio di Mazzarino. Siciliano gli metteva a disposizione SELVAGGIO Giuseppe e, poiché non aveva un altro uomo d’azione da fornire, riferiva che per ottenerlo si sarebbe rivolto alla famiglia mafiosa di RiesiInoltre, riferiva di essersi recato da SCOZZARI Alfonso, esponente di spicco di cosa nostra di Vallelunga Pratameno (nonché parente degli Emmanuello di Gela) affinché lo SCOZZARI gli consegnasse delle armi per porre in essere l’esecuzione dell’omicidio del MIRABELLA.Il BILLIZZI asseriva altresì che le armi ritirate furono una magnum 357 ed una pistola calibro 9, armi che poi effettivamente furono utilizzate per la c.d. strage, così come si evince sia dalle perizie balistiche che dalle dichiarazioni rese da uno dei due esecutori materiali della detta strage, PISCOPO Giovanni.Dalle indagini svolte risulta dunque indiscutibile la posizione criminale del SICILIANO Salvatore, che, viene indicato espressamente dal BILLIZZI Massimo Carmelo come colui al quale – dietro ordine di Daniele EMMANUELLO – si era rivolto per avere killers di supporto e che aveva messo a disposizione due uomini d’azione (SELVAGGIO Giuseppe e CINARDO Claudio Calogero) fidati elementi del clan, per la perpetrazione dell’atto omicidiario in questione; ma SICILIANO viene altresì indicato nelle stesso ruolo dal GAMMINO Gianluca, anche se indirettamente in quanto il collaboratore si limita ad evidenziare il significativo legame tra il sodale SELVAGGIO Giuseppe (indicato in modo biunivoco sia dal BILLIZZI che dal GAMMINO quale correo mazzarinese) ed il capo della famiglia mafiosa di Mazzarino, ovvero SICILIANO Salvatore.Quanto riferito dal BILLIZZI ha trovato ulteriori conferme nelle dichiarazioni rese all’epoca dei fatti dai cugini PISCOPO (Giovanni ed Alessandro), divenuti collaboratori proprio a seguito della strage.Gli arrestati sono accusati a vario titolo di concorso in omicidio volontario pluriaggravato e di associazione a delinquere di stampo mafioso, .Il provvedimento a carico di SICILIANO salvatore è stato eseguito mediante notifica, presso il carcere di Novara, effettuata dalla locale Squadra Mobile”.
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