di Fabio Cantarella, iena antimafia
Mafia & politica a Misilmeri, paese del palermitano con poco meno di trentamila abitanti, che si è ritrovato travolto da una importante operazione messa a segno dai carabinieri dei Ros e del Nucleo investigativo, coordinati dalla Procura della Repubblica di Palermo.
Si tratta di un ‘blitz’ eseguito contro la mafia che secondo gli investigatori si stava organizzando per condizionare sempre più la vita amministrativa del Comune di Misilmeri e addirittura stava progettando di piazzare un proprio candidato all’interno del Consiglio comunale di Palermo che a giorni dovrà essere rieletto dai palermitani. Si tratterebbe di Vincenzo Ganci candidato al Consiglio nella lista “Amo Palermo” a sotegno di Marianna Caronia sindaco.
Vincenzo Ganci non sarebbe l’unico politico coinvolto nell’operazione di stamani. Un avviso di garanzia per reati connessi all’associazione mafiosa, infatti, sarebbe stato notificato anche a Giuseppe Cimò, attuale presidente del Consiglio comunale di Misilmeri. Secondo gli inquirenti avrebbe avuto un ruolo nell’agevolare la cosca locale per l’aggiudicazione di alcuni appalti. E, sempre in virtù di ciò che è trapelato al momento, sarebbe stato proprio Ganci a fare da tramite tra Cimò e l’indicato capomafia di Misilmeri, Francesco Lo Gerfo.
Destinatari dei provvedimenti emessi dalla Procura della Repubblica di Palermo, a firma del procuratore aggiunto Ignazio de Francisci e dei sostituti procuratori Lia Sava, Antonino Di Matteo, Marzia Sabella e Calogero Ferrara, sono anche Mariano Falletta di Misilmeri e Stefano Polizzi, presunto referente della cosca di Bolognetta, di Palermo. Risulterebbe al momento latitante il boss di Villabate Antonino Messicati Vitale anch’egli coinvolto nelle indagini ma allo stato attuale non rinvenuto dagli uomini dell’Arma nei luoghi soliti di dimora. Si sospetta che possa essersela data a gambe, forse all’estero.
Vincenzo Ganci è stato consigliere comunale a Misilmeri prima che il Civico consesso venisse sciolto per infiltrazioni mafiose nel 1998. Attualmente ricopriva la carica di consigliere di quartiere (municipalità Oreto-Villagrazia-Falsomiele) dove era stato eletto nelle fila del Pdl.
Nella misura cautelare firmata dai magistrati emerge un passaggio inquietante all’interno di una intercettazione telefonica tra il Lo Gerfo e il Ganci: “Evitiamo un po’ di telefonate, attenzione perché se no lo sciolgono il Consiglio comunale e non mi interessa niente… perché non sia mai Dio commissionano il Comune il danno è assai capisci?”.
Sulla base delle indagini eseguite dai militari, coordinati dal colonnello Paolo Piccinelli, dal maggiore Antonio Coppola e dal capitano Salvatore Di Gesare, ci sono tutti i presupposti per chiedere lo scioglimento per mafia dell’amministrazione guidata dal sindaco Pietro D’Aì. Ci sarebbe, infatti, la regia di Cosa nostra persino dietro l’elezione di Giuseppe Cimò alla presidenza del Consiglio comunale e del suo vice Giampiero Marchese.
In riferimento al coinvolgimento di un candidato di una sua lista, Marianna Caronia ha rivelato che lo scorso 26 marzo aveva ricevuto una mail contenente il seguente testo: “Signora Caronia Lei è attenta alle candidature della sua lista ma le sfugge un nome che rappresenta la spazzatura si tratta di ganci vicino ai mafiosi“. Lo ha dichiarato in conferenza stampa Giuseppe Scozzola, responsabile della lista “Amo Palermo” e collaboratore da molti anni della deputata regionale del Pid. “Subito dopo aver ricevuto la mail – ha aggiunto Giuseppe Scozzola – abbiamo presentato una denuncia-querela alla polizia postale di Palermo, raccontando quello che è avvenuto affinché l’autorità giudiziaria procedesse penalmente nei confronti degli eventuali responsabili di tutti i reati ravvisati”.
Marianna Caronia aveva imposto a tutti i candidati al Consiglio comunale delle sue liste di firmare un’autocertificazione in cui garantivano di non avere ricevuto avvisi di garanzia relativi al delitto di associazione per delinquere di stampo mafioso, di non essere stati proposti per una misura di prevenzione e di non essere coniugati o imparentati con persone condannate per associazione per delinquere di stampo mafioso. Anche Vincenzo Geraci, il 3 aprile scorso, aveva firmato l’autocertificazione.
Giuseppe Scozzola ha deciso di dimettersi dall’incarico di responsabile della lista “Amo Palermo”: “Mi faccio da parte per tutelare l’onorabilità di Marianna Caronia degli altri candidati della lista”.
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