“Magari” di Ginevra Elkann: la famiglia, l’infanzia e le emozioni

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di Gian Maria Tesei

Era destinato alle sale cinematografiche, a partire dal 26 marzo, ma viene ospitato da Ra-play. “Magari”,opera prima  della regista Ginevra Elkann(che firma anche la sceneggiatura  con la scrittrice Chiara Barzini), con un cast molto interessante, con protagonisti Alba Rohrwacher e Riccardo Scamarcio, è una struggente ed emozionante commedia  di genere sentimentale in cui la vita familiare ( segnata dal divorzio dei genitori) di tre fratelli legatissimi tra loro viene svelata dalla  visione, permeata di emozioni e  malinconia di uno dei tre, la piccola Alma(interpretata da Oro De Commarque).

La prima mondiale di questa coinvolgente pellicola è avvenuta al Festival di Locarno del 2019, rappresentando anche il film che ha inaugurato la manifestazione elvetica e riscuotendo una buona accoglienza per una pellicola che è stata presentata anche al Torino Film Fest dello stesso anno e che è stata prodotta tra Italia e Francia con lo sforzo sinergico di Wildside, Rai Cinema, Iconoclast e Tribus P Films.

La storia si dipana (temporalmente negli anni ’80) movendo dall’unione molto forte tra i tre fratelli, ossia la suddetta Alma, Jean (Ettore Giustiniani) e Sebastiano (Milo Roussel), i quali vivono a Parigi nell’ambiente alto borghese originale seppur securizzante della madre francese Charlotte (l’attrice Céline Sallette),  divenuta cristiana di fede russo-ortodossa per assecondare il nuovo marito. Charlotte  ha divorziato dal padre dei tre, con cui non stanno da parecchio tempo, l’italiano Carlo ( Scamarcio), un sognatore di professione  sceneggiatore-scrittore non affermato ed anche senza danaro, tombeur de femmes impenitente , anticonformista ed inaffidabile nell’affrontare la sua vita e di conseguenza quella della sua figliolanza.

I tre fratelli, fortemente affezionati sia al padre che alla madre, tanto da cullare il desiderio-sogno di una riconciliazione tra i due, prima che la madre si appresti a traslocare in Canada, trascorrono una vacanza  di due settimane nel periodo di Natale con il padre. Vacanza che sarebbe dovuta essere in montagna ( anche il vestiario rispecchia questa premessa) e che invece si svolge(per le difficoltà economiche di Carlo)a Sabaudia, in una casa di mare di un amico americano del padre dove, con il contorno delle incursioni di alcuni suoi amici un po’ bizzarri, stanno tutti insieme anche con la collaboratrice e sceneggiatrice, che è inoltre la compagna del padre, Benedetta (impersonata da Alba Rohrwacher), che pur non essendo il perno della trama sa offrire gli spunti per i mutamenti degli altri personaggi con la sua capacità d’ accoglienza dei figli del compagno.

In questo contesto assai dissimile dall’alveo emozionale e sociale in cui generalmente i tre ragazzi svolgono le loro personalità, emergono delle inquietudini e turbamenti, anche nella normale quotidianità, che pure la personalità, dal forte ascendente, vitale ed effervescente del padre riuscirà a depurare generando in Alma la convinzione che il futuro per la famiglia potrà essere nuovamente ricondotto a costituire quell’unità che hanno sempre, soprattutto Alma (“magari”), anelato i tre fratelli.

La Elkann, alla prima prova da regista di lungometraggi, ha caratterizzato la pellicola di venature personali ed autobiografiche, lasciando però che il film fluisse in un crescendo di ricordi, malinconiche nostalgie proprie delle famiglie ideali che tutti sognano di avere, senza creare un clima smaccatamente dolce o mesto anzi carezzandolo di una gradevole e mai eccessiva ironia.

Figlia di Alain Elkann (nonché sorella di John e Lapo) si è detta compiaciuta del fatto che proprio il padre abbia colto come il film sia stato un superare la propria dimensione familiare nel rappresentare una famiglia ed una figura di padre che è il compendio di tanti padri  che si scrive attraverso le sfaccettature e sfumature del personaggio di Carlo.

Scamarcio, che ha dato luogo ad una bella interpretazione, ha detto di trovarsi molto bene con la director, peraltro coetanea e soprattutto di avere un’ottima intesa con la Rohrwacher, con la quale aveva precedentemente lavorato assieme, trovando anche la giusta sintonia e complicità emotive con il luogo in cui si è svolta la vicenda, tipicamente estivo ma dal grande fascino invernale.

La stessa Rohrwacher ha sottolineato come la Elkann sia stata in grado di far calare gli interpreti in una dimensione d’emozioni e sentimenti, in cui la memoria della regista e della sceneggiatrice si sono riversate nella narrazione filmica con empatia e naturalezza, determinando un coinvolgimento degli attori profondo  tanto da far si che il nucleo familiare filmico disegnasse mondi  emozionali di relazioni strette tra gli stessi attori.  Ed anche questa straordinaria empatia rende questa ben compiuta ed orchestrata opera prima una produzione davvero significativa ed intrigante.

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Benanti

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