di Fabio Cantarella
“In pochi hanno notato che a pochi metri dall’aula in cui è stata letta la sentenza col rito abbreviato del processo Iblis era presente la professoressa Rita Cinquegrana, moglie del giudice Edoardo Gari, per gli amici Edo, uno dei migliori magistrati che il Tribunale di Catania abbia mai avuto, insigne giurista che ha onorato la toga sino all’ultimo giorno di vita”. A scriverlo è Antonio Condorelli per livesicilia.it che sottolinea anche come il procedimento penale “Iblis” rappresenti il più grande attacco alla mafia dopo l’operazione “Dionisio” del 2005.
Un lavoro d’indagine complesso e assai rischioso, curato dai carabinieri del Ros, con il maggiore Luigi Arcidiacono in testa, che ha consentito di assicurare alla Giustizia terrena colletti bianchi e imprenditori legati a Cosa Nostra che camminavano a braccetto con la politica. Anni d’investigazioni coordinate dalla Procura della Repubblica di Catania, da quasi un anno guidata da Giovanni Salvi, con i procuratori aggiunti Michelangelo Patanè e Carmelo Zuccaro (coordinatore della DDA catanese), e i pubblici ministeri Antonino Fanara, Agata Santonocito, Iole Boscarino, Giuseppe Gennaro.
Un lavoro iniziato dal Gip Edo Gari e portato a conclusione dal collega Santino Mirabella: ventiquattro condanne e tre assoluzioni, compresa quella del deputato regionale Giovanni Cristaudo che era accusato di concorso esterno all’associazione mafiosa. Condannati invece gli ex consiglieri della Provincia di Catania, Antonino Sangiorgi (10 anni) e del Comune di Ramacca, Francesco Ilardi (8 anni).
Il giudice ha quasi totalmente accolto le richieste avanzate a conclusione della requisitoria dai pubblici ministeri Antonino Fanara e Agata Santonocito. Tra i 24 condannati, oltre a Sangiorgi e Ilardi ‘spiccano’ anche il geologo Giovanni Barbagallo, 9 anni e 4 mesi per lui, e l’imprenditore Mariano Incarbone, 8 anni.
La soddisfazione del Procuratore di Catania, Giovanni Salvi. “Mi pare che sia una importante conferma del buon lavoro fatto dall’Ufficio. E’ stato confermato tutto l’impianto accusatorio -ha commentato Giovanni Salvi- anche per le confische, ma la cosa più importante è che ha retto in maniera totale il lavoro che i miei colleghi hanno fatto in passato e che oggi è venuto alla prima verifica pubblica. L’assoluzione di Cristaudo? Poi leggeremo le motivazioni e la valuteremo, ma mi pare che non incida sulla bontà del lavoro fatto e anzi ne conferma la serietà del lavoro della Procura di Catania e anche il fatto che abbiamo avuto un giudice indipendente ha valutato con serenità”.
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